HomeFocusOpinioniAndre Norton, la Grande Signora della fantascienza

Andre Norton, la Grande Signora della fantascienza

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Ci sono libri ai quali si rimane affezionati, quasi fedeli, per lunghissimo tempo, alle volte per tutta la vita. A me capita soprattutto quando, nei confronti di quel determinato libro, ho un debito di riconoscenza. Come esempio di questo ragionamento cito sempre Il pianeta degli Dei della scrittrice di fantascienza americana Andre Norton.

Copertina di Last Planet, tradotto in italiano con il titolo 'Il pianeta degli dei'
Copertina di ‘The Last Planet’ (1953), tradotto in italiano con il titolo ‘Il pianeta degli Dei’.

Il mio debito deriva dal fatto che è stato il primo libro di fantascienza che ho letto in vita mia, addirittura a metà delle elementari (quindi davvero tanto, tanto tempo fa). Una lettura talmente affascinante, all’epoca, che ha creato in me una passione duratura, ancora accesa. Il mio amore per la fantascienza risale a questo libro (che ovviamente conservo ancora) e, anche se oggi non sarebbe esattamente il romanzo che sceglierei per rappresentare il vertice di questo genere, è pur sempre una bella storia ben raccontata. E le resto fedele, con riconoscenza.

Il pianeta degli Dei è pura letteratura di genere, con la piacevolezza del mestiere di una prolifica artigiana (tra l’altro, l’ho capito molti anni dopo che dietro ad “Andre” si celava in realtà uno scrittore di sesso femminile; lei stessa voleva evocarlo, ma in maniera tale da non essere bollata come autrice “in rosa”), e viaggia benissimo sui suoi binari. Oggi, nell’epoca dell’accesso istantaneo alle informazioni, non è quasi neanche necessario raccontare la trama, ma per vezzo estivo lo faccio lo stesso: al centro della storia c’è un drappello di ranger dello spazio. È la Pattuglia, l’istituzione che dovrebbe continuare a salvaguardare pace e democrazia nell’Impero Centrale, oramai vecchissimo e sull’orlo del tramonto. La Pattuglia combatte una guerra di retroguardia contro ribelli e soprattutto pirati spaziali. La storia si snoda su un misterioso pianeta ai confini della Galassia Centrale che ospita i resti di una civiltà abbandonata ma le cui strutture sembrerebbero essere ancora perfettamente funzionanti, in attesa del ritorno dei loro creatori.

Andre Norton, che in realtà si chiamava Alice Mary Norton, era nata nel febbraio del 1912 ed è scomparsa, davvero molto anziana, dieci anni fa, nel marzo del 2005. Ha scritto di tutto: fantascienza, fantasy, romanzi storici, per ragazzi, anche romanzi ‘tout court’. Ha utilizzato moltissimi pseudonimi, tra i quali il principale è Andre Norton, ma non sono mancati anche Andrew North oppure Allen Weston. Oltretutto la ragazza era una vera cultrice dei giochi di ruolo e dei mondi di fantasia: praticava società di amanti della spada e di fantasia eroica, gilde e organizzazioni che a partire dagli anni Cinquanta hanno caratterizzato la subcultura nerd americana in una maniera che i nostri cosplayer lucchesi non si sognano neanche.

Eppure la Grande Dame of Science Fiction and Fantasy, a cui oggi è intitolato anche un premio letterario (ovviamente tutto nel mondo completamente autoreferenziale della fantascienza e del fantasy statunitense e in lingua inglese), ha raccolto molto poco in vita. Quasi nessun premio, nonostante le circa 300 tra romanzi lunghi e brevi pubblicati in più di 70 anni di carriera abbiano influenzato varie generazioni di scrittori.

Andre Norton nel suo studio di Winter Park, Florida | via andre-norton.org
Andre Norton nel suo studio di Winter Park, Florida | Via andre-norton.org

Amante degli spazi aperti, della trasformazione improvvisa nella vita dei giovani (una letteratura legata ai riti di passaggio, con venature strutturali paragonabili a parte del lavoro in campo horror e thriller di Stephen King), la Norton ha davvero spaziato attraverso una tastiera tematica ampissima raccontando storie i cui intrecci echeggiano sempre alcuni temi: ad esempio, la presenza delle popolazioni tribali, di selvaggi saggi – come i nativi americani per intendersi – che scivolano tra le pagine dei suoi racconti accanto a generazioni di eroi controversi, estranei, quasi selvaggi, sempre dotati di risorse e capacità di autonomia che mancano da tempo all’uomo urbano.

La mole dei lavori dell’autrice, la quasi totalità della quale è inedita da noi, è enorme. Nel tempo è stata tradotta principalmente per case minori o alternative alla collana regina (nel bene e nel male) della fantascienza italiana, vale a dire Urania. Infatti, su 300 titoli, a me ne risultano solo tre o quattro in ambito mondadoriano, mentre una dozzina di altri fanno capolino per editori come Ponzoni di Milano (parte del ciclo del Mondo delle streghe e altri romanzi sparsi), la compianta Galassia dell’editrice piacentina La Tribuna e le stupende Cosmo Oro e Cosmo Argento dell’Editrice Nord di Milano.

Intendiamoci, qui non stiamo parlando di Philip K. Dick o di Arthur C. Clarke. Ma neanche di qualche smaglionato autore minore, capace di tirar fuori un romanzo o due e poi scomparire nella mediocrità. Il mitico Catalogo Vegetti vi può ragguagliare come e meglio di qualsiasi altro riferimento in rete sulla Norton e su migliaia di altri autori.

Si è dedicata anche alla televisione, come autrice ovviamente. Da dimenticare (oppure no, visto il gusto camp che la caratterizza) è la serie The Beastmaster, film e telefilm su una specie di Conan il guerriero in sedicesimo, coraggioso e dal torace nerboruto, che in più domina gli animali (da qui il titolo). E non si limita a sfruttare le risorse energetiche degli animali o alcune loro qualità o il loro sporadico aiuto (vi ricordate Tarzan che chiama la carica degli elefanti con il suo barrito?), bensì li frequenta, li porta con sé e li usa come aiuti e letteralmente come gadget da 007 alternativo (per dire: tira il sacchetto con i topini che rosicchieranno i legacci dei suoi amici prigionieri, mentre lui combatte i nemici a suon di sciabolate). Le bestie lo aiutano nei combattimenti meglio della magia, unica originalità in un mondo di fantasia piuttosto tradizionale e violento. Edgar Rice Burroughs, per dire, era stato anni luce avanti. A nobilitare il tutto, però – almeno per il contesto serial-televisivo dell’epoca – una giovane Tanya Roberts, allora a pochi anni di distanza dal suo ruolo nelle Charlie’s Angels.

norton witch world

E il mondo dei comics? Qui sta un’ulteriore “originalità”, diciamo, della nostra autrice. A quel che ho potuto verificare, infatti, non esistono né serie a fumetti ispirate dai suoi lavori né sue sceneggiature ‘altre’. Tranne probabilmente alcune riduzioni del Mondo delle streghe (l’articolato Witch World), che resta di gran lunga la sua saga più famosa. Fosse stata una canonica autrice anni Duemila, prolifica e di successo, la avremmo forse trovata al centro di un ricco mercato di licenze, adattamenti o – chissà – prodotti crossmediali. Come sappiamo, non è andata così. Eppure, sono talmente tanti i titoli pubblicati nel tempo da questa donna, e talmente profonda per quanto quasi impalpabile l’influenza che ha avuto su decine di autori in tutto il mondo (inclusi fumettisti come Richard e Wendy Pini, Howard Chaykin o – in parte – Richard Corben e certo Kirby), da poter dire con una certa sicurezza che è lei la Grande Vecchia dietro buona parte dell’immaginario – anche nel fumetto – fantasy ed eroistico che ha popolato l’editoria americana (e filo-americana) degli anni Sessanta-Settanta e oltre.

Infine: vale la pena rileggerla? Le cose che si trovano in italiano sono relativamente poche e non mi risulta che sia più stata ristampata da diverso tempo. Questo ovviamente è un peccato. Tuttavia, in inglese si trova praticamente tutto, anche in digitale. Anzi, dato che il copyright su molte delle sue opere è finito in mano ai grandi gruppi editoriali, ed è considerata (a torto) poco più di un autore “pulp”, si trovano decine di titoli, compreso un intrigante “Megapack” di 15 titoli da ben 0,93 euro su Amazon, e qualche ebook (come Star Soldiers) gratuito. Se ve la sentite, visto anche il linguaggio lineare e al tempo stesso serrato, può valere la pena come lettura estiva in inglese… Io, nel frattempo, riguardo sullo scaffale Il pianeta degli Dei. E lo rileggo.

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