Come si crea un giornale a fumetti destinato a rivoluzionare tutto? Semplicissimo: basta avere a disposizione un pugno di grandissimi autori con un sogno e senza un lavoro fisso.
Francia, fine degli anni Cinquanta. Un drappello di autori, tra Francia e Belgio, rivendica i diritti dei fumettisti e cerca di creare una sorta di sindacato, con il risultato di finire nelle liste nere dei più importanti editori. Per continuare a lavorare, tre degli ostracizzati si associano al pubblicitario Jean Hébrard e fondano un’agenzia di pubblicità e stampa, ÉdiFrance/Édipress, con cui realizzano riviste per ragazzi come Pistolin, sponsorizzata dal cioccolato Pupier, e Jeannot, finanziata da ditte di orologi e cioccolata.
Ma il Destino viene loro incontro nella figura di tale François Clauteaux, che coltiva il sogno di creare un giornale per i ragazzi legato a Radio Luxembourg. Il 29 ottobre 1959 esce nelle edicole francesi il primo numero di Pilote, e le firme che ricorrono più spesso sotto a fumetti, articoli e racconti sono quelle dei tre amici: René Goscinny, Jean-Michel Charlier e Albert Uderzo.
Su Pilote esordiscono già nel primo numero tre pietre miliari del fumetto francese: Asterix, di Goscinny e Uderzo, Barbarossa, di Charlier e Houbinon (forse qualcuno della mia generazione si ricorda il cartone degli anni Novanta, quello con le onde animate al computer), e Michel Tanguy, di Charlier e Uderzo.
Se il piccolo gallo è arcinoto, gli altri hanno avuto molta meno fortuna nel nostro paese, in virtù di una vita editoriale fatta di pubblicazioni frammentarie sulle più diverse testate e volumi. Per fortuna di recente ReNoir/Nona Arte ha intrapreso la traduzione della riedizione integrale sia di Barbarossa sia – e soprattutto – di Tanguy.
Charlier e Uderzo: i cavalieri del cielo
All’epoca della nascita di Pilote, in Francia e Belgio spopolano altre due celebri riviste a fumetti, Tintin e Spirou, che oltre alle avventure dei personaggi eponimi, propongono serie di tutti i generi, dal western alla fantascienza all’avventura più classica. Su entrambe le testate trova spazio anche una serie dedicata a un aviatore: Spirou ha Buck Danny di Charlier e Houbinon, gli stessi autori di Barbarossa; Tintin offre Dan Cooper, testi e disegni di Albert Weinberg (tranne tre episodi scritti ancora da Charlier). Anche sul nuovo giornale è necessario creare un aviatore, e il titolo stesso del settimanale lo richiede (pilote = pilota). A chi mai spetterà il compito?
Jean-Michel Charlier – o “Picchiaduro”, com’era soprannominato in redazione per la grazia con cui batteva a macchina – è stato uno dei più prolifici e affidabili sceneggiatori di fumetti della storia europea. Raramente dai tasti martoriati della sua macchina da scrivere usciva una storia che non fosse quantomeno avvincente. Per ricordare soltanto una delle sue creazioni, basti fare il nome di Blueberry, disegnata da Gir, ovvero quel genio di Jean “Moebius” Giraud, che sin dal debutto si distinse dai western realizzato fino ad allora, sia per la qualità “realistica” che per la caratterizzazione del personaggio, non un eroe tutto d’un pezzo ma un simpatico bastardo.
Ebbene, quando non scriveva o non mangiava giganteschi panini, Charlier era sui campi di volo. Un autentico appassionato di aviazione, dunque, tanto da aver conseguito il brevetto di pilota e aver prestato servizio per la Sabena, compagnia di bandiera belga.
Albert Uderzo, dal canto suo, è noto soprattutto per Asterix, su testi di Goscinny e, dopo la sua morte, come autore completo. Prima del Gallo, diventato in breve tempo il frontman di Pilote, i due avevano creato l’indiano Umpah-Pah per Tintin, oltre ad un sacco di altri personaggi. Prima ancora, Uderzo si era fatto le ossa disegnando i fumetti più svariati per genere e stile, realizzando persino – e scommetto che ben pochi lo sanno – alcune avventure apocrife di Capitan Marvel Jr della DC Comics, pubblicate dalla rivista belga Bravo!.
Uderzo era quindi perfettamente in grado di realizzare una serie in stile realistico come Tanguy e Laverdure. Ma non solo. Grazie alla documentazione che gli forniva Charlier, e ai sopralluoghi condotti dai due nelle vere basi dell’aviazione francese, metteva una tale cura nel rappresentare gli aerei che, a ben pensarci, potrebbe persino stupire la sua scelta di concentrarsi in seguito sullo stile sintetico e cartoonesco di Asterix. E viceversa, la mano divertita del disegnatore di Asterix è evidente anche qua, nelle smorfie di Laverdure come nei volti caricaturali di qualche comprimario.
Storie di aerei e di persone
La Scuola delle Aquile, che dà il titolo al primo episodio, è la scuola superiore di caccia di Meknès, in Marocco; l’equivalente francese dei Top Gun americani, diciamo. Come nel film con Tom Cruise, la storia si concentra sull’addestramento degli allievi, tra cui Michel Tanguy e Ernest Laverdure, e sui rapporti con gli altri abitanti della base: il tenente istruttore duro ma giusto, i compagni spacconi, quello traumatizzato da un incidente… Finché l’avventura non irrompe con prepotenza. Un prototipo di missile francese segretissimo si è schiantato sulla catena montuosa dell’Atlante e una misteriosa potenza straniera cerca di recuperarlo.
Nella seconda avventura, i protagonisti vengono spostati alla base di Creil, in Piccardia; nella terza a Digione, dove vengono loro assegnati due Mirage III, il top dei caccia francesi nei primi anni Sessanta; e ogni volta il copione è simile. Sistematicamente ci sono incidenti o situazioni pericolose in cui i nostri mostrano la loro abilità e guadagnano il rispetto dei commilitoni. Poi il dramma, la spia da smascherare, i nemici che vogliono sottrarre piani segreti o un prototipo da proteggere.
Il copione insomma è molto simile avventura dopo avventura, ma l’abilità di Charlier sta proprio nel non farlo notare. Le storie sono sempre nuove, anche se giocano sugli stessi pochi elementi, e riescono a tenere il lettore incollato pagina dopo pagina.
La forza di Tanguy e Laverdure risiede nel modo in cui vengono raccontate le storie, più che nelle trame stesse, e nei personaggi che le animano. La serie a cui è naturale paragonarla è Michel Vaillant: il ruolo che le corse di automobili hanno per il personaggio di Jean Graton è lo stesso dei voli per i piloti di Charlier e Uderzo. Non si legge Michel Vaillant per sapere se vincerà il campionato di Formula 1 o il rally di Portogallo o se sconfiggerà le auto del Leader, così come non si legge Michel Tanguy per sapere se riuscirà nella missione. Quello che interessa è il COME. Interessa cosa succederà ai personaggi, come si relazioneranno tra di loro. Interessa assistere alle acrobazie, automobilistiche o aviatorie. Interessa scoprire che strategia sceglierà la Vaillante per il Gran Premio e che tattica useranno gli aviatori per far cadere in trappola il nemico.
Il capolavoro di Charlier da questo punto di vista è La Squadriglia delle Cicogne, ospitata nel secondo tomo dell’integrale. Alcune spie straniere si introducono nella base di Digione per rubare i segreti dei Mirage, sostituendosi a due aviatori australiani, e l’unico a sospettare qualcosa è Laverdure. La storia è costruita alla “Tenente Colombo”, con il lettore che sa esattamente cos’è successo e segue l’indagine del protagonista conoscendo già tutti gli elementi. La cosa interessante diventa quindi scoprire come Laverdure incastrerà le spie e convincerà Tanguy a risolvere la situazione – dopotutto resta lui l’eroe!
I due protagonisti meritano da soli la lettura del volume. Ernest Laverdure, che ha il volto dello stesso Uderzo, è simile a un Pippo: non è semplicemente la spalla comica, assurge a ruolo di protagonista e di motore delle storie. Ispira naturale simpatia con le sue gaffe. È tronfio in modo buffo, ridicolo nel suo pavoneggiarsi, ma senza risultare presuntuoso o essere altezzoso.
Michel Tanguy invece è l’eroe buono e bello, perfetto. È il migliore in quello che fa, infallibile, pilota abilissimo, pronto a sacrificarsi per gli altri, si impegna a riconciliare gli animi, a proteggere i deboli, a sostenere i compagni. Nonostante questo, però, non risulta antipatico. È una caratteristica miracolosa degli eroi del fumetto franco-belga, Michel Vaillant su tutti: essere perfetti, senza essere insopportabili.
Audacia, Ardimento e… telefilm
Tanguy e Laverdure è, in sostanza, uno di quei classici del fumetto franco-belga che sono stati sottovalutati a lungo in Italia. Un paio di avventure pubblicate sui Classici dell’Audacia Mondadori, poche altre sugli Albi Ardimento, un paio in volume ancora da Mondadori negli anni Settanta, qualcuno più di recente da Alessandro Editore, ma mai con continuità.
Stessa sorte subita dalla serie televisiva Les Chevaliers du ciel, scritta dallo stesso Charlier, arrivata in Italia nei primi anni Settanta sulla RAI e prontamente dimenticata. L’edizione che Renoir/Nona Arte sta proponendo ha il pregio di essere integrale e cronologica, con i colori restaurati in digitale in modo non invasivo. Ogni volume offre inoltre una ricca introduzione, che approfondisce la genesi dei personaggi e della rivista e le biografie degli autori. Un modo per dire ai lettori italiani cosa si sono persi in tutti questi anni. E un buon modo per ‘servire’ un classico.
Tanguy e Laverdure – L’integrale (voll. 1 e 2)
di Jean-Michel Charlier e Albert Uderzo
ReNoir/Nona Arte, 2015
172-120 pagine, 24,90 €