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Saul Steinberg e Milano, in mostra

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Tra le caratteristiche principali della carriera di Saul Steinberg (1914 – 1999) – una delle figure più importanti del mondo dell’illustrazione nel XX secolo – ci fu un rapporto privilegiato con l’Italia, e con Milano in particolare. Un rapporto indagato e ricostruito a più riprese, ma che si sviluppò in anni difficili, sia per il contesto della Seconda guerra mondiale (e delle leggi razziali che colpirono il disegnatore), sia per la ritrosia di Steinberg a raccontare i dettagli biografici della sua giovinezza, e che continua dunque ad attirare l’attenzione dei cultori dell’artista. Come dimostra bene una mostra che si inaugura proprio oggi.

A Milano Steinberg arrivò dalla Romania, dove era nato ed aveva vissuto fino ai diciannove anni, e vi si stabilì fino al 1940. In quell’anno, in quanto ebreo, fu costretto a fuggire negli Stati Uniti, a causa delle leggi razziali, dopo essere stato in carcere a S.Vittore e nel campo di internamento di Tortoreto (un periodo cupo, di cui ha raramente parlato negli anni seguenti, tanto da rifiutare la pubblicazione delle proprie memorie per l’editore Adelphi).

Guarda anche Le foto della mostra di Saul Steinberg a Milano

Saul Steiberg, Milano – My room – Bar del Grillo, 1937. Inchiostro su carta, 22.7 x 28.9 cm. Saul Steinberg Papers, Beinecke Rare Book and Manuscript Library, Yale University. © The Saul Steinberg Foundation/ARS, NY.
Saul Steiberg, Milano – My room – Bar del Grillo, 1937. Inchiostro su carta, 22.7 x 28.9 cm. Saul Steinberg Papers, Beinecke Rare Book and Manuscript Library, Yale University. © The Saul Steinberg Foundation/ARS, NY.

A Milano, Steinberg si laureò in architettura al Politecnico nel 1940, mentre si era mantenuto producendo vignette satiriche per le riviste Bertoldo – con la quale iniziò a collaborare nel 1936 – e Settebello, distinguendosi presto per la sua originalità.

L’illustratore si affermò poi a New York, producendo illustrazioni e copertine per il New Yorker; ma gli anni trascorsi a Milano e la formazione culturale che lì ricevette rimasero sempre con lui. È proprio nel capoluogo lombardo che, persino, si può dire che nacque l’amore stesso di Steinberg per il disegno; ed lì che frequentò diversi artisti e intellettuali italiani, primo su tutti lo scrittore e architetto Aldo Buzzi, al quale fu particolarmente legato.

Leggi anche: Una selezione di copertine per i 100 anni dalla nascita di Saul Steinberg

Milano Via Pascoli in 1936 from Memory. 1970, pencil and colored pencil on  paper, 46.7 x 61.9 cm. Originally published in The New Yorker, October 7, 1974 © The Saul Steinberg Foundation/ARS, NY
Milano Via Pascoli in 1936 from Memory. 1970, pencil and colored pencil on
paper, 46.7 x 61.9 cm. Originally published in The New Yorker, October 7, 1974
© The Saul Steinberg Foundation/ARS, NY

Come è stato spesso ricordato, da ultimo in una ampia (e discussa) biografia, Steinberg visse in diverse camere in affitto o pensioni, ma per la maggior parte del suo soggiorno in una camera stanza sopra al Bar del Grillo, un tempo al 64 di Via Pascoli, vicino al Politecnico.

Furono anni di povertà e di intensa attività, tra lo studio, i contributi a due riviste settimanali, i viaggi estivi in Romania e la partecipazione a un ambiente culturale molto vivace. Nel 1938, ormai affermato vignettista, Steinberg lasciò il Bertoldo (pubblicato da Rizzoli) per una collaborazione più regolare a Settebello (Mondadori), nel quale divenne anche parte del comitato di redazione.

Steinberg nella sua stanza sopra il Bar Il Grillo. Milano, anni 30. Saul Steinberg Papers, Beinecke Rare Book and Manuscript Library, Yale University. © The Saul Steinberg Foundation/ARS, NY
Steinberg nella sua stanza sopra il Bar Il Grillo. Milano, anni 30. Saul Steinberg Papers, Beinecke Rare Book and Manuscript Library, Yale University. © The Saul Steinberg Foundation/ARS, NY

Presto, però, la sua traiettoria professionale finì per scontrarsi con il clima politico italiana e il crescente affermarsi del fascismo (alcuni suoi disegni non firmati furono addirittura utilizzati dalla propaganda). Nel 1942 riuscì a ottenere il visto per l’America, grazie anche all’attivismo nei suoi confronti da parte di Cesare Civita, ex braccio destro di Mondadori e figura chiave nell’editoria fumettistica dell’epoca (di Steinberg, Civita sarà anche l’agente negli USA, per qualche tempo).

Nel 1944 rientra in Italia, come soldato e cittadino americano, lavorando con l’Office of Strategic Services. Nel dopoguerra collabora con lo studio BBPR e Ernesto N. Rogers; pubblica i suoi disegni su Domus. A Milano realizza lo sgraffito murale del Labirinto dei ragazzi per la X Triennale (1954) e quello di Casa Mayer in via Bigli (1961), purtroppo distrutto.

Restio a ricordare gli anni trascorsi nell’Italia fascista, la maggiore testimonianza del periodo milanese di Steinberg rimane affidata ai disegni, alcuni dei quali realizzati solo in seguito, a memoria. In essi le architetture sono spesso in primo piano, e assumono una funzione emotiva delicata ma prorompente, tramite proporzioni esagerate e surreali, delineate dalla linea sottile che contraddistingue il segno dell’artista. L’influenza della monumentalità dell’Art Deco e del simbolismo del Bauhaus accompagneranno per sempre l’artista, in ogni linea da lui tracciata.

 Saul Steiberg, Galleria di Milano, 1951, inchiostro e acquarello su carta, 58.4 x 36.8 cm. Collezione privata. © The Saul Steinberg Foundation/ARS, NY.
Saul Steiberg, Galleria di Milano, 1951, inchiostro e acquarello su carta, 58.4 x 36.8 cm. Collezione privata. © The Saul Steinberg Foundation/ARS, NY.

Per riscoprire gli anni milanesi di Steinberg, e riviverli attraverso i suoi disegni e fotografie del periodo, è in corso da oggi, 20 maggio, la mostra intitolata Saul Steinberg a Milano, presso la Scuola di Architettura e Società del Politecnico di Milano – realizzata in collaborazione con Domus, Teche RAI, Archivio di Giovannino Guareschi–Roncole Verdi e Triennale di Milano (che inaugura alle 17, aperta fino al 29 maggio), curata da Ilaria Valente, Luigi Spinelli e Cassandra Cozza.

La mostra si compone di documenti originali, fotografie e riviste – provenienti dall’Archivio storico del Politecnico di Milano, dagli Archivi Domus e da collezioni private – e di riproduzioni di opere e disegni provenienti principalmente dalla Saul Steinberg Foundation di New York, dall’Archivio di Giovannino Guareschi e da altri archivi. A completare l’esposizione, l’intervista “Saul Steinberg: l’essenza totemica”, che il giornalista Sergio Zavoli gli fece a New York nel 1967, per il programma della RAI “Incontri”.

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