C’è stato un periodo della nostra storia in cui le scimmie hanno dominato la Terra. No, non mi sto riferendo al pleistocene, e neppure al futuro del Pianeta delle scimmie, sto pensando agli anni Cinquanta del XX secolo. King Kong era uscito ormai da vent’anni, il libro di Pierre Boulle e le sue trasposizioni cinematografiche con Charlton Heston erano di là da venire, eppure le scimmie andarono tremendamente di moda e governavano il mondo. O almeno, il nostro piccolo mondo del fumetto.
Secondo Irwin Donenfeld, boss dell’epoca della DC Comics, i fumetti con in copertina una scimmia vendevano più copie degli altri. Ecco quindi apparire gorilla, gorilla giganti, gorilla scienziati, qualche scimpanzé, gorilla mafiosi, gorilla poliziotti. Nell’ottobre del 1957 addirittura Jimmy Olsen scambiò il suo corpo con un gorilla, mentre l’anno successivo Batman adottò Mogo the Bat-Ape, un aiutante certamente più utile di Robin.
La DC stessa tentò di arginare questo fenomeno quando si accorse semplicemente che… le scimmie erano troppe! Pian piano questa follia collettiva scemò fin quasi a scomparire, tornando ogni tanto solo in qualche imbarazzante parodia come Marvel Apes o JLApes. Unico scimmione che la Distinta Concorrenza non si scrollerà mai di dosso è Grodd…
Un gorilla dall’Est
Uno che è ancora malato di ‘scimmite’ è certamente Fabiano Ambu, disegnatore di Dampyr, nato quindici anni dopo la fase epidemica della malattia. Quando l’organizzazione di Cartoomics lo contattò per realizzare il manifesto dell’edizione del 2014, lui ricevette in sogno la visita di Donenfeld: «Disegna una scimmia, attirerai più visitatori! Tutti amano le scimmie!». E lui disegnò una scimmia, un gorilla che galleggiava nello spazio in tuta da astronauta, sul casco le lettere CCCP. Il collega di studio Davide Barzi, sceneggiatore per Nathan Never, Dylan Dog, Don Camillo e molto altro, vide il disegno e gli diede nome Josif.
Da quel momento Barzi e Ambu si misero a lavorare per costruire una storia dietro quel personaggio nato quasi dal nulla. Scoprirono che Josif era nato nella notte del 5 marzo 1953, proprio mentre moriva Stalin. Che era stato selezionato in segreto per il programma spaziale sovietico e lanciato nello spazio nel 1957. Che faceva parte di un misterioso Progetto Helsinki al quale partecipava anche il dottor Pavlov, nipote dello scienziato premio Nobel. Il racconto delle loro scoperte è stato pubblicato in occasione di Cartoomics 2014 in un albetto a tiratura limitata Vita, morte e socialismo reale. In copertina la scritta “Missione 0.1” prometteva altre avventure.
Cartoomics 2015, il manifesto ha ancora per protagonista Josif. Stavolta non è più disperso nello spazio, è atterrato su una superficie solida tutta quadrettata – ovviamente non vi dico cos’è, capitelo da soli o leggete il fumetto – e guarda in camera con una faccia poco raccomandabile. In fiera, RW Lineachiara porta in anteprima Josif – 1957, la sua prima produzione autonoma italiana, in uscita in questi giorni in fumetteria. Il volume contiene l’episodio pilota, tre episodi inediti e un quinto, disegnato da Alberto Locatelli e con protagonista Stalin.
Qui potete leggere un’anteprima del volume.
Gli autori si divertono
È difficile incasellare Josif in un genere. Non è fantascienza, anche se ci sono i viaggi spaziali. Non è una storia di supereroi, anche se ci sono superuomini. Non è un fumetto comico, anche se molte situazioni strappano una risata. Di sicuro, Josif non è un fumetto serio. D’altra parte, come si può essere seri parlando di un gorilla sovietico nello spazio? È esagerato, ironico, divertente. Non so quanti abbiano visto Cowboys & Aliens, ma immagino che chi l’abbia visto sia rimasto deluso perché prendeva troppo sul serio le premesse da cui partiva e finiva per non essere nulla. Ecco, Barzi e Ambu realizzano un’opera come avremmo voluto che fosse Cowboys & Aliens. La storia è un crescendo costante di assurdità, tra scienziati sovietici, campioni olimpionici, cani psicotici, segreti internazionali… I due si sono divertiti da matti a realizzare il volume, infarcendolo di citazioni e situazioni al limite della sospensione dell’incredulità. Autori bonelliani, hanno potuto usare per una volta lo stile che preferivano, con un tono e un taglio inedito per il fumetto italiano.
Barzi ha infarcito la storia di gag sadiche, di umorismo nero. Josif fa a brani tutti gli scienziatucoli che cercano di addomesticarlo e il lettore sorride per ogni braccio strappato, per ogni testa spappolata, per ogni goccia di sangue versata. L’umorismo nero e il livello di sanguinolenza differenziano Josif dai fumetti prodotti normalmente in Italia e ricordano il Garth Ennis dei migliori cicli del Punitore.
Ambu ha deciso di staccarsi dal tratto bonelliano a cui sono abituati i suoi lettori in favore di uno stile grottesco che oscilla a volte verso il cartoonesco, per stemperare i momenti splatter, a volte verso il realistico più classico. Si può notare comunque un’evoluzione nel tratto tra il primo episodio e i seguenti: all’inizio il gorilla e i vari personaggi sono disegnati in modo più naturalistico e diventano via via più stilizzati e geometrici, le linee nere dei contorni si inspessiscono, le facce perdono particolari. Perdono in realismo ma guadagnano in espressività, con una recitazione, che, in linea con i testi, è sempre esagerata e caricaturale.
Sapore di soviet
Una menzione particolare va al lavoro compiuto da Rosa Puglisi, autrice di grafica, colori e lettering. La grafica del volume è chiaramente ispirata alla cartellonistica sovietica, con tre colori principali che si rincorrono, nero bianco rosso, e un abuso di forme geometriche.
Anche la colorazione è molto forzata, poco naturale. I colori fanno parte della narrazione, evidenziando il tono della scena. Spesso, al posto del colore o ad accompagnarlo, è stato scelto di utilizzare un retino molto retro, che enfatizza la durezza di segno dei disegni di Ambu. Ciliegina sulla torta, Ambu e Puglisi hanno realizzato dei finti documenti d’epoca, locandine e francobolli dedicati al gorilla, ovviamente in stile sovieticissimo.
Sappiatelo, purtroppo il volume non esaurisce la storia di Josif. La speranza è che autori e editore decidano di proseguire le avventure del gorillone, che si merita certamente una lunga vita editoriale. Per intrattenerci un altro po’, però, gli autori hanno coinvolto Piero Lusso, sceneggiatore e grafico per Lupo Alberto, che ha realizzato un dossier sull’utilizzo dei gorilla da parte degli scienziati sovietici tra il 1917 e il 1957 mettendo insieme fatti reali e di pura fantasia. Sapevate che la sconfitta tedesca a Stalingrado è stata causata anche dalle scimmie? E dei tentativi di incrocio uomo-gorilla per creare supersoldati? Al lettore il compito di capire cosa è vero e cosa è falso in casi in cui la realtà supera di gran lunga la fantasia.
Josif – 1957
di Davide Barzi e Fabiano Ambu
RW Lineachiara, 2015
128 pagine, 13,95 €