Con Zio Paperone e l’ultima avventura, pubblicata in quattro parti su Topolino nn: 2985, 2986, 2987, 2988 tra febbraio e marzo del 2013, Francesco Artibani (testi) e Alessandro Perina (disegni) realizzano una delle storie più articolate dedicate al plutocrate paperopolese fra quelle pubblicate negli ultimi anni.
Lo spunto è simile a quello all’origine di diverse avventure supereroistiche statunitensi: tutti i più grandi nemici di Paperone, dopo migliaia di tentativi infruttuosi, si coalizzano per sferrare finalmente il colpo definitivo che rovinerà il miliardario.
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Nella villa di Rockerduck, sferzata da un drammatico e tenebroso tempo temporale, assistiamo dunque, in apertura della storia, all’incontro fra la Banda Bassotti, Rockerduck, Amelia e un personaggio poco noto ai lettori italiani più giovani: Flintheart Glomgold, alias, Cuordipietra Famedoro.
L’idea è quella di un’inversione di ruoli. Saranno quindi i Bassotti, durante un attacco combinato al deposito, a rubare la Numero Uno, il mitico decino portafortuna di Paperone, mentre Amelia si occuperà di far sparire tutti i soldi.
Inseguendo la fattucchiera fin sul cratere del Vesuvio, Paperone e i suoi nipoti lasceranno così campo libero a Rockerduck e Cuordipietra Famedoro, che metteranno in atto la seconda parte del piano: acquisire l’immenso impero economico ed industriale del miliardario paperolese. I due riusciranno ad impossessarsi anche della Collina Ammazzamotori.
I giornali decretano il «crollo PdP», le sue azioni sono ormai carta straccia. Sembra che per l’ormai ex papero più ricco del mondo, privato del suo spirito combattivo, questa sia davvero l’ultima avventura. Ma…
Sul talento di Francesco Artibani e di Alessandro Perina c’è poco da aggiungere. Entrambi autori disneyani di lunghissimo corso, conducono questa complessa avventura con notevole brio, senza farsi sopraffare dall’elevato numero di personaggi né da una artificiosa continuity, del resto estranea all’universo disneyano.
Anche se gli omaggi e i richiami presenti in Zio Paperone e l’ultima avventura sono molti, Artibani non cede né alla facile nostalgia né al sacrale, quanto potenzialmente castrante, rispetto per l’opera dei Grandi che lo hanno preceduto. Siamo lontani, quindi, dal rigore filologico di un autore come Don Rosa, il quale, rispetto al suo nume tutelare Carl Barks, si pone in una affascinante quanto eccessivamente rigida continuità.
Amelia, nella storia di Artibani, è quindi una strega a tutti gli effetti, nel solco del personaggio sviluppato dagli autori italiani, e non una sorta di arcana alchimista, così come tratteggiata inizialmente dal suo creatore, Carl Barks.
Al contempo, invece, un personaggio poco sfruttato dai nostri autori come Cuordipietra Famedoro, surclassato dal successo di Rockerduck, ritorna immutato dopo tanti anni, senza aver perso un grammo della sua machiavellica perfidia, che non mancherà di dirigere anche contro i propri “soci”.
Ma le strizzate d’occhio agli appassionati disneyani non si limitano ai personaggi principali. Tornano, infatti, anche i Fermini e i Terrini (Terries and Fermies), creature sotterranee capaci di scatenare terremoti, inventate da Carl Barks, che esordirono nella storia Zio Paperone all’interno della Terra (Land Beneath the Ground!) nel 1955. Un’apparizione tanto eccezionale, la loro, che non stupisce che Terrini e Fermini si siano conquistati la copertina del numero 2987 di Topolino, che ospita il terzo numero di questa saga.
Le citazioni barksiane procedono anche sia attraverso l’evocazione del Maragià del Verdestan, sia attraverso lo stile grafico di Perina, che guarda, con un rispetto che non lo priva di una personalità propria, a questo grande patriarca dell’universo dei paperi disneyani. Ma il maestro dell’Oregon non è l’unico punto di riferimento di questa storia. Barks, infatti, compare nella vignetta quadrupla che chiude la quarta e ultima parte di Zio Paperone e l’ultima avventura. Ma non è solo. Insieme a lui possiamo trovare anche uno dei grandi – e rimpianti – “Disney Italiani”:Rodolfo Cimino, iper-prolifico sceneggiatore disneyano, la cui influenza si fa sentire distintamente anche fra queste tavole.
Naturalmente la storia di Artibani&Perina non vive solo di rimandi al passato e alla tradizione disneyana (che comunque sono molti di più dei pochi citati qui per stimolare l’appetito), e perfino auto-citazioni (ad esempio, la Porta di Plutone qui rappresentata, che ricorda molto il mondo sotterraneo di Amelia e la pietra Pantarba).
Artibani riempie la propria sceneggiatura, sull’onda di quel “ritorno all’inquietudine” di cui si è già parlato su Fumettologica, di rimandi all’attualità, sullo sfondo di una metropoli come Paperopoli di rado resa in maniera così vitale e convincente. Fra questi ci è parsa davvero molto convincente, pur nella sua semplificazione, l’analisi del fragile e vorace mondo dell’alta finanza.
Continuità non ottusa con la tradizione, satira, a tratti anche feroce, una sceneggiatura di ferro, ottimi disegni, perfetta caratterizzazione psicologica e grafica dei personaggi: insomma, tutti elementi che concorrono a fare di Zio Paperone e l’ultima avventura un classico disneyano moderno come non se ne leggono spesso.
La pubblicazione della sceneggiatura integrale di Artibani, proposta in esclusiva nelle pagine seguenti, permetterà agli appassionati Disney, e agli amanti del fumetto tutti, di scoprirne i retroscena della creazione, con un materiale “di lavoro” tanto raro quanto piacevole in sé.