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Here di Richard McGuire nella sua versione (a colori) del 2000

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Here, il libro pubblicato l’anno scorso da Richard McGuire dopo una lunga gestazione, è stato senza dubbio uno degli eventi editoriali del 2014 – e degli ultimi anni – per il mondo dei fumetti e non solo.

McGuire – ancor più designer e illustratore, che fumettista – realizzò Here nella seconda metà degli anni Ottanta, e lo pubblicò sulla rivista Raw vol. 2 #1. Ciò che pubblicò Art Spiegalman sul suo sofisticato magazine fu però un’opera di appena 6 pagine in bianco e nero (per 36 vignette).

Sei pagine che entrarono nella Storia del fumetto. Soprattutto per un motivo: perché raccontando vicende accadute in un singolo angolo di una stanza in momenti vari della Storia, McGuire infrangeva i limiti e le regole dello storytelling grafico più lineare, esplorando e ribaltando i presupposti dell’Ulisse di Joyce. Dove quest’ultimo, in un’unica lunga opera, raccontava le vicende di un gruppo di persone nell’arco di un solo giorno, McGuire coglie un sfida diversa, mantenendo fisso invece il luogo, narra i fatti svoltisi in uno unico posto, in un arco di tempo ampio praticamente quanto la storia dell’umanità intera.

Una prospettiva temporale così vasta offriva ovviamente possibilità narrative pressoché illimitate. Le sei pagine iniziale furono, infatti, solo l’inizio di un progetto ben più ampio, sfociato nelle oltre trecento tavole del libro Here.

Un orginale della prima versione di Here.
Un orginale della prima versione di Here.

La lavorazione dell’opera pubblicata l’anno scorso da Pantheon Books negli Stati Uniti – e presto in libreria anche in Italia per Rizzoli Lizard – è stata lunga. Il libro mostra molteplici incroci di situazioni narrative a vari registri grafici, che riescono a mantenere una solida coerenza nel corso delle centinaia di pagine. In un making di quasi 25 anni, McGuire è passato da quelle 36 vignette in bianco e nero con figure scarne ed essenziali, a un volume dal design raffinato, dalla forte personalità – per come cementifica e ripropone l’influenza della prima opera – ma che ha anche forti rimandi, spesso alla pittura, Edward Hopper in primis, già per come la copertina di Here gioca col soggetto della finestra (un chiodo fisso per Hopper).

A metà di quei 25 anni, però, McGuire diffuse già una versione rimaneggiata di Here. Si trattava ancora di poche pagine, stavolta a colori, e con una costruzione della tavola più audace, reminiscente anche dei lavori di designer dell’autore. Lo riportiamo di seguito, apparso originariamente sull’edizione speciale #59 della rivista svizzera Strapazin, nel 2000, che fu anche catalogo della mostra Bubbles ‘n’ Boxes ‘n’ Beyond, tenutasi in quell’anno in Svizzera.

In quattro pagine, McGuire racconta altri scorci temporali dell’angolo di stanza protagonista della sua storia, con una architettura della tavola particolarmente più decostruttiva rispetto al primo Here. Si introducono elementi infografici più espliciti che raccontano dettagli della tavola, soluzioni che saranno poi particolarmente esplorate e sfruttate da Chris Ware in Building Stories (Ware è tra gli autori che si dichiarano maggiormente influenzati da Here; qui un suo articolo sull’Here recente).

I colori hanno un valore grafico, concettuale, non descrittivo o realistico; assai diversi l’uso che l’autore ne fa nell’Here libro, dove in molte tavole la disposizione del colore è anche pittorica e realistica. L’uso che fa McGuire del colore in queste pagine anticipa le sperimentazioni di oggi di Dash Shaw (nei suoi Doctors, Bodyworld e altri, la tinta è netta, irreale e posizionata per suggestionare la mente del lettore, non per descrivere uno scenario; qui un esempio). Il valore grafico e i toni della scelta cromatica che fa McGuire in questa manciata di pagine lo portano più vicino alle sue illustrazioni per le copertine del New Yorker (qui un esempio di una delle più note e brillanti) o ai suoi lavori di designer.

La quarta pagina, poi, nella sua esplosione di vignette e incroci temporali, non è che un anticipo delle possibilità narrative esplorate nella recente versione in volume; le vignette si dipanano nella tavola come finestre temporali che sembrano aprirsi innumerevoli, apparendo – nel loro sovrapporsi – graficamente simili alle finestre del desktop di un computer, più che a semplici vignette.

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