Durante lo scorso anno Sex Criminals è stato un piccolo caso dell’editoria statunitense. Tutti ne hanno parlato e molti lo hanno perfino effettivamente letto. Sapendo vagamente di cosa parla questa serie – il titolo non mente: il sesso c’entra parecchio – verrebbe da dire che la solita regola dello scandalo facile, quella secondo cui se si parla di determinati argomenti allora l’attenzione scatta automatica, ha fatto il suo corso anche in questo caso.
Un po’ come è successo con la trasposizione cinematografica de Il blu è un colore caldo, balzato agli onori delle cronache e in vetta alle visioni solo per le torride effusioni tra le protagoniste (anche perché va bene la Palma d’Oro, ma sempre di un polpettone esistenziale di tre ore si sta parlando).
Eppure anche in un’epoca come questa, dove stanche fantasie sadomaso fanno incassare cifre esagerate, possono succedere eventi straordinari. Come il fatto che Sex Criminals venda e attiri l’attenzione perché davvero divertente e deflagrante. Anche se parla di sesso. Incredibile, vero?
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La premessa su cui poggia la serie è già di per sé un piccolo capolavoro di sintesi, arguzia e pensiero laterale: due ragazzi capaci di bloccare il tempo dopo l’amplesso decidono di sfruttare questo dono per rapinare banche. Meno di venti parole per agganciare il lettore con uno spunto dalla chiarezza cristallina. E che, avendo un’identità così ben definita da svettare su ogni altra proposta presente sul mercato, non richiede nulla di più di quanto già detto.
Tutti abbiamo bene in testa il luogo comune del film che per funzionare deve avere una trama così quadrata e scevra da inutili vezzi da poter stare scritta sul retro di una scatola di fiammiferi. Ecco, nel caso di Sex Criminals, se i risultati sono questi, viene da pensare che qualche fondamento davvero funzionante questa regola deve pur averlo.
Infatti adesso potreste parlarne anche solo dopo aver letto queste poche righe, come se fosse impresso nella vostra memoria da tempi immemori. Non dovete perdere ore a specificare quali tipi di alieni stiano invadendo la terra, a illustrare le differenze tra intrecci narrativi, l’ambiguità dell’ambientazione o altri mille ammennicoli noiosi. Sono cose che succedono quando si ha a che fare con un’idea originale e davvero carismatica.
E sebbene la gustosa idea alla base di Sex Criminals basterebbe a renderlo un titolo quantomeno meritevole della nostra attenzione, ci sono almeno un altro paio di aspetti che ne fanno un autentico gioiello di modernità. In primo luogo lo stridere fra una trama scombiccherata – anche come gestione dei piani temporali – e il realismo spensierato & divertito dei dialoghi (o dei monologhi) tra i vari personaggi.
Matt Fraction pesca a piene mani dalla sessualità priva di imbarazzi di serie televisive come Girls o Skin e la alleggerisce con le volgarità tardo-adolescenziali, e un poco sceme, di Judd Apatow. Non vi stupite, dunque, se nei primi numeri le pagine relegate all’attività criminale siano una frazione minima rispetto al racconto della prima masturbazione di Jon (il co-protagonista maschile), alle spiegazioni circa l’abitudine di defecare nel vaso della pianta ornamentale del suo capo, alle prospettive di Suzie (la protagonista femminile) sul proprio imene o alla sua educazione sentimentale nei bagni della scuola.
Meravigliatevi ancora di meno se sarete felici di questa cosa: se da una parte alla fine di questo volume il lato fantastico della vicenda non ha ancora trovato la sua vera direzione, dall’altra gli aspetti da commedia fanno benissimo il proprio lavoro. In più di un’occasione ci si stupisce per come gli autori siano riusciti a rendere divertenti picchi di volgarità che in altre mani sarebbero diventati attraenti come una sessione di cinghiate sotto la pianta dei piedi.
Va detto che alla Bao hanno deciso di alleggerire leggermente i toni, optando spesso per soluzioni più soft – date anche dall’effettiva mancanza di alternative in italiano (come tradurreste ‘fuck the shit out of you?’) – rispetto all’originale. Vedi “Cumworld” che diventa “Schizzoworld”. Stesso significato ma che non giustifica, come invece avrebbe fatto un ignorantissimo “Mondosborra”, il “Blllarrgh” disgustato della protagonista. Una scelta forse discutibile ma che misura in maniera intelligente le differenze tra comicità italica e statunitense.
Senza voler apparire come bacchettoni è indubbio che certi turpiloqui da stand-up comedian anglofoni (da Bill Hick e George Carlin in avanti) perdano un sacco della loro potenza se tradotti nel nostro idioma.
Altro aspetto importante di Sex Criminals è come tutta questa carica libertina e ormonalmente alla sbando sia intrisa di una disinvoltura adolescenziale davvero, davvero seducente. Quando Jon elenca la sua lista di ex-partner non si fa problemi a infilarci anche il nome di un uomo. Il che diventa una scusa per una piccola gag affettuosamente irrispettosa e la cosa muore lì, in maniera del tutto naturale. Senza perdere pagine e pagine a descrivere la bisessualità in chissà quale chiave metaforica, tutto si esaurisce in un pacifico «Volevo provare». E siamo a posto così. Quando – sempre il co-protagonista – rifiuta una performance extra dopo una sfacchinata di qualche ora, la dolce Suzie non esita un secondo e alza la posta, chiedendo con aria innocente «Vuoi provare nel culo?». Niente di strano in vero, ma è la totale assenza di malizia a rendere il tutto effervescente e dotato di una carica erotica che mai mi sarei aspettato da un fumetto umoristico. Sarebbe bastata una regia leggermente a effetto nella vignetta della domanda appena riportata per passare da sit-com gioiosamente sboccata a porno di bassa lega.
La natura così sincera e impudente di Sex Criminals lo rende un fumetto che non saprei definire se non come effervescente, sicuramente progressista, scritto e disegnato con infinito divertimento da due persone piene di talento. La complicità tra Matt Fraction e Chip Zdarsky è palpabile, e questo permette di portare avanti un certo umorismo da commedia, spesso basato non tanto su cosa si dice ma sul come lo si dice.
Meccanismi raffinati – non come contenuti, sia chiaro – e architettati attorno alla perfetta fusione tra disegni e dialoghi. Forse il fumetto ne esce un poco svilito, non ci sono gag basate sul linguaggio specifico, ma il risultato è davvero sorprendente. La faccia da kegel, la faccia da “faccio il meglio che posso!”. Sono tutte piccole idee che non funzionerebbero mai se il team di autori non condividesse il progetto al 100%. Come se fosse il loro figliolo. A questo proposito è impossibile non menzionare la copertina della prima ristampa, con i due autori ritratti mentre abbracciano il primo numero della loro creaturina. Un’ idea idiota per due facce da idioti, eppure il risultato è grandioso. Sarebbe bastato un passetto in più verso la provocazione populista e chissà quale polverone si sarebbe sollevato.
Al di là di tutte le parolacce e i giochi di parole sconci l’idea dietro al progetto è chiara: gettare un ponte tra fumetto autoriale di matrice biografico/realistica e il fantastico d’evasione. L’espediente più abusato è l’incursione di alcuni elementi fantastici in un contesto che dovrebbe essere quotidiano: basti fare esempi lontani come Essex County di Jeff Lemire o Yeti di Alessandro Tota. In questi casi il rischio maggiore è quello della supponenza, ovvero il voler trattare con piglio d’artista una materia che ha sempre dato grandi risultati tra le mani di artigiani, magari meno sofisticati ma sicuramente altrettanto (se non più) incisivi. Con Sex Criminals il pericolo di incappare in una di queste sgradevoli circostanze è annullato proprio dall’essenza della serie stessa: non abbiamo il fantastico come sognante metafora di eventi quotidiani, piuttosto l’elemento di genere è la base su cui inserire una robusta scorza di quotidiano. Reso ancora più riconoscibile dal contrasto determinato dal contesto in cui viene inserito. Le peregrinazioni sessuali dei due protagonisti potrebbero benissimo essere sovrapponibili a quelle di uno qualsiasi dei lettori di questa serie. Dono di bloccare il tempo escluso, naturalmente.
Il risultato è una serie leggera e divertente, con il pregio enorme di essere perfettamente allineata all’anno in cui viene pubblicata. Racchiuso tra le pieghe di un escapismo dalla leggerezza assoluta i due autori hanno messo bene al sicuro intenti più alti, come un approccio più naturale e rilassato a certi temi considerati ancora – benvenuti nel medioevo – caldi nel 2015. E se vi pare poco provate a parlarne con chi ancora considera questa roba come trasgressiva.
Sex Criminals vol. 1
di Matt Fraction e Chip Zdarsky
Bao Publishing, 2015
136 pagine, 14.00€