Se c’è una cosa su cui l’industria dei fumetti statunitensi non si sbottona è come stampano i loro fumetti. Pare impossibile che vi sia tanta segretezza per una ventina di pagine zeppe di pubblicità, messaggi educativi sul bere latte e, forse, qualche tavola a fumetti. Eppure il sito Nothing But Comics!, quando ha cercato di fare luce sull’argomento, ha ricevuto solo porte in faccia, rivelando come, a riguardo, l’industria sia chiusa nel riserbo più totale.
Certo, da un mondo in cui i fumetti sono ancora stampati con la data in avanti ci si aspetta questo e altro. L’abitudine della postdatazione risale agli anni in cui i fumetti erano venduti principalmente nelle edicole e le copie invendute potevano essere riconsegnate all’editore. Stampare una data in là nel tempo (dai due ai quattro mesi – ma adesso gli editori si sono stabilizzati sulle otto settimane) significava allungare la vita del fumetto sugli scaffali. Va da sé che, nel mercato attuale del direct market, postdatare i fumetti è diventata una mera pratica vestigiale.
Lo spunto per la microinchiesta di Nothing But Comics! è nato proprio dopo la lettura di questa e delle altre informazioni scritte in caratteri minuscoli sul fondo della pagina d’apertura dei fumetti statunitensi. Da qualche tempo le indicazioni di stampa sono iniziate a comparire su alcune testate Marvel, fatto di una certa rilevanza visto che i dati in merito sono oscuri ai più. L’indicazione nel colophon citava Quad/Graphics.
Con base nel Sussex (non quella inglese, questi sono a Sussex, contea di Waukesha, Wisconsin), Quad/Graphics è stata fondata nel 1971 da Harry V. Quadracci ed è un marchio multimiliardario con sedi in Canada, Europa e America Latina. Stampano testate come Time, Sports Illustrated e, da un po’, anche i fumetti Marvel. Nel 2010, infatti, Quad/Graphics ha acquisito Worldcolor, azienda che fin dagli anni Ottanta stampa la quasi totalità dei fumetti pubblicati sul suolo statunitense. La sua predominanza in quel periodo era esagerata a tal punto che First Comics la portò in tribunale con l’accusa di monopolio. I suoi confini sono sempre rimasti incerti e nessuno ha mai saputo chi fossero i clienti di Worldcolor, soprattutto ora che è stata inglobata da Quad/Graphics.
Nothing But Comics! ha cercato di scoprire la (presunta) lunga lista di nomi che si avvalgono dei servizi di Quad/Graphics chiedendolo direttamente all’azienda. «A causa della natura competitiva dell’industria» –hanno risposto – «non possiamo rivelare informazioni specifiche sui nostri clienti.»
Anche le case editrici si sono mostrate restie a discutere l’argomento, ma il sito ha comunque ottenuto stralci di informazioni: Archie Comics si è appoggiata a Quad/Graphics in passato, ma la fonte interpellata non ha notizie aggiornate in merito all’attuale tipografia dell’editore; anche Dark Horse, nella parole dell’editor-in-chief Scott Allie, era solita collaborare con la famiglia Quadracci, «ora però non usiamo più Quad/Graphics e non posso dirvi altro.»
BOOM! Studios, Image Comics e Valiant Comics, tutte contattate da Nothing But Comics!, non hanno risposto alla richiesta di informazioni. Sappiamo però che Image Comics e BOOM! Studios usano la stessa tipografia, Cenveo, una delle aziende leader negli Stati Uniti. Di recente un dettaglio ha smascherato le due compagnie: nei colophon dei propri albi entrambe le case presentano lo stesso numero di telefono legato al Consumer Product Safety Improvement Act (CPSIA), per la richiesta di informazioni tipografiche sull’albo. Il CPSIA, entrato in vigore nel 2008 dopo che una grande quantità di giocattoli e prodotti per l’infanzia prodotti in Cina avevano presentato alte dosi di piombo e ftalati (secondo alcuni studi i composti dell’acido ftalico avrebbero effetti simili agli estrogeni e sarebbero responsabili della femminilizzazione del neonato maschio), impone controlli più rigorosi e tracciabilità di tutta la filiera.
Nel 2011, dopo le rimostranze degli stampatori (i materiali cartacei hanno un livello di piombo basso e la categoria non reputava necessaria questa zelanteria), il CPSIA ha allentato la presa su tutti i «libri e prodotti cartacei». Le altre case editrici non hanno questa dicitura perché non è obbligatoria per legge (e infatti DC Comics rilascia le certificazioni CPSIA soltanto per il settore giocattoli), ma il tipografo di cui si avvalgono le due etichette ha evidentemente preferito apporre un ulteriore garanzia di qualità. Chiamando il numero di telefono, un messaggio registrato informa i consumatori che gli albi dell’editore sono stampati da Cenveo, che Nothing But Comics! ha contattato, ricevendo conferma della notizia e dell’assenza di piombo nei loro inchiostri. Fornire informazioni sensibili alla concorrenza significa mettere a rischio i rapporti con le stamperie ma anche promuovere la trasparenza a beneficio del pubblico.
Per il resto, solo di Marvel e DC Comics si conoscono i tipografi: Quad/Graphics per la prima, Transcontinental Interglobe per la seconda. Marvel utilizza anche RR Donnelley, una compagnia di Chicago che di recente ha stampato alcuni numeri di Daredevil e Ms. Marvel venduti sulla West Coast. Non stupisce che un colosso come la Casa delle Idee faccia uso di più fornitori e che questi cambino in base alla regione di vendita dei fumetti.
Perché tutta questa ritrosia a parlare della stampa da parte delle compagnie medio-grandi? Darlene Vogel, che supervisiona la stampa, il design e la produzione delle pubblicazioni Dark Horse, ha spiegato che la loro riservatezza è data dal fatto di voler proteggere il rapporto con i tipografi. Se un’altra casa editrice venisse a conoscenza di tali dettagli potrebbe ingaggiare la stessa stamperia, rendendo Dark Horse un cliente di seconda categoria o addirittura costringendo il tipografo a interrompere la relazione con la stessa. «La ragione principale: i soldi. Se dovessi condividerlo con loro verrebbero a sapere quanto lo pago. Lavoro duramente alla ricerca di fornitori. Non vorrei che un competitor me li rubasse o il tipografo mi mettesse in secondo piano dopo tutta la fatica che ho fatto.»
Per quanto riguarda Dark Horse, comunque, i fumetti sono stampati sia in loco sia delocalizzando: «Le serie e le raccolte in bianco e nero che supervisiono sono stampate qui. Tutto il resto è dirottato in Cina o a Hong Kong.»
Anche in Italia vengono utilizzate strategie simili. Rizzoli-Lizard fa fede a Città di Castello, Milano, Bari e – ci dicono – «in casi molto rari, come per la Nave di Teseo e la Grande Guerra di Joe Sacco», Cina. Sul colophon delle testate Panini si sono avvicendate le tipografie di Milano, Padova, Bologna, Foligno, Verona, Firenze, Repubblica Popolare Cinese e altre; BAO spartisce il lavoro principalmente fra tre tipografie, una a Chivasso (TO), una in Cina e una a Cenate Sotto (BG). Tra le strutture ulteriori, San Mauro Torinese, dove è stato stampato Portugal. Una partizione che si è resa necessaria per questione di tempi, caratteristiche di stampa e, ovviamente, costi (anche se di recente il bulldog francese ha aumentato gli sforzi per stampare in loco più materiale possibile).