Sembra proprio che David Cronenberg sia un grande fan di Dilbert. Sono diverse le occasioni in cui il regista canadese di pellicole importanti come La mosca, Il pasto nudo, A history of violence e La promessa dell’assassino, ha parlato della famosa striscia di Scott Adams incentrata su un ingegnere elettronico e i suoi colleghi d’ufficio.
Sul New York Magazine del novembre 2014, alla domanda «quale è stato il miglior regalo che tu abbia mai ricevuto?» ha risposto:
«Ogni anno, i miei figli mi regalano un calendario di Dilbert. È troppo divertente, sofisticato e estremamente filosofico per essere una striscia quotidiana. Desidero molto quel calendario, ogni anno. Mi da gioia»
In una recente intervista rilasciata a Scene Creek, parlando del suo ultimo film, Maps of the Stars, Cronemberg ha fatto un paragone con Dilbert. Il film è una forte critica al mondo del business e di Hollywood, alle vite private delle celebrità e alla cultura occidentale in generale. «Il problema non è solo di Hollywood» – ha detto il regista – «Ogni iniziativa umana possiede questi aspetti. Guarda le varie forme di cultura pop che entrano nei vari affari, che siano Wall Street, Silicon Valley, o la striscia di Dilbert».
Lo scorso anno, infine, durante il ritiro del Lifetime Achievement Award ai Canadian Screen Awards, Cronebnerg basò il suo intero discorso su una singola striscia di Dilbert del 2001:
«Quindi, come sempre in situazioni del genere, cerco ispirazione nelle strisce di Dilbert. Dilbert ha un cane cattivo e aggressivo di nome Dogbert. Dogbert gli dice: “il segreto della felicità sta nell’autoinganno, quindi non pensare a te stesso come a un contenitore organico di sofferenza destinato all’oblio”. E Dilbert gli risponde: “be’, in realtà, finora non l’avevo pensata così”. E Dogbert ribatte: “non dare la colpa a me. Non lo fare”. Allora ho pensato che se è la delusione umana a permetterci di pensare che esista l’aldilà, be’, sono umano e di sicuro un illuso.»