di Giacomo Gambineri
Tutto ha inizio con una criptica mail da parte di Gianni Mascolo, art director de Il Venerdì:
«Ciao Giacomo,
ho una mezza idea per illustrare un tema caldo: sei disponibile? ti va?
Tempi inizio prossima settimana, possibile cover.»
Meno di una settimana per dare vita a una possibile copertina a partire da una mezza idea su un tema caldo. Un cocktail letale, uno di quelli da mandare giù senza pensarci troppo.
Accetto, pronto a subire ad occhi bendati cinquanta sfumature di una nuova controversia. Solo dopo qualche giorno ho scoperto quale sarebbe stato il tema caldo: “Il drone della porta accanto”. Un tema davvero scottante, di quelli da evitare alle cene con amici. Specialmente a una cena con amici postini.
Ma caldo evidentemente lo è davvero, il drone. In quei giorni infatti stavo illustrando un articolo per Wired uk sul proliferare dei servizi per ottenere di tutto a casa propria entro un’ora, anche grazie ai droni. Quel lavoro è ancora inedito e non posso mostrarlo interamente, anzi probabilmente solo per averne parlato verrò recluso nella Torre di Londra. Diciamo che si tratta della consueta illustrazione diorama, un delirio di piccole situazioni come questa:
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Questi formicai sono una mia perversione, ma non sempre risultano la scelta migliore. Ho risolto molti dei miei lavori passati basandoli sulla moltiplicazione, sul dettaglio..
Anche la mia ultima copertina per il Venerdì – come potete vedere qui sotto – mostrava il disagio di un singolo parlamentare alieno tramite le reazioni di ben 24 colleghi..
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Ma questo parallelismo Wired – Venerdì (nome in codice tripla V) mi ha aiutato a fare un balzo di coscienza: mentre all’interno della rivista un illustrazione può anche divertirsi a fare il solletico al lettore, in copertina farebbe meglio a schiaffeggiarlo con un guanto; più che un gesto violento, violenza in potenza, provocazione.
Non fraintendetemi, sono conscio di quanto sia audace definire provocatoria la mia bucolica “alba con drone” …Diciamo che nello spettro del provocatorio si pone sulla gamma del conturbante, al massimo:
Et in arcadia Drone.
Ad ogni modo a un’illustrazione di copertina non basta essere un buon disegno, deve essere il titolo divenuto immagine. “Il drone della porta accanto” è carico di inquietudine domestica, implica che “la fuori” sia un brutto mondo. Possibile che per rappresentare questo concetto nel migliore dei modi si debba per forza cedere a uno scilinguagnolo di segni?
Visto il poco tempo a disposizione avrei potuto biecamente riciclare qualcosa dal lavoro per Wired… del resto quando hai la mano calda su un tema caldo, perché no? Sarebbe stato facile, ma a me serviva fosse semplice; a qualcuno piace caldo, mica riscaldato.
Quindi ho proposto le seguenti tre bozze, tutte declinazioni dello stesso concetto: noi, loro e un confine.
Una volta scelta la più efficace delle tre si è passato con Gianni a lavorare sugli ingombri dei testi:
In seguito è stato piacevole non doversi preoccupare del dettaglio ma potersi abbandonare alla ricerca dell’atmosfera: la superficie calma del lago pretende d’essere sfregiata da un sasso, ecco la tonalità di provocazione che ho ricercato – o da cui sono stato trovato. Le tinte di fondo, gli effetti di luce e la loro unione (cioè l’immagine finale):
Alla fine devo dirmi soddisfatto (evento raro): questa illustrazione ha saputo evadere dall’ombra del proprio manieroso grande fratello inglese, chiedendo d’essere disegnata più in testa che sul foglio.
Certo, sarebbero potuti essere decine di micro droni, una piaga d’Egitto versione 2.0, ma alla fine ne è bastato uno solo.
D’altronde chi si mette a contare quante dita avesse il guanto con cui ti hanno schiaffeggiato?