In Italia, negli anni Sessanta, il marchio Topolino attraversò un periodo di grande mutamenti. Dopo 236 uscite prima mensili, poi quindicinali, Mondadori trasformò la testata in albo settimanale e passò a stampare a colori tutte le pagine (prima stampate 4+1). Ma soprattutto, il 15 dicembre 1966, Walt Disney moriva a Burbank a causa di un carcinoma del polmone.
Nella mente dei lettori, che avevano sempre guardato ai fumetti come un’emanazione diretta di Disney (equivoco fortificato dal fatto che gli autori delle storie rimasero a lungo non accreditati), la dipartita dell’artista significava anche la fine di qualsiasi prodotto firmato Disney. Col passare dei mesi, però, la produzione di storie con Topolino e soci non scemò, anzi, proseguì sostenuta con un’alta percentuale di materiale inedito.
Se alcuni dei lettori italiani avevano già capito che a scrivere e disegnare le avventure Disney non c’era mai stato il vecchio Walt, i più ancora non lo sapevano. Come racconta Luca Boschi in Fumetto! 150 anni di storie italiane «I giovanissimi lettori […] sono spiazzati quando vedono che i fumetti […] continuano a uscire a getto continuo anche dopo la sua scomparsa. Bisogna quindi rassicurarli, […] anche se i lettori più curiosi avevano già individuato la presenza di “mani” diverse, impegnate a disegnare con stili grafici difformi.»
C’era comunque da ufficializzare la cosa e la direzione scelse il palco più in vista del paese: la trasmissione del sabato sera Canzonissima condotta quell’anno (1968) da Mina, Walter Chiari e Paolo Panelli. Un programma da 21 milioni di spettatori a puntata che, in cambio, venne pubblicizzato sulle pagine del Topo.
Nella puntata del 14 dicembre, Chiari si collegò con la tipografia veronese di Mondadori dove Luigi Silori lo attendeva accompagnato dal direttore di Topolino Mario Gentilini; mentre questi illustrava il processo di stampa, due «di quei mostri che riescono a fare i disegni rapidissimi», Romano Scarpa e Giovan Battista Carpi, iniziarono a disegnare Paperino e Topolino. Sono loro, spiegò il direttore, insieme a tanti altri professionisti a creare le storie della rivista. Silori non a caso evidenziò più volte il fatto che il destinatario di questo messaggio fossero i bambini.
Leggi anche:
• Quando gli autori Disney andarono in tv da Magalli
• I video sui fumettisti dall’archivio della British Pathé
Entra nel canale Telegram di Fumettologica, clicca qui.