HomeRecensioniNovitàAssassination Classroom. Siete pronti a morire sui banchi di scuola?

Assassination Classroom. Siete pronti a morire sui banchi di scuola?

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Assassination Classroom è una piccola, meravigliosa sorpresa. Leggera, scema e priva di spessore quanto volete, ma pur sempre deliziosa e, soprattutto, imprevedibile. Un esempio lampante di quello che rischiamo di perdere con la crisi – anche di idee – della produzione culturale giapponese in atto. Un lento e costante decadimento della creatività e della capacità produttiva dell’industria nipponica generato tanto dal momento di contrazione economica quanto dall’incapacità da parte dei produttori storici di adattarsi alle richieste di un pubblico sempre più dipendente da un realismo soffocante. Privo degli spazi di manovra da sempre richiesti (e concessi) da ogni forma di linguaggio proveniente dall’estremo oriente.

assassination classroom manga

Basti pensare a come le software house abbiano incominciato a delocalizzare lo sviluppo delle loro proprietà intellettuali più celebri in studi occidentali (vedi l’ultimo Devil May Cry sviluppato in Europa). O alla débâcle dello studio Ghibli. O, ancora, al lento declino di un cinema che ci ha sempre garantito autori puntualmente capaci di riscrivere le regole del già visto con una foga e una creatività inimmaginabili in altri apparati produttivi (chi ci è rimasto? Sion Sono? Oppure il suo Why don’t you play in hell? è da prendersi come una sorta di testamento preventivo?).

Anche In the carts, la serie celebrativa sulle colonne sonore videoludiche curata da Red Bull Music Accademy, pare ammantata da un alone di terribile nostalgia. Ed è incredibile pensare come gli aspetti che rendevano speciale quel mondo così lontano, fatto di velocità, futuro, prati verdi, cieli azzurri, lacrime e risate beote, siano diventati quelli più irritanti. Declassati a luoghi comuni da fiera del fumetto dove di fumetti non se ne vende neppure uno, seppelliti da chincaglieria e costumi imbarazzanti.

Poi arriva un lavoro minuscolo come Assassination Classroom. Così sincero e coerente con la sua provenienza geografica da rendere giustificabili persino le ossessioni tutte nipponiche per tentacoli e faccette buffe. Dandogli spessore, integrandole in maniera coerente e organica nella narrazione – oltre che nel packaging – e ricordandoci che anche se una cosa “non sembra vera” a volte non è un male così irreparabile.

Insomma, non succedeva da un sacco di tempo ma eccoci qui, messi di fronte a una serie che fa della sospensione dell’incredulità il suo motore principale. Basti un minimo accenno di trama: un misterioso alieno decide – dopo essersi sfogato con la Luna – di distruggere la Terra. Lo strano essere tentacolare ha però un altro sogno oltre al genocidio a cuor leggero: insegnare. Decide così di concedere ancora un anno al nostro pianeta, con la condizione di poter passare i mesi da qui all’Armageddon lavorando come professore. Il governo Giapponese penserà bene, dopo aver promesso una cifra vertiginosa allo studente che riuscirà a eliminare l’alieno prima dell’ultima campanella dell’anno, di indirizzarlo verso una delle peggiori classi della nazione.

Assassination Classroom

Basterebbe questo a rendere la serie per lo meno meritevole di attenzione, se non altro per la bizzarria del soggetto. Eppure l’originalità dell’opera non sta nel presupposto quanto nello sviluppo. Pensate a tutti gli invasori dallo spazio profondo di cui avete letto e ditemi: quanti di loro erano ottimi insegnanti? Di quelli che seguono con amore ogni loro studente aiutandolo nello studio così come nella vita privata? Senza mai smettere di sorridere nonostante i continui tentativi di omicidio? Siamo alle prese con una specie di GTO – o, se vogliamo rimanere in ambito di alieni sorridenti, di Attimo Fuggente – più divertito e sbarazzino. Sinistramente vicino all’idiozia di un Cromartie High School, ma senza mai sbragare del tutto in territori da vuoto pneumatico. Anzi, mantenendo un equilibrio che ha del miracoloso. Quasi da commedia brillante. E’ il contrasto tra questa capacità di scrittura, il concept del tutto campato in aria, la straniante violenza di fondo – non si vedevano così tanti scolaretti imbracciare degli UZI dai tempi di Battle Royale – e la geniale rappresentazione grafica dell’alieno protagonista a rendere questo manga speciale. Così indefinibile, eppure controllato e cristallino in ogni suo aspetto.

Sarà anche un prodotto sciocchino e di totale evasione, ma con una capacità di giocare con le sfumature davvero ammirevole. L’invasore è un mostro di disumanità («Hey, saprà farti apprezzare la matematica, ma ci vuole comunque TUTTI morti!»), eppure riesce a farsi amare dai suoi alunni. Il possedere doti fisiche e intellettive eccezionali non gli impedisce di perdersi in comportamenti del tutto idioti e molto umani. Gli stessi ragazzi paiono in costante crescita, indecisi se dedicarsi del tutto a salvare il pianeta o a redimersi da peggiori studenti del distretto. Esemplare il loro manomettere un’intelligenza artificiale, dal potenziale risolutivo enorme, colpevole di interrompere la lezione troppo spesso.

E’ una complessità che ci si aspetterebbe da un prodotto umoristico con presupposti così strampalati. Eppure, verrebbe da dire ancora una volta, funziona. Nonostante l’unica cosa bella a vedersi sia l’alieno, solitaria gemma grafica in un mare di tavole poco più che mediocri. Per una volta non abbiamo a che fare con la noia del buono-forse-non-così-buono ma con un cattivo inspiegabilmente empatico, sensibile e generoso.

Disegnato in maniera più infantile rispetto al resto del cast (una volta era la spalla comica ad avere questo privilegio, non l’antagonista principale). Alla stessa maniera l’impianto bellico della classica situazione “di assedio” viene sbeffeggiato, stemperandolo in un racconto di formazione scolastico dai toni leggeri.

E’ una gioia sapere che un prodotto simile stia avendo un successo travolgente (12 milioni di copie stampate in Giappone) tanto da meritarsi una serie animata e una trasposizione live-action che, già dal teaser, riesce a riportarci ai tempi del glorioso Calamari Wrestler (o della delirante – e irrinunciabile – trasposizione del già citato Cromartie High School).

Forse più che gioia verrebbe da usare il termine sollievo. Perché non mi sarei mai azzardato a dire che una simile eccentricità risultasse appetibile a un pubblico ormai indirizzato ad altro, atrofizzato nel suo universo di serietà e compostezza. Perché non c’è un solo aspetto in Assassination Classroom che sia banale o telefonato. E allo stesso tempo nessuna forma di ammicco consapevole a questa tendenza così iconoclasta. Bastano questo paio di fattori a renderla una serie che consiglierei a chiunque. Senza contare le copertine dei volumetti. Non sono la cosa più bella del mondo?

Assassination Classroom
di Yusei Matsui
Planet Manga, 2014-2015
6 volumi (in corso), 200 pagine circa
4,20 €

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