L’ultima edizione della kermesse cinematografica Sundance Film Festival – che si tiene dal 22 gennaio al 2 febbraio a Park City, nello Utah (USA) – sta vedendo l’exploit dell’adattamento di un’opera di una apprezzata fumettista e illustratrice underground, Phoebe Gloeckner (che nel 2005 fu ospite del festival ravennate Komikazen).
Dal suo Diary of a Teenage Girl è stato tratto un lungometraggio diretto da Marielle Heller, con protagonisti la giovane attrice britannica Bel Powley e Alexander Skarsgård (noto nel ruolo del vampiro Eric Northman nel serial televisiva True Blood).
Diary of a Teenage Girl è stato pubblicato in Italia nel 2006 da Fernandel con il titolo Diario di una ragazzina . È un romanzo illustrato che racconta la travagliata e precoce formazione sessuale negli anni Settanta di una ragazzina, Minnie, della quale nel precedente A Child’s Life la Gloeckner aveva raccontato la pre-adolescenza (quest’ultimo è uscito in Italia nel 2007, sempre per Fernandel, con il titolo Vita da bambina e altre storie).
Minnie è la Gloeckner stessa, ma non in tutto e per tutto. Vive a San Francisco con la madre e la sorella e durante l’adolescenza ha una relazione col fidanzato quarantenne di sua madre. Per quanto questo sia un elemento rilevante dell’adolescenza della protagonista, il libro non si incentra solo di essa; racconta la passione di Minnie per il disegno, per il fumetto in generale e per Robert Crumb in particolare; mostra le amicizie e le avventure quotidiane della ragazzina o le esperienze con la droga.
Diary of a Teenage Girl unisce il racconto in prosa con illustrazioni e fumetto. Il film si assume il compito non semplice di tentare di portare sulla pellicola una storia complessa, astenendosi da sensazionalismo o morbosità, ma senza evitare scene esplicite.
Le prime recensioni uscite sulla stampa americana considerano quello della Heller un ottimo lavoro nel «riportare il racconto della Gloeckner senza tralasciare elementi significativi […] mantenendo la ambivalenza semi-comica del libro» – dice Variety. Interessante anche l’inserimento di scene animate, graficamente in stile underground anni Settanta, di cui è responsabile l’animatrice Sara Gunnarsdottir. Non sono mancati poi apprezzamenti all’interpretazione dell’attrice protagonista, che Vulture definisce senza mezzi termini «sorprendentemente brava», notando come, sin dalla premiere, nonostante fosse una presenza sconosciuta, si sia fatta notare come «una delle vere star del festival».
Come richiede la brutale ruffianeria del cinema – da cui non si esimono i titoli indipendenti – lo stile grafico crudo della Gloeckner viene in parte tradito dai volti affascinanti dei protagonisti. Ma resta intatta l’espressività di quegli sguardi che contraddistinguono la cifra stilistica intensa della scrittrice/illustratrice, arricchiti dagli scenari di un affascinante contesto anni Settanta ben riprodotto nelle scenografie del film.