Non ci sono dubbi sul fatto che Jean David Morvan sia uno sceneggiatore esperto e prolifico, un’autentica colonna su cui contare. Basti vedere la lunga lista di premi a cui è stato candido o che ha addirittura vinto. Eppure penso siano in pochi quelli che acquisteranno questo volume solo per la sua penna. Poche storie: la vera attrattiva di SpyGames – Dissidenti è il poter toccare con mano il tanto agognato debutto del illustratore Jung Gi Kim nel mondo del fumetto.
Per chi non lo conoscesse, il nostro sud-coreano è diventato celebre sul web grazie ai suoi gargantueschi sketchbook, tomi da centinaia e centinaia di pagine pubblicati a cadenza annuale. Una produzione quasi ossessiva, dove si trova il particolare nel particolare. Il tutto riproposto migliaia di volte e – narra la leggenda – senza apporto di supporti fotografici. Folklore o meno si tratta di lavori incredibili, carichi di stile e carisma oltre che di una tecnica strabiliante, eppure privi di quella credibilità data dal dover lavorare con un obbiettivo – in questo caso raccontare una storia – bene in testa. E infatti viene da chiedersi come mai un fenomeno simile non sia mai stato chiamato a debuttare nell’editoria. Ma ora, grazie ai sempre attenti addetti ai lavori francofoni, finalmente il mondo potrà scoprire come l’arte di Jung si possa sposare con le esigenze di un’industria un poco più complessa di quello a cui pare abituato. E, sorpresa sorpresa, le cose sono andate come si aspettavano tutti.
Eccellenza assoluta nelle vignette più illustrative – vedi la straordinaria copertina – performance un po’ più legnosa quando le cose non devono solo essere belle a vedersi. Ma sarebbe stato molto più strano se fosse successo diversamente. Se c’è qualcosa che anni di letture ci hanno insegnato è proprio come lo storytelling non sia proprio cosa da improvvisare al primo tentativo. Fare un bel disegno o raccontare qualcosa sono proprio due sport diversi, che a volte si sovrappongono ma senza per questo diventare uno indispensabile all’altro (pensate alla povertà stilistica di un sacco di web-comics ma a quanto, nello stesso tempo, riescano a raccontare).
Detto questo le tavole del nostro rimangono comunque ottime, con dei picchi di regia degni di autori molto più navigati. Gli scenari urbani si confermano una delle sue specialità – tanto appaiono reali e brulicanti – così come il dinamismo fine a se stesso. Da questo punto di vista chapeau alla furbizia dello sceneggiatore, capace di scrivere una storia praticamente incentrata sui punti di forza del suo partner. Ambientazione Hong-Konghese, inserzione di un protagonista che pratica arti marziali, un sacco di gente che spara e picchia, esplosioni. Vengono evitate con cura ogni forma di introspezione o di parentesi che richieda davvero di saper fare fumetti. Abbiamo a che fare con una rampa di lancio straordinaria, una sorta di enorme esercizio – basato sulle certezze del nostro debuttante di lusso – per potersi poi gettare davvero nella mischia. Perché dopo questo volume non avremo più, si spera, a che fare con Jung Gi Kim degli sketchbook, ma Jung Gi Kim di Spy Games. Titolo che, detto per inciso, promette bene per quanto riguarda i prossimi volumi.
La trama riprende il cliché del torneo mortale ogni quattro anni e lo riveste di un’inedita patina fantapolitica, svecchiandone un minimo la formula e attingendo (tanto per cambiare) alla nuova serialità televisiva. Le pagine sono come al solito troppo poche per arrivare a una conclusione un minimo soddisfacente, ma in questo caso almeno c’è il piacere innegabile e slegato da tutto delle matite del nostro. Che, senza essere il mostro sacro che qualcuno si aspettava, non si fa certo intimidire dalla prova sulla lunga distanza e azzarda più di quanto ci si aspettava. Non addolcisce per nulla il suo stile e si prende anche la briga di colorare il tutto. Insomma, le promesse per rivederlo sempre più spesso su queste pagine ci sono tutte.
SpyGames – Dissidenti
di Jean David Morvan e Jung Gi Kim
Mondadori Comics, 2014
56 pagine, 9,99€