Jean Giraud amava disegnare. Ossessivamente. Era consapevole di dedicare la maggior parte del proprio tempo al lavoro, piuttosto che alla propria prosaica quotidianità – anche quando si trattava di impegni importanti, come la fondazione degli Umanoidi Associati: «Ero azionista ma non ho mai preso sul serio tutto ciò. Per me non si trattava che di tribolazioni materiali, mi scivolavano addosso. Ero troppo piegato al mio tavolo da disegno per vedere questi aspetti.» Per Giraud il fumetto era disciplina, fatica, sforzo. Era mettersi in discussione e provare a innovare, anche in qualche misura contro se stessi.
Alla fine degli anni Sessanta, per rompere la gabbia – grafica e metaforica – delle cavalcate del tenente Blueberry, si sdoppia. Crea Moebius, un altro io con il quale può immaginare mondi nuovi. A partire da La Deviazione – pubblicata su Pilote nel 1973 – la sua carriera ha una svolta. Con un pugno di storie seguenti – Arzach, Il Garage Ermetico e Scalo su Faragonescia – mette in mostra un mondo di non-storie, slanci immaginifici e invenzioni grafiche che cambieranno per sempre il modo di fare e concepire il fumetto.
A metà degli anni Ottanta è ormai un artista affermato a livello mondiale. La sua fama lo precede. Gli si aprono le porte di Hollywood e si trasferisce per qualche tempo in California. È proprio in questo periodo, durante una cena al San Diego Comic-Con del 1988, che conosce Stan Lee. Il “sorridente”, l’uomo dietro le roboanti frasi degli eroi più famosi di sempre, con il suo tono elettrizzante gli propone una collaborazione. Pur essendo a tutti gli effetti una trovata editoriale – prendiamo due autori famosi e facciamogli fare un fumetto che venderà un sacco – Moebius accetta. A guidarlo è la sua fame insaziabile di provare esperienze nuove. L’idea di realizzare un fumetto secondo gli standard americani lo irretisce. A tal punto che, quando si trova davanti il soggetto, non riesce a capire come affrontarlo. Il problema principale: come rappresentare l’universo marvelliano e Silver Surfer. Un personaggio ideato da un altro grande creatore di mondi come Jack Kirby e in seguito definito da un michelangiolesco John Buscema. Ma, per Giraud, non prendere rischi significa smettere di crescere come artista; e questo – per fortuna sua, e nostra – gli è impossibile.
La storia che si ritrova fra le mani racconta il ritorno di un affamato Galactus sulla Terra. Per tenere fede al proprio giuramento, il Divoratore di Mondi sceglie di non distruggere il pianeta, ma di presentarsi come un Dio e portare gli umani all’autodistruzione. Nel mentre, un predicatore televisivo coglie l’occasione per far suo il messaggio di Galactus, autoproclamandosi profeta del nuovo Dio e spingendo la popolazione a seguirne i voleri. Silver Surfer, che aveva sperato di lasciarsi alle spalle la razza umana e vivere nella miseria, non può stare a guardare ciò che accade e decide di intervenire contro Galactus.
La trama di Stan Lee può essere considerata il suo testamento fumettistico. Lo sceneggiatore riversa nel plot alcuni dei temi a lui più cari, come l’emancipazione, la rivalsa del più debole sul più forte, la giustizia e la speranza. Il fumetto ruota anche intorno a sfumature da pamphlet, come l’ottusità del nostro sistema sociale, il potere ipnotico della televisione, l’inutilità della politica e la cecità della religione.
I suoi celebri dialoghi sono, senza alcun dubbio, sopra le righe come poche volte. Silver Surfer e Galactus parlano quasi per aforismi e frasi ad effetto, ricche di roboante, ingenua ma dolce filosofia. Nel bel mezzo di una lotta, i due personaggi arrivano a imbastire un epico scambio di battute:
Silver Surfer: «Tu che non coltivi scaltrezza e inganni, perché lasci che ti credano un Dio?»
Galactus: «Dio non è forse forza e potenza? Non ho mai visto una divinità. Come posso dire di non essere divino?»
Silver Surfer: «La vera divinità è amore, grazia e saggezza suprema. Nonostante la tua forza, non conosci niente della vita.»
Una volta letto il soggetto, Moebius può fare due cose: disegnare secondo le regole di un autore americano o fare a modo suo. Opta per la seconda. Il risultato è instabile: una via di mezzo fra il classico stile dei comic-book del periodo e una visione personale, rivisitata dagli stilemi classici del fumetto francese. Le prime pagine, quelle che mostrano l’arrivo di Galactus sulla Terra, sono figlie sia della dinamica cinematografica quanto del retaggio della stagione di Métal Hurlant. Le scene di lotta, rese per lo più con splash page, sono invece tipiche del fumetto americano. Nel mezzo, un misto moebiusiano di tavole a tre vignette, campi lunghi, widescreen e profondità.
Anche il segno, potremmo dire, è capriccioso. L’autore stesso afferma di aver dovuto ridisegnare più volte le pagine per trovare il risultato più soddisfacente. Scegliendo di essere il più spontaneo possibile, traccia linee fragili e essenziali. Lavora per sottrazione, cercando di escludere i dettagli. E spesso fallisce. Succede in particolare con i volti dei personaggi e con Galactus, a volte troppo evanescente, altre troppo granitico. La prova migliore la da con la rappresentazione di Silver Surfer. Se quello disegnato da Kirby era massiccio e quello di Buscema atletico, il suo è pieno di grazia. E diventa indimenticabile. Quasi uno standard. Dieci anni dopo, nel 1997, Ron Garney si rifà alla rappresentazione di Moebius, in uno degli ultimi cicli di storie dedicati al personaggio che vale la pena ricordare.
Il Silver Surfer di Moebius – nonostante tutto – vive si della fama del suo disegnatore, ma rimane anche l’ennesima prova della sua grandezza. Non a caso, Giraud è considerato uno degli autori più influenti di tutta la storia del fumetto. E questo lavoro lo dimostra. Il suo volersi mettere continuamente in gioco e il suo sapersi reinventare, lo hanno portato a creare un’opera genuina e personale. Fatta sia di picchi che di cadute, è vero. Ma il suo Silver Surfer – e lo studio dietro di esso – è un grande insegnamento, una parabola: il fumetto è disciplina, fatica, sforzo e richiede di mettersi in discussione, provando a innovare dove si è restii a farlo.
Questo lavoro importantissimo è stato ripubblicato recentemente da Panini Comics in un’edizione deluxe. Il volume, cartonato e di grandi dimensioni, è disponibile anche con copertina poster. Al suo interno, come compendio, c’è un ricco apparato redazionale che comprende le note di Moebius sulla lavorazione.
Silver Surfer – Parabola
di Stan Lee e Moebius
Panini Comics, 2014
Cartonato, 80 pag., €15.00
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