Del caso Spider Woman ormai si è detto tutto. Spendiamo comunque un paio di righe per un riassunto a uso e consumo di chi ha avuto di meglio da fare che seguire questa futile vicenda. Il punto di partenza è del tutto sensato: una grossa casa editrice, la Marvel, cerca di arginare l’emorragia di vendite attirando nuove lettrici invece dei soliti nerd indefessi. I Nostri eroi dimostrano di capire alla perfezione questo nuovo mercato e partono benissimo. Danno alle stampe una testata incentrata su un’eroina capace di emettere feromoni, usando in copertina un’illustrazione di Manara e affidando le pagine interne a un mestierante noto per la selezionatissima documentazione fotografica – erotismo & pornografia – a cui attinge per le sue tavole. Manco a dirlo, l’esito dell’operazione è un disastro su tutta la linea. Poco male, teatrino mediatico archiviato e rimaniamo tutti in attesa del prossimo scandalo da quattro soldi. Peccato che a questo punto entri in ballo il terzo incomodo: DC Comics, interessata quanto la Casa delle Idee a corteggiare questa nuova, fantomatica fetta di mercato che pare spuntata dal nulla dall’oggi al domani. A differenza della Marvel, però, la Distinta Concorrenza decide di fare le cose con intelligenza.
Basta buttare uno sguardo sulle preview di Bat-Girl #35 per capire di cosa si stia parlando. In copertina non abbiamo le natiche puntate al cielo di una ragazzetta vestita di solo body painting. Ci troviamo una ventenne “solo” carina, bardata in un costume a metà tra tendenze nerd e il boom nostalgico dei Novanta (quando mai avete visto un super eroe con i Dr Martens?), impegnata a scattarsi un selfie davanti a uno specchio, circondata da coetanee del tutto incuranti (tatuate e dotate di occhialoni d’ordinanza). Che vi piaccia o meno – e non è detto che vi debba dire qualcosa per forza di cose, visto quanto è mirata l’operazione – stiamo già correndo in due campionati diversi.
Continuando a sfogliare l’anteprima le cose non fanno che migliorare. Le sceneggiature sono affidate a Cameron Stewart (creatore del celebrato web comic Sin Titulo) e Brendan Fletcher (Wednesday Comics), autori dotati di intelligenza, spessore e sensibilità. Non certo macchine da mega-evento o da crossover improbabili. Alla stessa maniera le matite della talentuosa uber-nerd Babs Tarr (una che questo fumetto probabilmente lo aspettava da una vita) si adattano perfettamente all’operazione. Siamo anni luce dai soliti titoli di mantelli e tutine in latex. Ci avviciniamo, piuttosto, a titoli come Scott Pilgrim o alle produzioni di Becky Cloonan (guarda caso coinvolta in un’altra miratissima operazione DC: la nuova Gotham Academy, testata indirizzata a un pubblico young adult sospesa tra urban fantasy e stilizzazioni manga). La matrice d’evasione pura è sempre presente, ma il vero fulcro d’attenzione sono gli spicchi di “realismo” – virgolette molto d’obbligo – da teen-drama che si infilano tra le intercapedini del racconto supereroistico.
Barbara Gordon è un’universitaria appena trasferitasi nel quartiere più hip della città (proprio come l’Hawkeye della Marvel. Ormai la gentrificazione urbanistica non ha più segreti per gli eroi mascherati). Gli piace fare festa, bere e intrattenersi con i ragazzi. Di tanto in tanto, studia per dare gli esami. Il resto del tempo battibecca in maniera brillante con le sue amiche e sembra vivere in maniera perfetta il presente (torniamo al discorso dei Dr Martens gialli, che sembrano una sciocchezza, ma sono una perla di arguzia e ruffianeria come non se ne vedono spesso). Puro pop-punk inoffensivo, eppure tanto spietato quanto chirurgico nel centrare il suo obbiettivo. Ricordatevi che dicevano la stessa cosa di Buffy, e sappiamo tutti come è andata a finire.
Fate un confronto con quanto offerto dalla Marvel (visto che Bat-Girl #35 non è ancora uscito, fermatevi pure alla copertina) e vedete voi cosa potrebbe attirare di più una giovane lettrice (magari tatuata e con occhialoni a montatura spessa) amante dei fumetti. Io non sono certo un fine analista di mercato, ma un’idea me la sono fatta. Soprattutto se pensiamo ai titoli che abbiamo citato come fonte di ispirazione di questa nuova serie.
Già poche ore dopo la pubblicazione dell’anteprima la rete non poteva esimersi dall’esprimere un’opinione, spaccandosi – altrettanto ovviamente – a metà. Chi approva a pieni voti il progetto e chi lo scarica al volo, etichettandolo con notevole sforzo di fantasia come “hipster” (come se questo termine avesse ancora senso) o “finto-alternativo” (etichetta che non si usava da almeno quindici anni e nessuno ne sentiva la mancanza). In realtà la convinzione con cui un sacco di gente crede nel fatto che l’industria culturale sia composta solo da volenterose ONLUS ai servizi dei suoi gusti personali è commovente. Con le vendite non proprio rosee che hanno distinto le ultime annate è necessario provare qualcosa di nuovo. Se questo significa aggiornare in maniera brutale una mitologia vecchia ormai sessant’anni, ben venga.
L’intelligenza dell’operazione in questo caso è lampante, pari solo a quella dietro la nuova Ms. Marvel. Verrebbe da citare anche la meravigliosa serie Runaways, con i suoi adolescenti sessualmente mutaforma, fissati con il gotico giapponese, in ansia per il fisico eppure del tutto tranquilli nell’accettare nel gruppo un velociraptor proveniente dal futuro. Una serie di cui non ricordo un singolo arco narrativo, ma di cui riesco ancora a tratteggiare con facilità le psicologie dei protagonisti.
Ancora una volta i consumatori seriali di cultura pop – massa che ama definirsi come “bulimicamente attratta dalle novità” – si dimostrano reazionari della peggior specie. Il nuovo deve sempre avere un retrogusto di Xanax riconducibile al consueto. Non capiscono che l’industria non può più reggersi solo sulle loro scheletriche spalle di true believer, ma occorrono forze nuove per sostenere tutta la baracca. E in questa prospettiva Bat-Girl parte nella maniera migliore.