Da oggi, 3 settembre, è disponibile presso librerie e fumetterie La vita inattesa (Rizzoli Lizard), un’antologia di racconti che è uno dei progetti editoriali più ambiziosi dell’autunno fumettistico. Si tratta di un volume collettivo, realizzato da una dozzina di autori di primo piano del fumetto nazionale, più un ospite straniero, che nasce come sponda disegnata di Viverla tutta, campagna di comunicazione e impegno sociale promossa dalla casa farmaceutica Pfizer a partire dal 2011, con il coinvolgimento della comunità scientifica, delle istituzioni e di un forum di Repubblica.it. L’obiettivo è promuovere la diffusione della cosiddetta Medicina Narrativa e favorire la condivisione delle testimonianze di malattia.
L’ispirazione del volume nasce proprio da queste storie. Un terzetto di sceneggiatori, composto da Micol Beltramini, Alessandro Ferrari e Tito Faraci ha selezionato dieci testimonianze ed esperienze con le malattie da parte di malati e parenti (cinque i primi due, in coppia, e altrettante il terzo). Per tradurle in immagini, sono stati chiamati dieci disegnatori, dalle sensibilità grafiche quanto mai diverse: Paolo Bacilieri, Massimo Carnevale, Laura Scarpa, Thomas Campi, Vincenzo Filosa, Marco Corona, Giuseppe Palumbo, Tuono Pettinato, Silvia Ziche e l’americano Nate Powell. La copertina del volume è stata realizzata da Manuele Fior.
Sfidante non solo per il contenuto, ma anche per il metodo – reinterpretare esperienze di vita profonde, senza nascondere il dolore e la vitalità vissute in prima persona – La vita inattesa è stata anche un’occasione per gli autori, impegnati intorno a un tema poco visibile sui media, e in un complesso progetto collaborativo. A proposito del lavoro con Ferrari, Micol Beltramini ci ha raccontato: «Io vengo dai libri, lui dalle sceneggiature di fumetti; ci capita spesso di usarci da punching-ball per le cose che scriviamo. E’ anche un metodo efficacissimo per non continuare a sbattere come una falena contro le tue pareti: a volte basta una parola dell’altro e pensi, dio, come ho fatto a non arrivarci prima?»
Il contributo di Ferrari è stato tecnico, ma non solo, come spiega lui stesso: «E’ impossibile restare fuori quando leggi cose così, è impossibile non sentire, non emozionarti, non piangere. Allo stesso tempo ho cercato di non essere invasivo. Io ero e sono un tramite di quelle storie, non il loro autore. Spero di esserci riuscito, spero di aver tramandato nel modo giusto il cuore di quelle persone, quello che volevano dire e quello che i lettori dovrebbero ricevere.» Secondo Beltramini, occuparsi di queste storie è stato «come trovarci tra le mani delle sfere di cristallo preziose e fragili, e guardarci l’un l’altro pensando: okay, qual è il modo più bello e più giusto per farle arrivare a destinazione senza che si rompano – e in modo che tutti possano vedere come brillano?»
Di fronte al tema della malattia, il coinvolgimento umano è stato inevitabile, come riconosce anche Tito Faraci. Che si è avvicinato a questo lavoro «all’inizio con paura. Paura di confrontarmi con l’argomento. Paura di non farcela, di non riuscire a raccontare quello che, pensavo, sarebbe stato soltanto o soprattutto il dolore. E invece, leggendo le storie vere da cui siamo partiti, ho trovato una sorpresa: la speranza. E non solo. La malattia non è solamente una perdita, ma anche la possibilità di ritrovare l’affetto delle persone attorno e una nuova forza in se stessi.» La cosa più difficile, aggiunge, è stata trovare il registro giusto: «Ha stupito persino me come alcune storie si prestassero a essere raccontate anche con leggerezza e con ironia. Trasformando la tragedia in commedia, ma senza per questo sminuire l’importanza del tema o, tanto meno, mancare di rispetto ai protagonisti. È il caso, in particolare, delle storie disegnate da Silvia Ziche e Marco Corona, dove arriva anche la risata liberatoria, vitale.»
Raccontando aspetti che vanno dalla sofferenza alla guarigione, e dalla medicina al rapporto medico-paziente, La vita inattesa è un volume che non offre una tesi, e piuttosto esplora gli aspetti più intimi e dolorosi di una fase drammatica della vita di alcune persone, per trasformarla in una ‘lezione di vita’, preziosa per sé e per gli altri. Storie come “La chiave della prigione” e “La speranza è una farfalla”, scritte da Beltramini e Ferrari e disegnate da Laura Scarpa e Massimo Carnevale, scelgono la via di un approccio evocativo, quasi lirico. Altre, invece, sono raccontate da un punto di vista esterno alla malattia, come può essere quello della figlia costretta ad accudire la madre affetta da Alzheimer in “Per ogni mostro che che crea”, disegnata da Nate Powell. O come quello dei due figli che, ignari della malattia del proprio padre, fantasticano sulle sue assenze (per complicati interventi chirurgici) ritenendole prove del fatto che il papà abbia una seconda vita: un “Super agente segreto”, come racconta il capitolo firmato da Beltramini e Ferrari con Tuono Pettinato, una delle prove più commoventi del volume, insieme al racconto di Faraci e Filosa dedicato ad Anna, anziana signora consumata dall’Alzheimer. Ciascuna storia presenta quindi non solo una malattia e un’esperienza, ma una forte caratterizzazione narrativa, fino all’estremo della surreale e comica “Uno di tanti”, l’episodio di Faraci e Ziche, in cui i protagonisti sono dei globuli bianchi, alieni di un mondo sovraffollato che illustra – giocando – la loro proliferazione incontrollata dovuta alla Leucemia Mieloide Acuta. Un gioco riuscito, che rende lo stile umoristico della disegnatrice e dello sceneggiatore perfettamente in grado di esprimere il paradosso di una malattia “strana”, o percepita come tale da Daniela.
“Fornire strumenti concreti per promuovere una maggiore centralità dei pazienti e mettersi in ascolto del loro vissuto e dei loro” è l’obiettivo dichiarato da Massimo Visentin, presidente e amministratore delegato di Pfizer Italia. In piena sintonia con il movimento internazionale intorno al Graphic Medicine, “genere” che si prefigge di esplorare e rappresentare fumettisticamente i discorsi sulla malattia e la cura, La vita inattesa potrebbe essere un primo, organico tentativo di promuovere la cultura e la pratica della Medicina Grafica. Come ha riconosciuto anche l’autorevole British Medical Journal, in un articolo del 2010 molto citato in ambito scientifico, “le storie grafiche hanno un ruolo importante nella cura del paziente, nella sua educazione medica, e nella critica sociale della professione medica”. In fondo, “un motivo per cui questa pratica non si è ancora troppo diffusa, è probabilmente perché la maggior parte dei medici non ha ancora avuto modo di considerare i suoi meriti.” Al di là dell’interesse comunicativo della singola casa farmaceutica, dunque, questo volume potrebbe essere anche un segnale: quello di un uso sempre più consapevole del fumetto, anche in Italia, tra i tanti strumenti usati nel contesto della relazione di cura.