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Lo Straniero di agosto-settembre, con copertina di Scarabottolo e i Premi 2014

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La copertina del numero di agosto-settembre de Lo Straniero – la rivista diretta da Goffredo Fofi – è realizzata da Guido Scarabottolo, uno dei più famosi illustratori italiani. Nato nel 1947 a Sesto San Giovanni e laureato in architettura presso il Politecnico di Milano. Grafico e illustratore ha lavorato per tutti gli editori italiani, la RAI, le principali agenzie di pubblicità, le maggiori aziende nazionali e collabora a progetti in Giappone e negli Stati Uniti.

In questo numero vengono assegnati e motivati i Premi Lo Straniero 2014, che vedono vincitori 3 fumettisti.

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Il sommario

Apertura

Sette poesie di César Vallejo

Persuasioni

La cultura secondo Sinibaldi di Piergiorgio Giacchè – Come sopravvive un Papa di Iacopo Scaramuzzi – Tracce per la maturità di Gabriele Vitello – Ancora su “I buoni” di Luca Rastello – Brasile 2014, la “derrota” di Luiz Ruffato incontro con Alessandro Leogrande

Ricordo di Bianca Guidetti Serra

Le certezze morali di Santina Mobiglia – Emanuele Artom. Primavera 1944 di Bianca Guidetti Serra

Orizzonti

Il paese dei fuochi: l’Italia del biocidio a cura di A Sud

Analisi delle lotte ambientali di Marica Di Pierri e Salvatore Altiero – Le dinamiche dello sviluppo industriale di Giorgio Nebbia – Dal biocidio all’alternativa di Giovanni Carrosio – Mare e petrolio di Alex Giuzio – Le bonifiche in Italia di Marino Ruzzenenti – Beni comuni e comunità di Giovanna Ricoveri – Ripensare il diritto di proprietà di Paolo Maddalena – Epidemiologia e cittadinanza di Gianni Tognoni – Autonarrazione e ricostruzione di Stefano Laffi – Testimonianze: Chiaiano, Campania di Leandro Sgueglia – Abruzzo, già regione verde di Luigi Iasci e Silvia Ferrantes – Alle porte di Roma di Alessandro Coltré – Valle del Mercure, Basilicata di Ivano Farina – In provincia di Savona di Maurizio Loschi – Civitavecchia, Lazio di Maria Elena Lacquaniti

Arte e parte

I nostri ieri. 3

Domande su romanzo e storia di Lo straniero

Le risposte di Roberto Alajmo, Franco Arminio, Arrigo Arrigoni, Silvia Avallone, Silvia Ballestra, Ginevra Bompiani, Alberto Capitta, Alessandro De Roma, Helena Janeczek, Salvatore Mannuzzu, Alessandro Mari, Gilda Policastro, Luca Ricci, Igiaba Scego, Aldo Tanchis, Chiara Valerio, Massimiliano Virgilio

Opere e giorni

Il dopostoria di Francesco Maino di Gianfranco Bettin – Hermans: università e ghiacci di Sara Honegger – Aldo Natoli e il valore del dissenso di Mauro Boarelli – Tre libri su grandi registi di Paolo Mereghetti – Raccontare gli animali di Marco Reggio

Premio “Lo straniero” 2014

Il 13 luglio scorso, a Santarcangelo di Romagna, all’interno della quarantaquattresima edizione del Festival internazionale del teatro in piazza, si è svolta l’edizione 2014 del premio “Lo straniero”, sostenuto da un comitato istituito per l’occasione. La giuria dei collaboratori e amici della rivista, composta da Alice Rohrwacher (presidente) Anna Antonelli, Cecilia Bartoli, Silvia Bottiroli, Anna Branchi, Costantino Cossu, Goffredo Fofi, Piergiorgio Giacchè, Vittorio Giacopini, Gianluca Farinelli, Sara Fgaier, Sara Honegger, Roberto Koch, Nicola Lagioia, Alessandro Leogrande, Giulio Marcon, Paolo Mereghetti, Emiliano Morreale, Fausta Orecchio, Damiano Pergolis, Rodolfo Sacchettini, Alessio Trabacchini, Emilio Varrà, Nicola Villa, Dario Zonta ha consegnato il premio a:

A Sud è un’associazione (Laura Greco, Marica Di Pierri, Lucie Greyl, Salvatore Altiero, Giulia Branda, Giulia Dakli, Chiara Spizzichino) che da oltre dieci anni, si occupa di cooperazione tra nord e sud del mondo; formazione ambientale e interculturale; ricerca sulle questioni legate ai conflitti ambientali, alla riconversione ecologica delle attività produttive e del settore energetico; promozione di campagne nazionali e internazionali per la difesa dei beni comuni e per la giustizia ambientale e sociale; comunicazione su nuovi modelli di sviluppo, sui temi della democrazia partecipata e comunitaria. In un epoca in cui l’ecologismo è chiamato a nuove sfide, e innanzitutto a ripensare le premesse del proprio agire, A Sud costituisce uno dei pochi esempi in grado di coniugare riflessione teorica e azione nei territori, in Italia e altrove.

Paolo Bacilieri. Fumettista, ha esordito nella “ditta Bonelli” e nel seriale (i tempi di Napoleone) ed è partito dall’eleganza di Milo Manara per trovare rapidamente una propria strada, emancipandosi anche sul piano del racconto nella perlustrazione di un rapporto tra immagine e testo, tra fumetto e letteratura, che ha dato lo splendido risultato di Sweet Salgari, rievocazione degli ultimi giorni di vita del grande visionario in cui si incrociano una puntigliosa precisione ambientale e l’adesione a una sensibilità adolescenziale che trasfigura il reale e lo fa più vero del vero.

Alfonso Berardinelli. Certamente il più significativo “critico della cultura” nell’Italia degli ultimi decenni. Si definisce “critico senza mestiere”, ma è uno dei nostri maggiori saggisti pari a Pasolini, Calvino, Garboli, La Capria e al suo sodale Bellocchio, con cui ha fondato e diretto “Diario”. Lontano dal giro accademico e giornalistico, ha difeso la vitalità del genere saggistico e della sua storia e ha praticato il saggio muovendosi tra critica letteraria e critica sociale, affrontando l’opera di Morante, Rosselli, Giudici, Zanzotto, smontando quella di “mostri sacri” come Scalfari o Eco in opere significative come Nel paese dei balocchi, L’esteta e il politico, L’eroe che pensa, Stili dell’estremismo…

Ginevra Bompiani. Si è occupata degli scrittori, soprattutto scrittrici, che ha sentito più congeniali (Austen Bronte Dickinson Woolf Plath Morante ma anche Manganelli, Walser…) e ha tradotto Artaud, Céline, Leonora Carrington, la Yourcenar…). Ha fondato e dirige la casa editrice nottetempo, dove è coadiuvata da collaboratrici partecipi ed entusiaste, che figura tra le poche cose originali dell’editoria di questi anni. Ha scritto romanzi e saggi incuranti delle mode, fedeli a un’esigenza di chiarezza e di profondità, ultimo dei quali il ritratto di un amico, lo scrittore spagnolo José Bergamin, uno degli autori da cui ha appreso un’idea, rara in Italia, di libertà e di responsabilità.

Celeste Casciaro. Non ha avuto una vita facile e non è cresciuta nel mondo intellettuale. Compagna di Edoardo Winspeare, condivide con lui l’idea di un Salento e di un Sud refrattari all’invasione turistica e mediatica, forti delle loro radici contadine. E ha messo in qualche modo in scena se stessa, rivelandosi attrice di straordinaria sensibilità e misura – la migliore del cinema italiano degli ultimi anni – nella storia narrata in In grazia di Dio, dove incarna, attorniata da un coro famigliare tutto di donne, la speranza in un’Italia migliore insensibile al ricatto della ricchezza e del cosiddetto successo.

Paolo Di Stefano È tra i rari giornalisti culturali italiani degni d’attenzione e conosce bene il mondo dell’editoria, ma soprattutto ha scritto romanzi interessanti, che hanno una base esperienziale forte (è cresciuto in Canton Ticino da genitori siciliani). Negli ultimi due lavori ha affrontato la ricostruzione di un tragico avvenimento di storia operaia dell’emigrazione in La catastròfa, sulla tragedia di Marcinelle, e un fatto di cronaca in un’Italia ancora contadina ma vicina al “miracolo economico” (e l’errore giudiziario che ne seguì) in Giallo d’Avola, esemplare incontro di inchiesta e romanzo dagli inattesi risvolti pirandelliani.

Giorgio Falco. Nell’ottimo e imprevisto raccolto letterario di questa stagione, il suo ultimo romanzo La gemella H ci è sembrato quello più originale, insolito – un’evocazione storica che parte dagli anni trenta tedeschi e giunge, via Alto Adige e Romagna balneare, sino alla Milano nostra contemporanea. Esso è anche un lucidissimo ritratto della storia del ceto medio europeo (qualcuno l’ha definito I Buddenbrook della piccola borghesia) e del suo equivoco rapporto con la storia sociale e politica, ma ancorato profondamente in quella delle merci e del consumo. Dopo Pausa caffè e L’ubicazione del bene si era già in molti a credere nel suo talento, ma questa conferma ci ha sorpreso e entusiasmato per la sua serietà e maturità.

Fibre parallele è, dell’ultima generazione, una delle poche compagnie che sta “resistendo” alle crisi di oggi con spettacoli che crescono per profondità e forza drammaturgica. Il nucleo della compagnia, residente a Bari, è costituito da Licia Lanera, attrice e regista, e da Riccardo Spagnulo, attore e drammaturgo. Si distinguono per una ricerca che, guardando al Sud italiano e avvalendosi di elementi fortemente teatrali, sa mescolare elementi grotteschi con tratti visionari, senza rinunciare a una crudele comicità.

Manuele Fior. Viene da studi di architettura e, cesenate, ha vissuto a Venezia, Berlino, Oslo, Parigi lavorandovi come illustratore. È autore di graphic novel che, nella scelta del linguaggio grafico, nella costruzione delle sceneggiature e nel rapporto testo-immagine, nell’uso di un colore che sa esprimere l’intensità e le sfumature delle emozioni, che sa suggerire o mostrare, non ha niente da invidiare a nessuno. Ha al suo attivo alcune opere come La signorina Else, da Schnitzler, Cinquemila chilometri al secondo, una storia di sentimenti e infine L’intervista, storia quotidiana anche se di extra terrestri, perché gli e.t., egli dice, siamo (o siamo diventati) noi.

Fabrizio Gifuni. Tra cinema, teatro e televisione, nonostante il successo e i tanti premi ricevuti, Gifuni non ha perso la testa e sa adempiere agli obblighi del suo mestiere – l’attore – accettandone le costrizioni professionali senza mai dare al pubblico una prestazione approssimativa e però esaltandosi quando può lavorare su progetti più arditi, e mai dimenticando le maggiori esigenze, per l’attore, del lavoro teatrale su quello cinematografico e televisivo. Ha recitato per Amelio, Giuseppe Bertolucci, Giordana, Chiesa, Di Majo, Molaioli, Winspeare, Capuano, Virzì e altri, ma si direbbe sia stato veramente felice dando il meglio di sé in teatro, su testi di Pasolini, Gadda, e ora Camus.

Roberto Minervini. È un esempio di come possa essere ancora entusiasmante il lavoro di regista cinematografico. Venuto dalla provincia marchigiana, finito a New York e poi in Texas (ma sta girando in questi giorni in Louisiana) si è imposto all’attenzione dei festival con due film bellissimi, che ci hanno commosso quanto le vecchie narrazioni documentarie di Robert Flaherty. Sono Low Tide e Stop the pounding heart, storie texane prive di connotazioni folkloriche accattivanti, storie di madri e di figli, di crudeltà del vivere e di delicatezza dei sentimenti, di un’America che il cinema americano ha quasi sempre mistificato.

Le Nuove Edizioni di Comunità, sorte da poco riprendendo il vecchio simbolo della campana caro ad Adriano Olivetti, rientrano nel vasto panorama delle attività della Fondazione Olivetti che dal 1962 tiene in vita, in più modi e in tempi non sempre propizi, la memoria e l’esempio dell’attività e dell’intelligenza del grande imprenditore, riformatore sociale, studioso ed editore eporediese. Le dirige e coordina Beniamino De’ Liguori, con una partecipazione che risponde all’obbligo morale di mantenere in circolazione idee (come quelle espresse in La città dell’uomo o in L’ordine politico delle comunità) invise ai profittatori dell’economia e della politica, incuranti d’altro che del proprio benessere e di un’idea di sviluppo basata sul più bieco sfruttamento dell’uomo e delle risorse.

Alessandro Sanna. Di origine sassarese, insegna e vive tra Verona Mantova Bologna e ha ideato e illustrato libri per bambini e grandi albi di poche o nessuna parola, come Moby Dick, essenziale e affascinante fantasia marina, e il formidabile, incantevole, grande libro del Po, Fiume lento. Le stagioni e i colori, le rive e i villaggi, le opere e i giorni del nostro fiume maggiore di cui si sono nutrite folle e regioni vi sono evocate, mostrate, interpretate in tante tavole orizzontali con un’attenzione appassionata, delicata e precisa, partecipe e fedele, che sfocia talvolta in un magnifico tripudio di segni e di luci, di realtà e di sogno.

Ferdinando Scianna. Fotografo, la sua opera è paragonabile per la ricchezza e perspicacia dell’approccio, a quella del suo maestro Cartier Bresson, e per la vastità delle perlustrazioni a quella del nostro Berengo Gardin. Ma forse l’acutezza dello sguardo egli l’ha mutuata da quella di Leonardo Sciascia a cui fu vicino e che lo assistette per Les Siciliens, Feste religiose in Sicilia, La villa dei mostri… (ma gli viene anche da Borges e dall’amicizia con tanti scrittori e registi). Scianna è mosso da un’irrequieta e insoddisfatta curiosità e dal bisogno di mettersi alla prova di fronte alla ricchezza delle immagini del mondo, ma ha raccontato da sociologo o antropologo Quelli di Bagheria, la città dov’è nato, e ha unito magistralmente immagini e scrittura in Ti mangio con gli occhi e Visti & Scritti.

Benedetta Tobagi. Con due libri, Come mi batte forte il tuo cuore, fortemente autobiografico, mosso dalla necessità di fare i conti con i propri lutti, bensì non solo privati, e con Una stella incoronata di buio, Benedetta Tobagi ha saputo imporre una personalità non facilmente classificabile, tra le scrittrici e le giornaliste italiane, di rara esigenza morale e di raro super io sociale. Il secondo libro ha per sottotitolo Storia di una strage impunita, ed evoca, anzitutto per il tramite di un bellissimo personaggio di donna e militante, l’infame vicenda degli anni sanguinosi e oscuri della nostra storia recente, quella della strage di piazza della Loggia a Brescia, nel 1974.

 

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