Il 9 giugno di ottantacinque fa, nella quarantacinquesima Silly Symphony, intitolata The Wise Little Hen (La gallinella saggia), faceva il suo debutto quello che, insieme a Topolino, è diventato il più popolare fra i personaggi Disney: Donald Duck, alias Paperino (alias Paperinik, Double Duck, Paperin Pestello, Paperin Furioso etc. etc.).
Il corto animato, diretto da Wilfred Jackson, racconta la storia della gallinella del titolo che, dovendo seminare il proprio campo di mais, chiede aiuto a Meo Porcello e, appunto a Paperino. I due però rifiutano ripetutamente il lavoro, adducendo come scusa un inesistente mal di pancia. Dopo la raccolta, e dopo aver scoperto l’inganno, la gallinella prepara un lauto banchetto per i propri pulcini. Ha riservato, però, qualcosa anche per i due fannulloni, i quali accorrono prontamente al richiamo della vicina, certi di poter abbuffarsi con qualche leccornia. Ma c’è una sorpresa: il cestino, invece di contenere chissà quale prelibatezza, è stato riempito con una bottiglia di olio di ricino, la cura migliore per i loro dolori. A Paperino e a Meo Porcello non resterà che prendersi reciprocamente a calci.
La semplice storia, tratta da un racconto popolare, esalta l’etica del lavoro negli Stati Uniti rurali degli anni Trenta, lo stesso sfondo su cui aveva esordito, qualche anno prima – fra baracche, fienili e steccati divelti – l’amico/rivale Topolino. In questa prima apparizione c’è quindi molto più del Paperino italiano “scansafatiche” – senza però la connotazione eroica e anarcoide con cui gli autori nostrani ne hanno condito la leggendaria pigrizia – che di quello, sì sfortunato ma caparbio e ingegnoso, tratteggiato da Carl Barks, “l’uomo dei paperi”, il migliore interprete della sua complessa psicologia.
Del nome Donald Duck veniamo a conoscenza leggendolo sul salvagente che funge da insegna della sua house boat, e inoltre scopriamo che è il vicepresidente (il presidente è Meo Porcello – Peter Pig) del fatiscente Idle Hour Club. Il club (tradotto come Il club dei pigri), così come la coppia di amici, ancora impegnati a trovare complicati stratagemmi per evitare il lavoro in qualsiasi sua declinazione, sono peraltro ricomparsi in due recenti storie pubblicate su Topolino: Paperino e il certame del nipotame e Paperino e la pigrizia a doppio taglio.
Dal 1934 ad oggi molte cose, per quanto riguarda il papero – o anatra – vestito alla marinaretta, sono cambiate. Molte altre sono rimaste le stesse. Da La gallinella saggia in poi le sue apparizioni si moltiplicheranno, sia al cinema che nei fumetti, dove esordirà come protagonista per mano di Ted Osborne (testi) e di Al Taliaferro.
Saranno però gli autori europei i primi ad intuire le reali potenzialità del personaggio. In particolare l’inglese William Ward e l’italiano Federico Pedrocchi, nel 1937, realizzeranno le prime avventure ‘lunghe’ dedicate a Paperino. In quell’anno, infatti, esordirà il settimanale “Paperino e altre avventure” (direttore lo stesso Pedrocchi), che in prima pagina presenta l’episodio iniziale di Paolino Paperino e il mistero di Marte (testi e disegni di Pedrocchi), un racconto che vanta diversi primati: è la prima vera storia Disney realizzata in Italia; è la prima storia avventurosa con protagonista Paperino, per di più ambientata in un contesto fantascientifico; ed è anche la prima occasione in cui compare il nostro Belpaese, visibile da un oblò del razzo che porta il protagonista fuori dall’atmosfera terrestre.
E’ l’inizio di una lunga avventura artistica ed editoriale che trasformerà Paperino, arrivato da emigrante dall’altra parte dell’oceano, in una delle maschere della nostra tradizione popolare. Accusato di essere un qualunquista, un fascista, un comunista, e interpretato alla luce di qualsivoglia teoria socio-psico-antropologica (anche più del suo compare Topolino) Donald è, forse più semplicemente, uno di noi. Una personalità non monolitica, sfuggente e complessa che gli autori italiani, dopo Carl Barks, sono stati sicuramente i migliori ad approfondire e tratteggiare.
I genetliaci dell’iracondo papero, nel corso dei decenni, sono stati variamente festeggiati dalle testate Disney italiane, con volumi e copertine dedicate al personaggio, così come attraverso storie speciali. Fra quest’ultime vale la pena di ricordarne quantomeno due. Buon Compleanno Paperino, scritta e disegnata da Marco Rota, ne ha raccontato le vicende dal punto di vista soggettivo di un reporter, che intervista il festeggiato e i membri della sua famiglia, proprio allo scopo di ricostruirne le tappe.
L’altra è l’anomala, per quanto omonima – e a tratti zoppicante – Buon compleanno Paperino. Di origine danese e pubblicata anche sul settimanale Topolino, racconta la storia di un Paperino stranamente ossessionato dall’idea di invecchiare. Il tormentone che ripetono amici e parenti, costretti a subire le sue lamentazioni, recita “Nessuno è più ridicolo di un vecchio ridicolo”; e il Nostro parte alla ricerca di un elisir di eterna giovinezza. L’insegnamento finale è che, naturalmente, l’importante è sentirsi giovani dentro. Facile per chi, in realtà, in ottantacinque non è invecchiato di un giorno.
Buon Compleanno, Paperino!
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