Il 22 maggio esce il primo numero di Real Life, magazine a fumetti edito da Panini-Disney per un target di adolescenti, pensato come progetto multimediale anche attraverso lo sviluppo di una piattaforma social online. Protagoniste della storia, tre giovanissime ragazze: Amber, Alice e Andrea, studentesse all’International High School di Londra. La storia ha inizio nel momento in cui, durante un pomeriggio passato in punizione, le tre amiche creano il falso profilo di un ragazzo – praticamente perfetto – su Real Life, il social network più frequentato del momento. Il giorno dopo, come per magia, a scuola tutti parlano di lui…
La serie è stata scritta da tra sceneggiatrici: Barbara Baraldi, Paola Barbato e Micol Beltramini, con la collaborazione di Alessandro Ferrari. La prima fase di disegno è stata affidata a Diana Tomatozombie e la fase di pre-produzione ad Alberto Zanon. Abbiamo chiesto agli autori di raccontarci meglio il progetto e lo sviluppo della lavorazione.
Trovate qui, in anteprima, una selezione di tavole dal primo numero di Real Life.
Alessandro Ferrari
Lavoro a Real Life da due anni esatti. Ma il progetto è iniziato ancora prima, direi un anno prima, sì. Quindi fanno tre anni di gestazione. So che sembra molto tempo, ma quando si lavora a una property Disney così importante, e del tutto nuova, è decisamente normale. Si tratta di un fumetto. Anzi di una serie a fumetti. È la storia di tre ragazze che non sono assolutamente amiche e che per una strana coincidenza si ritrovano davanti il loro ragazzo ideale in carne e ossa. Lo avevano solo immaginato, creandone un profilo finto sul social-network Real Life (il nostro facebook), e poi se lo trovano davanti. Vero. È così che comincia la storia. È un sogno che si realizza, l’Amore con la A maiuscola. O almeno sembra. “Beware what you wish for” dice una delle headline iniziali di Real Life, e non vi dico altro!
È stato un lavoro enorme, collettivo, industriale nel senso migliore del termine. Si parla sempre di industria del cinema, bene questa è l’industria del fumetto. Tutti mettono un pezzo della loro professionalità e competenza per arrivare alle lettrici – che sono il nostro vero obiettivo, è a loro che si rivolge Real Life. Leggete i credits di ogni numero, che sono un po’ i nostri titoli di coda, e vedrete quante persone lavorano per questo. È merito di tutti loro se Real Life esiste.
Abbiamo messo insieme uno storyline poi lo abbiamo integrato e sviluppato in dodici soggetti – esattamente come si fa con le serie TV: perdendo le notti per far funzionare tutto, aggiustando sottotrame, cambiando personaggi e inventandocene di nuovi, inserendo colpi di scena e turning points. Si sono aggiunti altri sceneggiatori, anzi sceneggiatrici, come Silvia Gianatti, Valentina Camerini, Tea Orsi. La città ha preso forma definitivamente. A quel punto siamo passati agli esseri viventi che dovevano abitarla, ovvero alle sceneggiature vere e proprie.
La cosa che mi ha sorpreso di più sono le emotidolls. Lo scoprirete leggendo, ma sono la versione emotiva delle protagoniste. Sono divertentissime, io le adoro. Cambiano completamente una scena, la rendono speciale e unica anche quando è normalissima. In pratica abbiamo personalizzato tutti i sentimenti di Amber, Andrea e Alice. Ma non basta. Non sarebbe Real Life se non avesse le vignette immaginate, cioè i sogni e gli incubi immaginati dai personaggi, e soprattutto se non ci fosse “Real Life”, il social network del nostro mondo immaginario. Un social network che esiste davvero. Andate a controllare sui siti Disney di tutto il mondo se non vi fidate. Real Life al momento è già uscito in Francia, Spagna e Portogallo. L’Italia è il prossimo paese dove uscirà ufficialmente il 22 Maggio per Panini Comics.
Se devo dire un’ultima cosa? Spero che Real Life sia un prodotto Disney, che lo sia davvero, cioè. Lavoro con la Walt Disney da dieci anni e se c’è una cosa che desidero è scrivere una storia che possa regalare la stessa emozione del trenino di Disneyland, quello che dal parcheggio ti porta dentro il parco. Se lo avete provato sapete di cosa sto parlando.
Paola Barbato
E’ un progetto che si rivolge a un pubblico giovanissimo prevalentemente femminile che coinvolge anche gli aspetti sociali, sempre più diffusi, della tecnologia attuale (cellulari, computer e social network). Io sono stata contattata direttamente dalla Disney per sviluppare un nuovo concept e insieme a me c’erano le amiche Micol Beltramini e Barbara Baraldi.
Il primissimo incontro è avvenuto nel mese di gennaio 2011, a cui mi sono presentata con la mia seconda figlia che all’epoca aveva un mese di vita. Abbiamo buttato nel calderone un po’ di idee e poi abbiamo iniziato a lavorarci, sia separatamente che insieme. L’idea base ha iniziato a prendere forma e nell’arco di un anno noi ragazze, insieme con lo staff Disney, abbiamo sviluppato la linea orizzontale della serie e tutti i personaggi, ciascuno con il suo universo personale e famigliare. Diana Tomatozombie ha dato vita ai bozzetti su cui sono stati strutturati i personaggi poi sviluppati dai character designers della Disney. A questo punto, formato il nucleo, la palla è passata allo staff interno della Disney che ha scritto, sceneggiato e disegnato gli episodi.
Ora non ci resta che aspettare di vedere su carta i primi numeri e vedere come saranno accolti dalle giovani lettrici (che annovereranno anche la maggiore delle mie tre figlie).
Micol Beltramini
Abbiamo cominciato a lavorare a Real Life nel 2011. La Disney cercava un fumetto che andasse a sostituire Witch (stesso target, grosso modo 8-12), ma più ‘realistico’ e meno fantastico, per una volta: ci hanno convocate e ci hanno chiesto di pensare a storie che non implicassero magia e dintorni. Perché noi? Perché eravamo tre donne scrittrici, nei fumetti ma anche no (a parte Paola), e probabilmente interessava loro capire con cosa ce ne saremmo venute fuori, visto che fino a quel momento in Disney anche le serie per ragazze come Witch erano sempre state create da sceneggiatori maschi.
L’idea base – tre ragazze che creano il profilo del loro ragazzo ideale sul social network scolastico, poi lui si presenta a scuola in carne e ossa – l’ho avuta io. Per un anno abbiamo lavorato alla definizione della property, scandagliando in lungo e in largo protagoniste, scuola, famiglie, gruppo allargato. Non ho idea di quanto sia rimasto del progetto originale – il tutto è poi stato trattato da sceneggiatori e disegnatori interni. Sono molto curiosa, in realtà. L’idea è divertente e tutta la questione social network, che è parte fondante dell’intelaiatura del fumetto e della narrazione stessa, è piuttosto nuova. Potenzialmente è un prodotto bomba: vedremo dove riuscirà a arrivare!
Barbara Baraldi
Tre anni fa – era il lontano 2011 – sono stata convocata nella sede milanese della Disney per un progetto ambizioso: dare vita, insieme a uno staff interno, a Paola Barbato, Micol Beltramini e alla disegnatrice Tomatozombie, a una nuova serie che fosse pubblicata in tutto il mondo. Immaginate quindi tre autrici (che nel frattempo erano state soprannominate “Le agenti Tre-B”), riunite nel quartier generale della Disney per una serie di incontri con lo scopo di creare i personaggi della serie, il background delle vicende e le backstory di tutti i protagonisti e dei comprimari, e infine sviluppare la trama che li coinvolge. È stato un lavoro immenso ma entusiasmante, analogo a quello svolto dagli autori delle più blasonate serie televisive americane.
Quello che non avrei mai sospettato è fino a che punto si sarebbe spinta l’analogia tra il ruolo di noi “agenti Tre-B” e quello delle protagoniste della serie. Proprio come Alice, Amber e Andrea, tre ragazze dal carattere molto diverso, anch’io, Paola e Micol, autrici molto diverse per background e sensibilità, ci siamo ritrovate intorno a un tavolo a costruire una serie ideale che catturasse lo spirito contemporaneo fatto di connessioni, social network e chat, e allo stesso tempo offrisse una narrazione appassionante, personaggi ricchi di sfumature e romanticismo quanto basta. Be’, noi, a differenza delle tre protagoniste di Real Life, non eravamo esattamente in punizione, ma vi assicuro che per lasciare la sala riunioni durante un incontro serviva un motivo più che valido.
Per quanto mi riguarda, la parte più stimolante è stata immaginare le speranze, le paure, le passioni e i drammi familiari dei personaggi. Quando ho iniziato a lavorare a questo progetto, la mia vita era molto diversa. Doveva ancora esserci il terremoto che ha sconvolto la città dove vivo e che ha portato via con sé molti luoghi a cui erano legate le memorie della mia infanzia. Ho donato ai personaggi caratteristiche che fanno parte del mio immaginario e credo che i miei lettori più affezionati sapranno riconoscere gli aspetti della serie che ho influenzato maggiormente.
Anche se si tratta di una serie dal tono leggero, ironico, affronta a suo modo anche tematiche profonde, come il modo in cui la memoria contribuisce a creare la nostra identità, e c’è finita dentro anche qualche ossessione personale. Come spesso avviene, quando si tratta di storie, i personaggi hanno preso il sopravvento e alla fine, proprio come avviene nella serie, in cui il “ragazzo perfetto” fantasticato da Alice, Amber e Andrea arriva per davvero, oggi quello che viveva nel regno dell’immaginazione ha preso vita grazie agli sceneggiatori, ai disegnatori, agli editor e a tutti coloro che hanno lavorato in seguito al progetto, rendendolo, in qualche modo… reale.