Come non ricordarlo? Nell’ultimo episodio della serie animata, Mazinga Z veniva sconfitto dalle armate del Generale Nero e in suo soccorso giungeva il Grande Mazinga. Ma nel manga originale cui l’anime si era – almeno in parte – ispirato, le cose sono andate diversamente.
I lettori italiani lo avevano scoperto nel 1993, quando l’editore Granata Press aveva concluso la pubblicazione del fumetto di Gō Nagai. In quelle pagine, prima dell’arrivo di Great Mazinger (altro storico personaggio nagaiano, nato contemporaneamente in forma animata e manga dalle ceneri di Mazinga Z), la vicenda si era chiusa con la vittoria di Koji sul dottor Hell e con la distruzione della Fortezza Infernale.
In realtà, alla conclusione dell’epopea di Koji Kabuto e del suo robot mancava un tassello: un epilogo fino ad oggi inedito in Italia, appena pubblicato da J-Pop nel sesto e ultimo volume della sua edizione di Mazinga Z. (Qua un’anteprima)
Il celebre manga di Gō Nagai, in effetti, ha avuto una storia editoriale piuttosto travagliata. Pubblicato inizialmente sulle pagine della rivista Weekly Shōnen Jump di Shueisha, la serializzazione venne interrotta bruscamente nell’agosto del 1973, per poi trasferirsi sul mensile Telebi Magazine, edito dalla concorrente Kodansha. Proprio in questo periodo Nagai era letteralmente travolto dagli impegni: in veste di fumettista stava dedicando ogni suo sforzo creativo alla serie manga di Devilman, mentre contemporaneamente supervisionava le versioni animate di questo stesso e di Mazinga Z. Con il passaggio a Kodansha il fumetto abbandonò le tinte fosche e parzialmente adulte dei primi episodi per allinearsi alla leggerezza dei corrispettivi eventi animati, motivo per cui, almeno nella sua fase finale, Mazinga Z perdette la forza innovativa dell’incipit.
Proprio per queste ragioni, la notizia di un finale inedito in Italia, peraltro fortemente voluto da Nagai, merita senza dubbio una certa attenzione. Senza rivelare troppo, la conclusione, che si colloca esattamente prima dell’entrata in scena di Great Mazinger, recupera il tono maturo, sporco e malinconico del miglior Nagai, in cui lo spirito di sacrificio per un futuro radioso è spinto verso limiti inaspettati. Un epilogo che rappresenta la sintesi perfetta delle differenti sfaccettature che compongono l’anima artistica del suo autore. In questo finale, pubblicato sulle pagine di Shonen Jump, lo scontro con il dottor Hell è decisamente più arduo e complesso di quanto letto in precedenza. Nello sferrare l’attacco decisivo alla Fortezza Infernale Kojo dovrà far fronte a tutto il potere di Mazinga Z. In questo momento di difficoltà emergono i dubbi e le paure di un eroe che, all’improvviso, sente su di sé le enormi responsabilità di cui è stato caricato. E Nagai risolve il tutto mettendo in scena una sequenza che riflette bene la società giapponese dell’epoca.
Nagai, compresso tra le esigenze di un mercato in esplosione e la naturale propensione per un approccio autoriale e idiosincratico, ha vissuto una carriera sempre a cavallo tra pulsione espressiva e necessità commerciali. Proprio a causa di ciò, forse, le sue opere esistono in una moltitudine notevole di versioni, siano esse animate, cartacee, crossover, rivisitazioni, in un vortice infinito di evoluzioni e involuzioni.
Le differenze fra le prime pagine del manga e le sue incarnazioni animate sono troppo evidenti per essere sottovalutate. Entrambe le versioni rappresentano una delle tante anime di Nagai, così come nel caso di Devilman: il fascino per la cultura occidentale (greca in particolare), il taglio nostalgico e il pessimismo di fondo si scontrano con l’ingenuità, la gioia di vivere, una palese tensione erotica (ecchi, per usare il termine con cui si definisce il manga erotico) e una radicata fiducia nella scienza. La speranza di un futuro e di un’umanità “migliori” diviene così il comun denominatore fra versione cartacea e animata: Mazinga Z è dunque l’icona di un Giappone che sta facendo ancora i conti con gli orrori della guerra e della bomba atomica, ma che è inevitabilmente lanciato verso il progresso e il Boom economico, un “baluardo futuribile di un Giappone attaccato da forze incontrollabili” come lo ha definito Marco Pellitteri ne Il Drago e la Saetta (Tunué).
A sua volta Koji, pilota di Mazinga, è l’allegoria della determinazione con cui il Giappone vuole emergere nella realtà politico-economica internazionale mentre le sue nemesi (il dottor Hell fra tutte) rappresentano la minaccia di un totalitarismo assoluto. L’epilogo inedito proposto in questa edizione definitiva assume quasi un ruolo di ponte fra i due universi nagaiani, una sorta di (auto)riconciliazione. Che poi Nagai rimanga fra i mangaka più influenti di sempre, non c’è bisogno di dimostrarlo.
Per noi parlano gli effetti culturali che hanno avuto le sue opere: da Neon Genesis Evangelion fino a Pacific Rim di Guillermo Del Toro. Un fenomeno transculturale, un’epopea del futuribile, un sogno ancora intatto, che finalmente anche i lettori italiani possono cogliere in tutta l’inquietante potenza della sua incarnazione originale.