La Traversata del Louvre di David Prudhomme, nuovo tomo della celebre (e chiacchierata) collana di graphic novel prodotti dal Musée du Louvre, è un’opera che, seppur disseminata di materiale didattico e pedagogico – l’autore ci ricorda di non urlare, di non parlare al telefono e, soprattutto, di non toccare le opere esposte – trascende la sua natura d’occasione, per diventare un’indagine sulla Storia.
Nel suo approccio al museo, Prudhomme ci racconta poco, ma ci mostra tanto. La trama è alquanto esile: l’autore ha perso la sua Jeanne e la cerca tra il dedalo di stanze e corridoi del museo, aggirandosi incurante dei divieti. Tutto sul filo di una sottile similitudine: il museo pensato come un’enorme bande dessinée, un compendio di storia dell’arte – e non – a fumetti. Una Storia che l’autore “sfoglia”, alternando realismo e sogno.
L’intenzione è quella di lasciare che le opere, o meglio che il museo parli per se stesso. La storia per immagini procede muta, senza suoni – la calca dei visitatori è paradossalmente e insolitamente silenziosa – mentre Prudhomme parla e pensa ad alta voce, ma senza interagire con gli astanti.
I visitatori – o meglio, gli spettatori – sono allora il vero oggetto dell’opera. Lo sguardo di Prudhomme si sofferma su di essi, sulla Babele muta che si accalca nel museo e che si incontra in una lingua comune: il silenzio. Ed ecco un campionario di tipi umani catturati nelle più imprevedibili pose, con tutti i loro difetti: i visi smunti, il cattivo gusto da turista americano in vacanza, l’adipe in eccesso nascosto nelle foto, il tic nervoso del fotografo onnivoro…
La quintessenza di questo atteggiamento lo si raggiunge nella visita alla Gioconda. A chiunque abbia visitato il Louvre sarà capitato di restare attonito, non tanto per la magnificenza dell’opera, quanto per la sua reclusione in una teca di vetro, che ricorda molto quelle in cui si chiudono le reliquie, una specie di ostensorio permanente di una religiosità laica. La quasi momentanea delusione lascia spazio al desiderio compulsivo di immortalare/si con la famosa opera.
La doppia splash page che Prudhomme dedica a tutto ciò è l’essenza del Louvre, o del museo “turistico”. In due semplici pagine, l’autore sintetizza centinaia di pagine e di possibili pagine spese sul rapporto di fruizione delle opere in un museo “necessario” come il Louvre. Vi è la pazienza dell’amanuense in queste tavole, anche se la grandezza e l’ariosità delle stesse non sono che il contrappunto al vero capolavoro che si trova nella medesima sala e a cui la gente presta solo le spalle: Le nozze di Cana del Veronese.
Bisognerebbe fermarsi un attimo su questa splash page, anche perché contiene una citazione del Velàzquez de Las Meninas (influenzata, molto probabilmente, dal Foucault dell’overture di Le parole e le cose). Ma forse, tutto ciò complicherebbe la lettura. Prudhomme porta all’eccesso il suo citazionismo con molto ironia e un pizzico di palese malinconia, quando la gente che si accalca intorno al quadro del Da Vinci lo costringe a fuggire.
Inoltrandosi nell’ala delle antichità egizie e sumere, Prudhomme dice: ”siamo tutti uguali dinanzi alle opere” o, meglio, siamo identici alle opere. Noi cerchiamo di conservare ciò che non ci può appartenere. Le opere sono un tentativo di intrappolare il tempo. Vi è similitudine profonda tra i due atti: l’artista che ritrae e da forma alla creta per conservare il volto dell’ultimo degli scriba, e il turista giapponese che affascinato immortala l’opera e se stesso.
Nella lunga sequenza che va da pagina 35 a pagina 69, Prudhomme si concentra su questo lavoro comparativo tra le opere e i visitatori, montando le tavole come se usasse una steady cam, muovendosi negli ambienti del Louvre.
La Traversée si chiude, come Rebetiko, per strada, con l’autore scioccato all’ingresso nella metro. Ma l’oggetto del suo sguardo non cambia. I cartelloni pubblicitari – nuova arte murale – circondano i volti che si affollano nei vagoni. La paletta cromatica più ricca all’interno del Louvre lascia spazio al grigio e ai cromatismi “selvaggi” dei cartelloni pubblicitari. Senza le opere del museo che catturano lo spettatore rivelandone l’identità, la strada riconsegna tutto alla velocità e all’anonimato. Prudhomme, silenzioso, ritorna a casa, dove l’aspetta la sua Jeanne. O meglio, la testa della sua Jeanne: la foto non è che decollamento: volti intrappolati nel tempo.
Le immagini, da qualsiasi epoca esse provengono, ci dicono, forse, tutto ciò che siamo.
La traversata del Louvre
di David Prudhomme
001 Edizioni, 2014
80 pagine, € 18.00