The Manhattan Projects è una di quelle serie che potrebbe essere presentata semplicemente facendo leva sul nome dell’autore, tanto ne rappresenta in modo esemplare la poetica. Un blocco così compatto di immaginario da risultare a) repellente per chiunque non abbia adorato le precedenti produzioni di Hickman e al contempo b) irrinunciabile per chi si fosse già perso con piacere nelle sue elucubrazioni tanto cervellotiche quanto fanciullesche. Come sono stati Hitman per Garth Ennis o Sandman per Neil Gaiman, anche in questo caso tutte le fila tessute dallo sceneggiatore nell’arco della sua carriera arrivano finalmente al dunque, andando a definire – nel bene e nel male – uno snodo da cui dipenderà anche tutta la sua produzione futura. D’ora in avanti il buon Jonathan sarà quello della bomba atomica presa sotto gamba, dell’Einstein/Bruce Willis e dell’Enrico Fermi impegnato in guerre inter-dimensionali.
Per darvi un’idea di cosa rappresenti The Manhattan Projects pensate a tutte le singole idee che l’architetto Marvel ha distribuito in maniera abbastanza equa nelle pagine date alla stampa fino a ora, poi sminuzzatele tutte insieme come un cocktail a base di MDMA. Sempre rimanendo all’interno della stesa serie, senza neanche badare troppo se ci stiano tutte alla perfezione o meno. Cospirazioni, divagazioni ucroniche, alieni, scienza occulta, guerre segrete, satira politica – praticamente ogni cliché della fantascienza più hard-core ci viene impiattato e servito con la grazia tipica delle osterie di quart’ordine (quelle a cui non rinuncereste mai). Andiamo, uno dei protagonisti è perfino la metà sbagliata della classica coppia gemello buono/gemello malvagio. In realtà l’aspetto che rende questo ennesimo potpourri di sapori già noti qualcosa di speciale per chiunque ami la narrativa seriale statunitense è la spavalderia e l’intransigenza con cui viene sviluppato. Due aspetti che portano a una competenza, a una cura e a una credibilità a cui mai si potrebbe ambire se non si credesse ciecamente in quello che si sta facendo. Aspetto che con Hickman non corre mai il pericolo di essere messo in discussione, vista l’esondante quantità di amore che quest’uomo riversa puntualmente sui suoi complotti d’altri tempi.
L’impressione è quella di un Hickman completamente assorbito da questa nuova creatura, finalmente libera dai rigidi paletti della coercitiva Marvel/Disney. E in effetti TMP è, assieme al nuovo Prophet di Brendon Graham, la serie più europea della nouvelle vague Image. Nonostante si stia parlando di una sorta di Amercan Tabloid (il romanzo di Ellory) sotto una massiccia dose di anfetamina e LSD. Dalla quantità sconsiderata di testo, alla scelta del disegnatore Nick Pitarra, tutto sembra studiato per sfidare i dogmi del mercato e stordire il lettore.
Bastino le tavole del già citato Pitarra. Sgraziate, visionarie, ricchissime di riferimenti colti come di richiami alla cultura indipendente. Una di quelle classiche vie di mezzo che in mano a qualcuno di non abbastanza dotato finirebbero per scontentare tutti. Immerse nel folle mondo di Hickman invece – come era già successo nel poco considerato Red Wing – trovano la perfetta controparte testuale alla loro natura tortuosa. Il matrimonio è perfetto e, come succede in questi casi miracolosi, i due artisti finiscono per completarsi a vicenda. Pensate a cosa succede quando Quitely si trova a disegnare una sceneggiatura di Morrison.
Hickman non ci prenderà mai per mano, lasciandoci piuttosto il piacere di perderci nei suoi deliri. Scordatevi gli anemici albetti Marvel o DC letti in una manciata di minuti. Detto nel 2014 può sembrare incredibile ma un pastone pop come questo può richiedere uno sforzo decisamente superiore a quello a cui ci hanno abituato anni di divertissement senza arte ne parte. Forse perché non esiste la benché minima traccia di furbizia nelle pagine scritte dallo sceneggiatore dei migliori Fantastici Quattro degli ultimi anni. Jonathan è la controparte fantascientifica di quello che è Jeoff Johns per la DC: un nerd allo stadio terminale convinto che tutti siano come lui, follemente innamorati di un immaginario ormai di nicchia. Da una parte abbiamo un profeta del classicismo capace di scrivere con naturalezza maxi-eventi con decine e decine di personaggi, con l’innocente pretesa che qualcuno di non-fumettaro possa essere attratto da questo, dall’altra un tizio che dal divorare Urania nella sua cameretta è passato a essere un architetto Marvel e uno dei nomi di punta di un paio di altre case editrici. Probabilmente come filosofia di vita non è così male come sembra.
The Manhattan Project 1 – Scienza Cattiva
di Jonathan Hickman e Nick Pitarra
Panini Comics, 2014
144 pagine, € 14.00