HomeRecensioniNovitàBlack Science, la scienza cattiva di Remender e Scalera

Black Science, la scienza cattiva di Remender e Scalera

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Ha senso recensire una serie dopo soli tre numeri? Solitamente no, ma Black Science è partita con un numero uno talmente perfetto – ed è andata poi a migliorare con le uscite seguenti – che sarebbe un peccato perdersi l’occasione per parlarne. In sole 23 pagine Rick Remender, Matteo Scalera e Dean White riescono a introdurre tutto quello che serve per essere avviati a questo nuovo universo narrativo, senza rinunciare a un sacco di azione (praticamente 23 pagine su 23) e ad alzare mostruosamente il tiro in vista dei prossimi mesi.

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Grant McGray è uno scienziato autodidatta, privo di ogni forma di freno inibitore. Il suo principale interesse, la scienza nera e il viaggio al centro delle dimensioni, ha finito per mettere nei guai lui e la sua famiglia. Fine della sinossi necessaria.

Nonostante i presupposti da fantascienza pulp il Nostro eroe si dimostra in realtà un mediocre, fiacco nel fisico e totalmente incapace di prendere una scelta giusta, di guidare il gruppo di esplorazione e mantenere al sicuro i suoi cari. Il motivo di tanta incoscienza è semplice: per come vede lui il mondo, tutto viene dopo la sua personale ossessione. Quando però, nel momento più buio della sua missione più pericolosa, rischia di perdere proprio ciò a cui tiene di più, capisce quale sarà il prossimo obiettivo: riportare a casa i suoi ragazzi. Possibilmente vivi.

Ambientate la sinossi qui sopra in un universo folle, dove enormi tartarughe si portano sulle spalle micro mondi popolati da uomini rana guerrieri e schiave dalle sembianze di pesci antropomorfi. Aggiungeteci poi altri particolari bizzarri in gran quantità e l’impressione che questa sia solo la punta dell’iceberg. Dal secondo numero sostituite il tutto con nativi americani infilati in enormi esoscheletri e soldati tedeschi della prima guerra mondiale.

A dare vita e sostanza a questa selvaggia versione di Lost in Space abbiamo le straordinarie – non esiste altra parola per definirle, davvero – tavole della coppia Scalera & White. Perfette nell’abbracciare in toto lo spirito della serie e capaci di veicolarne il senso elevandolo al cubo. Black Science parte dall’estetica da romanzetto pulp e finisce per raccontarci una storia frenetica, drammatica e fuori controllo. Così le matite di Matteo – uno che ha fatto della modernità, della stilizzazione e dell’aggressività parti integranti della sua poetica – si fondono con lo stile pittorico dell’americano già all’opera su X-Force, dando vita a un mondo sospeso tra passato e futuro. Tutto reso con una perizia e una cura maniacali, tanto da far finire questi albi dritti tra le cose più belle viste durante l’anno.

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Potrebbe essere ancora presto per saltare sulla sedia dall’entusiasmo – non è vero – ma da quello che abbiamo potuto leggere Black Science si candida come LA serie da seguire nei prossimi mesi. E ci riesce senza chissà quali complicati meccanismi narrativi o rivoluzioni copernicane. Remender arriva al punto mettendo sul piatto un racconto d’avventura potenzialmente privo di limiti (ma con un concept ben definito: il viaggio fino alla dimensione originale, dove il primo essere prende la prima scelta e crea la prima variazione dimensionale) e facendolo vivere da protagonista a un personaggio che rifugge ogni stereotipo. Dopotutto Grant è un Peter Pan amante dell’occulto e delle droghe leggere, che si rende conto solo troppo tardi cosa significhi diventare padri. Quindi nessuna uscita da action-hero di serie B, ma solo la dolente percezione di avere incasinato la vita a chi non lo meritava proprio.

L’idea che un simile inetto debba passare attraverso infiniti universi paralleli prima di poter tirare un sospiro di sollievo è fresca, eccitante e fa apparire come vecchiume un sacco di paccottiglia gettata sul mercato con chissà quali proclami. Aggiungeteci un trio di strepitosi autori dotai di un gusto e di un’idea di fumetto seriale decisamente al passo coi tempi e avrete abbastanza motivi per procurarvi al più presto questo Black Science.

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