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Le storie eroiche di Bill Everett

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Everett chi? Il nome di Bill Everett è legato a doppio filo alla nascita della Marvel Comics, per cui creò due dei personaggi più longevi della Casa delle Idee: Namor The Sub-mariner e Daredevil. Ma un altro aspetto interessante è che la sua carriera coincise con la nascita stessa di quella che gli americani chiamano Golden Age.

Bill Everett debuttava infatti, con la sua prima storia, nella primavera del 1938, praticamente insieme a Superman. Ricordando quei giorni, Everett affermò che quello che c’era di meraviglioso era l’impossibilità di copiare qualcosa. Certo, tutti avevano i propri idoli, ma erano autori che avevano prodotto solo strisce quotidiane, e che quindi non potevano realmente essere imitati. Ciò che Everett e i suoi colleghi stavano facendo era qualcosa di totalmente diverso da quanto avevano fatto in precedenza Alex Raymond o Milton Caniff.

bill everett fumetti

L’enorme libertà e spregiudicatezza creativa di Bill Everett – capace di assolvere a qualsiasi fase del processo creativo – è intuibile sfogliando le pagine del secondo volume degli Archives pubblicati da Fantagraphics.

Continuando il lavoro intrapreso con il primo volume – Amazing Mysteries – Blake Bell recupera le storie più rappresentative della Golden Age, fotografando così gli anni aurorali sia dell’autore che della stessa industria del fumetto d’intrattenimento. Ma, il suo lavoro non si ferma qui: al centro vi è la versatilità di Everett, capace di spaziare tra diversi registri con estrema disinvoltura.

La selezione di Bell – che firma anche un dettagliatissimo saggio biografico – segue due principi: la rarità delle opere, ristampate in versione restaurata qui per la prima volta, e la loro importanza nel percorso dell’autore. L’antologia di racconti, cover e pin-up è articolata per generi, in maniera tale da coprire l’intera produzione everettiana dai tardi anni Trenta sino alla prematura morte, avvenuta nei primi anni Settanta.

bill everett fumetti

Nella prima fase della sua carriera l’autore lavorò essenzialmente per la Funnies, Inc., avendone contribuito insieme a Lloyd Jacket alla nascita, ma prestò il suo estro a diversi editori.

Nella prima sezione, The Heroes, troviamo per l’appunto il materiale che Everett sviluppò per editori come Centaur, Novelty Press e Eastern Colors: dalla ultime storie di Skyrocket Steele, a quelle di Amazing Man, il primo personaggio ad avere una testata personale – citato spesso da Gil Kane come uno dei migliori comic book della Golden Age – sino a quel curioso Hydroman, sviluppato su richiesta di Stephan A. Douglas, editor della Eastern Colors.

Con il finire della Guerra i fumetti superoistici subirono un tracollo, così come la Funnies, Inc., e Everett dovette reinventarsi. Sorprendentemente gli anni Cinquanta rappresentarono l’apice della sua carriera e la prova della sua estrema duttilità: dai fumetti romantici a quelli comici, Everett coprì ogni particolare richiesta del mercato.

bill everett fumetti

La seconda sezione cerca di restituire l’evoluzione della sua arte, contraddistinta in quel periodo da “una gioia contagiosa”. Titoli umoristici come Cracked, Crazy, Wild e Riot diedero a Everett la possibilità di esagerare il suo stile, teso adesso a metà strada tra l’illustrazione e la caricatura, raggiungendo così vette clamorose. Le sue splash page sono stracolme di personaggi dalle facce contorte e dagli occhi stralunati: è come se le pagine non riuscissero a contenere la sua dirompente creatività.

Senza dubbio, la parte più interessante del volume è quella conclusiva dedicata ai fumetti dell’orrore. Sono racconti che vedono Everett impegnato a condurre agli estremi la lezione della EC Comics, cercando una sintesi tra la dinamicità delle stile degli anni 40 e la verve caricaturale e cartoonesca che stava sviluppando sulle testate umoristiche: le espressioni dei protagonisti dei racconti, serializzati sulle riviste Marvel e qui antologizzati, hanno tratti esagerati, distorti e grotteschi, che enfatizzano le atmosfere malsane e disturbanti. Un piccolo saggio di fisiognomica e violenza.

Sono le ultime opere a cui Everett dedicò tutte le sue forze, e da lì a poco, il tracollo dell’industria del fumetto non risparmiò neanche lui, aggravando un suo vecchio problema: l’alcool. Minato nel fisico e colpito da gravi lutti, si trascinò da un lavoro all’altro, ritornando ai suoi amati fumetti raramente, ma con esiti entusiastici.

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Il volume è chiuso da The Man Who Stole Eternity, apparso su Psycho #3 (Maggio 1971) della Skywald: un delizioso racconto in bianco e nero scritto da Gardner Fox e che vede Everett in strepitosa forma. Due anni dopo, quelle sue ultime prove – dopo essere tornato ancora una volta sul suo amato Namor – Everett morì per un attacco cardiaco.

Dopo decenni, questi Archives ricostruiscono una delle figure cardine  del fumetto americano, mostrandoci il lato ormai nascosto e dimenticato della sua storia.

Heroic Tales Vol. 2 – The Bill Everett Archives
di Bill Everett
Fantagraphics Books, 2013
248 pagine, $39.99

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