Una delle caratteristiche che contraddistingue tutti i personaggi della serie Adventure Time, oltre al design zuccheroso e alla follia diffusa, è l’ambiguità. Non si scappa: escludendo forse il candido protagonista, nessuno rimane tagliato fuori da questa poco lusinghiera caratterizzazione. Se si osservano, e neanche troppo accuratamente, tutte le varie incarnazioni dell’universo generato dalla penna di Pendleton Ward, il dato è questo: prima o poi tutti gli abitanti del Regno di Ooo finiscono per compiere qualche azione puramente egoistica. Perfino Jake, amico fraterno del paladino Finn, cercherà di impedire – solo per via di un malcelato feticismo – che il Nostro torni alla sua forma originale dopo essere stato trasformato in un piede gigante dall’Omino Magico (episodio “Freak City”).
Eppure, in tutto il cosmo di personalità che popola questo colorato mondo post-apocalittico c’è qualcuno in grado di svettare maggiormente sugli altri per capacità di mescolare le carte in tavola e agitare le acque: Maggiormenta, capo della servitù della Principessa Gommarosa e amico intimo – ma parrebbe ci sia in ballo molto di più – della Morte. Affabile maggiordomo e divoratore di anime. Forse il personaggio più sfaccettato di tutto il cast, proprio in virtù del mistero che ancora lo avvolge. Perfino del perfido Re Ghiaccio si è saputo qualcosa di più, circa le sue origini e la trasformazione (drastica) da eroico scienziato a despota di pinguini.
Basterebbe questo per rendere interessante un intero spin-off a lui dedicato, se non fosse che oltre a tutti questi ingredienti già messi nel piatto si aggiunge anche una trama gialla e un sacco di suggestioni non banali sulla corruzione dell’anima portata dall’accesso al potere. Lo spunto della mini serie è presto riassunto: in seguito alla sparizione di Finn e Jake, Maggiormenta sarà eletto dalla Principessa come tutore dell’ordine nel Regno di Ooo. Con tutto quello che ne deriva. Indossato quindi un completo elegante e un cappello a falde strette, ecco partire l’inevitabile voce off e il più classico dei montaggi non cronologici. Il crimine ha un nuovo nemico, forse ancore più terribile dei malviventi stessi.
Ancora una volta una serie nata da Pendleton Ward, ma sviluppata dai bravissimi Yuko Ota e Ananth Panagariya, gioca con la maturità dei generi in maniera sottile e inarrivabile. Infantilismo e genialità viaggiano di pari passo, andando a generare un’alchimia senza pari. La crudeltà con cui il protagonista tratta il suo assistente, stravolgendo così anche un’altra formula classica del poliziesco (il buddy movie), va a stridere con il mondo colorato e zuccheroso in cui si sviluppano gli eventi. I tagli di luce – e di moralità – del noir trovano quindi nuove sfumature, riflettendo su pareti caramellose che difficilmente avremmo potuto immaginare destinate ad accogliere tali influenze. Vedremo a che risultato ci porteranno.