di Chiara Cristilli
«Dammi questo veleno, non aspettare domani», recita una canzone di Salvatore Mazzocco e Umberto Martucci. Nel delitto, come nella vita, occorre essere chiari e determinati. Spogliarsi del superfluo, tenere per sé l’essenziale. Il più recente albo della serie Julia, Vedi Napoli e puoi muori (n° 209), è un episodio asciutto, al pari della città dove è ambientato: eccessiva, visionaria, feroce, seducente, ma perfettamente rasata nell’espressione della propria intimità.
Julia Kendall vi si reca per una vacanza, cogliendo l’occasione per conoscere Caterina, la madre del suo fidanzato Ettore. La criminologa americana, protagonista della serie bonelliana, si imbatterà in un omicidio e affiancherà la polizia nelle indagini. La ricerca la condurrà a scoprire i meandri della città e i suoi abitanti. Vicolo dopo vicolo, la storia si snoda attraverso una serie di rievocazioni e di scene che rappresentano piccole narrazioni a sé. Tenere, comiche, dolorose, a seconda del contesto e della natura dei personaggi. A dar loro un volto sono i grandi interpreti della cultura partenopea: da Eduardo a Titina De Filippo, da Tina Pica a Totò.
Giancarlo Berardi, che in questo numero viene affiancato dal collega sceneggiatore Maurizio Mantero, intende così omaggiare una città di cui si sente figlio. Il cinema, come anche la musica e il teatro napoletani, hanno infatti contribuito alla formazione professionale dell’autore. Il suo sguardo è acuto, sensibile, non convenzionale. Non lo è Caterina, donna pratica e intelligente. Più che l’indole da mamma premurosa, ha quella per le scelte nette. E non lo è Napoli, raccontata in tutte le sue sfaccettature. Nobile, ironica, valorosa, infame, dimentica di se stessa… Il suo popolo ha visto di tutto, e ancora non trova pace.
Forse, è proprio da questa guerra continua che scaturisce la sua anima noir. Nulla è come appare, sembra suggerire la storia. Le bugie sono ricoperte di verità, il falso è autentico. Non si tratta di un inganno, ma di una versione sofferente e saggia della vita.
Luci e ombre emergono dal tratto di Steve Boraley, tra i migliori disegnatori della serie, capace di condensare tutto un vissuto in una ruga. Stile pieno di realismo, inquadrature cinematografiche, niente sbavature. Bello limato, anche lui. Molto intense, le pagine ambientate nel campo rom. Un padre che esprime la sua sconfitta in una frase ripetuta due volte, la moglie silenziosa, in piedi. Una scena alla Ken Parker, il fumetto western creato dallo stesso Berardi. La periferia urbana si trasforma in una prateria, con le roulotte al posto dell’accampamento indiano. In fondo, abbiamo tutti le stesse miserie, uguali desideri, e Napoli è un po’ come la famiglia del mondo.
Julia ne viene immediatamente risucchiata. È entusiasta del suo soggiorno. Cammina guardandosi intorno, conquistata da tanta bellezza. Un piccolo negozio di antiquariato, come ce ne sono a decine, in America diventerebbe un museo. Un gesto gentile, e il buon umore vive di rendita. Julia si sforza di parlare italiano, incurante dei suoi errori grammaticali. La voglia di comunicare viene percepita e ricompensata. Le persone che incontra la definiscono mericana. “Julia la mericana”, nata nel New Jersey, nel quartiere Sanità. Non ci vuole niente a creare un nomignolo. Persino i morti ce l’hanno. A Napoli, i muri sono tappezzati di manifesti funebri recanti nome e soprannome del defunto. Nunzia detta cacchella, Giuseppina detta la sarta, Alfonso ’o tavernaro, Antonio ’o scienziato…
Neanche i cadaveri devono prendersi troppo sul serio. Chi sa cosa c’è, dopo. Un napoletano risponderebbe che l’aldilà non deve essere un posto poi così brutto, dato che nessun morto è mai tornato indietro.
Ma la speranza va coltivata in terra. Vedi Napoli e poi muori è un albo che parla d’amore. Di quanto possa essere terribile, o scaldare. Sul tema dell’amore la città di Parthenope ha costruito la propria colonna sonora. Milioni di versi hanno attraversato il tempo e lo spazio, ricamando incanto e ispirazione. C’è però un momento in cui le parole tacciono. Come nella prima stesura di un fumetto. Julia in riva al mare, con il vento che le scompiglia i capelli. In giro in un caotico quartiere popolare, oppure con gli occhi spalancati su un panorama mozzafiato. Tutto sommato, la vita ha bisogni semplici. L’unica soluzione è cedere. Dire sì.
Julia n. 209 – Vedi Napoli e poi muori
di Giancarlo Berardi, Maurizio Mantero, Steve Boraley
Sergio Bonelli Editore, 2016
128 pagine, 3,70 €