Dopo la presentazione di una breve anteprima promozionale di Jerusalem, il nuovo romanzo di Alan Moore, smoky man, tra i principali studiosi dell’opera dello sceneggiatore britannico in Italia, ha deciso di tradurre l’estratto per il proprio blog, con la supervisione dell’editor di Panini Comics Antonio Solinas.
Nel mezzo miglio quadrato di decadenza e demolizione che fu la capitale Sassone d’Inghilterra, l’eternità sta bighellonando tra i palazzoni, trappole in caso d’incendio. Incastonato nella sudicia ambra della narrazione del quartiere tra i suoi santi, re, prostitute e derelitti, un genere diverso di tempo si sta manifestando, una sudicia simultaneità che non fa differenze tra le pozzanghere color benzina e i sogni spezzati di chi si fa strada tra di esse. Demoni, menzionati l’ultima volta nel Libro di Tobia, aspettano in trombe delle scale che puzzando d’orina, gli spettri delinquenziali di bambini sfortunati erodono le fondamenta del secolo scavando tunnel, e nei salotti di sopra operai col sangue d’oro riducono il fato a un torneo di biliardo.
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