Durante l’anno, a pensarci bene, leggo tantissimo. Notizie, messaggi, post, status/updates – cose da social, insomma – e, ovviamente, fumetti. Quando ho un po’ più di tempo passo a saggistica e narrativa. Quotidianamente, poi, leggo articoli e riviste online (qualche volta anche offline, lo confesso), con un occhio di riguardo per il fumetto. Sono tutte abitudini inevitabili, occupandomi direttamente dell’argomento. Un po’ perché devo avere il polso della situazione, un po’ per piacere.
Quest’anno, però, mano a mano che passavano i mesi mi sono appuntato gli articoli che mi sono piaciuti di più e, con il 2015 ormai a fine corsa, ho deciso di condividerli qua. Un po’ per ricordare cosa ho fatto, un po’ per ‘svuotare’ la memoria. I pezzi che ho scelto sono quasi tutti in lingua inglese. Perché è l’unica lingua straniera che conosco per benino, ma anche perché è il mercato a cui sono più sensibile, diciamo. Tre articoli, invece, sono italiani.
Questa lista, che non voglio certo proporre come una selezione delle “letture migliori”, bensì solo di quelle che ho trovato più interessanti, apre anche a una riflessione. La cui premessa è: di fumetto, oggi si legge e si scrive molto più che in passato. Tuttavia, il panorama della critica e del giornalismo sul fumetto, in questi ultimi anni, si è molto frammentato. Fino a una decina di anni fa – e anche meno – le cose migliori sul fumetto si trovavano su siti e blog specifici, sulla stampa o sulla blogosfera specializzata. Oggi, invece, è più facile leggere un buon articolo su una testata generalista, anziché su un sito per fumettòfili o ‘verticale’. Le riviste di punta della critica “su carta” sono diventate una rarità o escono con una periodicità a dir poco blanda (Comic Art ha chiuso; il Comics Journal è sparito; la francese Kaboom è tri/quadrimestrale; Neuvième Art è solo online). I blog che nei lontani anni Duemila erano un punto di riferimento, non esistono più (penso a cose come ComicComics o Thought Balloonist, per esempio). Tra le testate cartacee, resistono benino quasi solo quelle dedicate al pubblico di collezionisti e/o amatori del fumetto ‘vintage’. Ma in generale, offline e online, il panorama è davvero cambiato molto.
Oggi come oggi, i critici più competenti e bravi del panorama anglofono – ovvero: inevitabilmente, i più letti e influenti al mondo, nel nostro campo – scrivono per grandi testate. Jeet Heer, una delle penne che nella mia lista ricorre maggiormente, è stato per anni una delle voci più interessanti di questo panorama. Prima sui blog, poi sul Comics Journal e ora sulla rivista d’opinione New Republic, dove ricopre il ruolo di senior editor spaziando dalla politica al fumetto – con classe, peraltro. Il suo percorso mi sembra davvero emblematico. Un altro esempio è quello di Heidi McDonald, giornalista specializzata nelle dinamiche del mercato del fumetto, fondatrice di The Beat, che per anni è stato uno dei punti di riferimento online per gli appassionati. Oggi il sito ha perso il suo mordente, proprio perché McDonald ha cominciato a scrivere regolarmente per Publisher’s Weekly e saltuariamente per magazine online come Slate.
L’unico sito specializzato che ancora ha un certo peso, sempre pensando al contesto nordamericano, è The Comics Journal. Dopo essere passato da cartaceo a online, il magazine fondato da Gary Groth oltre 30 anni fa, continua a proporre gli approfondimenti più interessanti, ma non riesce a essere incisivo come ai tempi d’oro. Anche questa realtà è stata penalizzata dall’abbandono di firme importanti, che hanno trovato spazio su testate generaliste. Se il Journal rimane comunque imprescindibile per chi segue il fumetto indipendente e di ricerca, sul versante commerciale, ovvero parlando di supereroi, i siti specializzati non offrono quasi più nessun tipo di approfondimento. Comics Alliance ci ha provato per un po’, ma sembra avere mollato il colpo; i seguitissimi Comic Book Resources o Newsarama, invece, si limitano da tempo a cavalcare l’attualità. Vivono di sole news e anteprime, e spesso dedicano più spazio al cinema e alla televisione invece che ai fumetti. Pur continuando a essere un punto di riferimento per gli appassionati, anche il loro lavoro è pesantemente minato da quello dei siti generalisti a cui, sempre più spesso, editori e autori si rivolgono per presentare in anteprima le proprie novità. Da almeno un paio d’anni alcuni dei principali canali di diffusione delle news Marvel e DC Comics sono siti come Entertainment Weekly, A.V. Club e USA Today, testate che del fumetto non avevano mai fatto una priorità.
L’apertura al fumetto da parte della stampa generalista o culturale americane è, va detto, sicuramente una cosa positiva. È un peccato, però, veder disperdersi quel polo culturale così fondamentale che aveva caratterizzato l’approfondimento – e accompagnato (se non ‘spinto’) la maturazione culturale – del fumetto americano negli anni Novanta e Duemila. Ma il vero problema, a mio avviso, è la mancanza di un ricambio generazionale tra gli studiosi e i critici. Ecco: sembra quasi che, oggi come 10 anni fa, le firme più interessanti da leggere siano più o meno sempre le stesse.
Toccherà ritornare a parlarne, probabilmente. Il futuro della critica fumettistica, “generalista” o “specializzata” che sia, è un tema vecchio ma sempre attuale. Ma per ora basta così, e passiamo alle (mie) buone letture.
• The Complete Zap Comix, di Nicole Rudick (The Comics Journal). Un lungo approfondimento sul cofanetto che raccoglie tutta la produzione di Zap Comix, pubblicato sul finire dello scorso anno da Fantagraphics Books. Zap è stata una rivista fondamentale per il fumetto americano (e non solo, come è ormai noto). Sulle sue pagine, sin dagli anni Sessanta, hanno pubblicato autori come Robert Crumb, S. Clay Wilson, Robert Williams, “Spain” Rodriguez, Gilbert Shelton, Victor Moscoso e Rick Griffin.
• Archie #1, di Matt Seneca (The Comics Journal). Qui più che l’oggetto interessa il contenuto. Una recensione che sa storicizzare, contestualizzare, analizzare e commentare con una sfrontatezza rara. Una roba che non capita di leggere tutti i giorni, insomma.
• Cosa resta della satira in Italia, di Nicola Lagioia (Internazionale). Lo scrittore de La ferocia, Premio Strega 2015, ripercorre la storia della satira in Italia a partire dai tempi delle mitiche riviste Il Male e Cuore fino alla televisione e ai social network di oggi. L’articolo, grazie anche agli interventi dei protagonisti dell’epoca, tra cui Mannelli e Vincino, ricostruisce uno spaccato storico che non esiste più. Prova inoltre a cogliere lo slancio e l’eredità sentimentale, artistica e di rottura di quei tempi gettando uno sguardo sul destino presente e futuro della satira italiana.
• Scott McCloud and the Necessity of Humor, di Joe Fassler (The Atlantic). McCloud racconta l’importanza e l’influenza che Breakdowns di Art Spiegelman ha avuto sul proprio lavoro, soffermandosi in particolare sulla storia breve Cracking Jokes.
• An Old Comic Strip About Modern Fatherhood, di Ben Schwartz (The New Yorker). In Italia si parla troppo poco di Frank King e del suo Gasoline Alley, una delle strisce più importanti e influenti di sempre. Chris Ware definisce il fumetto «la prima convincente storia d’amore mai apparsa sulle pagine dei quotidiani».
• Pulp Propaganda, di Jeet Heer (New Republic). Forse non tutti lo sanno: dietro i lavori di Roy Crane c’era l’ombra del governo americano. Dalla creazione della striscia Buz Sawyer nel 1943 fino alla sua morte nel 1977, Crane è stato un indefesso patriota, uno strenuo promulgatore e un veemente difensore della politica estera statunitense. In questo articolo, Heer racconta l’avvincente storia di come Crane lavorasse a stretto contatto con il governo, con l’intelligence e con l’esercito americano per far combattere Buz Saweyr contro i nemici del suo paese: l’America Centrale, il Medio Oriente e l’Asia. Dall’Iran a Cuba, fino al Vietnam, non c’è stato un conflitto in cui il personaggio non abbia preso parte.
• Daniel Clowes and Eightball, 1988-1998: Highlights, Mysteries, and Fun-Facts, di Ken Parille (The Comics Journal). Una lettura necessaria da affiancare a quella di The Complete Eightball, la raccolta dei primi 18 numeri dell’imprescindibile serie di Daniel Clowes pubblicata da Fantagraphics Books. Analisi, aneddoti, curiosità e impressioni sviscerate da quello che è il maggior studioso dell’opera di Clowes.
• Il nuovo film degli Avengers è il nostro perfetto autoritratto, di Raffaele Alberto Ventura (Internazionale). Che oramai si scrivano più parole sui film di supereroi che sui fumetti da cui sono tratti, è praticamente un dato di fatto. Quest’anno son state consumate moltissime tastiere su Avengers: Age of Ultron, ma solo pochi interventi mi sono sembrati interessanti. Tra questi bisogna certamente includere l’articolo di Ventura, che scava sotto l’apparente superficialità della pellicola.
• Back to the Avant-Garde: Sasaki Maki’s Nonsense, di Ryan Holmberg (The Comics Journal). Astratto, surreale, pop, avanguardistico. Sasaki Maki è tutto questo e probabilmente molto di più. Animatore della grande stagione del manga alternativo degli anni Sessanta e Settanta, tra gli autori della rivista Garo, Maki va scoperto e amato, anche attraverso articoli come questo.
• Chris Ware interview, di Jeet Heer (The Paris Review). Un’intervista fiume a Chris Ware, condotta da Heer, uno che conosce molto bene l’opera dell’autore di Jimmy Corrigan e che quindi sa fare quel che è utile fare: le domande giuste.
• Slam Dunk, il capolavoro, di Vanni Santoni (Prismo). Un lungo approfondimento su Slam Dunk, il manga di Inoue sul basket, che lo scrittore Vanni Santoni definisce «una grande narrazione in cui ogni elemento non solo è necessario, ma viene scandito in un contesto di evidenza magistrale, fornendo ogni volta anche uno spunto atto ad allargare la portata generale della storia. Di più: è una narrazione così grande che, pur rispondendo in modo rigoroso a tutto ciò che ci si aspetta da una serie popolare, e portandola al massimo regime possibile, riesce a volare molto più in alto. Di più: riesce a volare dove vuole nonostante il genere in cui si colloca, le esigenze commerciali e i rigidi parametri editoriali che le sono stati imposti».
• Memoir of a Charlie Hebdo Cartoonist, Adam Shatz (The New Yorker). Un profilo di Riad Sattouf, autore de L’arabo del futuro, tra i fumettisti francesi più bravi e in voga del momento, che con la sua saga familiare sta offrendo una delle più intelligenti risposte alle domande sul passato (e il futuro) della convivenza tra culture e religioni differenti.
• Updike: Portrait of the Artist as a Young Fan, di Jeet Heer (The Paris Review). Un articolo che racconta la passione dello scrittore John Updike per il fumetto.
• To Laugh That We May Not Weep, di Art Spiegelman (Harper’s Magazine). Un saggio di Spiegelman su Art Young, definito «il più grande vignettista politico» nella storia degli Stati Uniti.
• My failed attempt to draw the Nancy comic strip, di Ivan Brunetti (Boing Boing). Brunetti, uno dei miei fumettisti preferiti, racconta di quando provò a disegnare Nancy senza riuscirci. Una bellissima confessione sull’apprendimento dei propri limiti e sullo stato del proprio lavoro. Nonché una riflessione su una delle strisce più belle e importanti di sempre.
• Naoki Urasawa and Hisashi Eguchi talk about manga in the 70s and 80s, mostly Otomo (Mangabros). Due grandi mangaka conversano – benissimo – sul fumetto giapponese degli anni Settanta e Ottanta.
• Sex Criminal, di John Semley (The Walrush). Un profilo dell’eclettico Chip Zdarsky, uno dei fumettisti più discussi dell’anno, autore di Sex Criminal e del curioso e riuscito rilancio di Howard the Duck.
• What Is Dangerous and What Is Just New: On 25 Years of Drawn & Quarterly, di Paul Morton (The Millions). Quest’anno l’editore canadese Drawn & Quarterly ha compiuto 25 anni. Questo articolo ripercorre la sua storia dalla nascita a oggi, mettendo in evidenza l’importanza che ha avuto nell’editoria di fumetto.
• A Lost Daniel Clowes Interview, di Zack Carlson (The Comics Journal). Un’intervista a Daniel Clowes condotta nel 1995 e rimasta inedita. Pubblicata solo ora, a distanza di 20 anni, ci riporta indietro di quello che pare essere un secolo. Come tutte le interviste di Clowes, è molto interessante e offre aneddoti e opinioni di un periodo piuttosto importante del fumetto americano.
• Visiting the Studio of Adrian Tomine, di Abraham Riesman (Vulture). Il New York Magazine intervista Adrian Tomine nel suo studio. Un articolo accompagnato da foto piuttosto interessanti, che mostrano il fumettista nel suo ambiente di lavoro, tra libri e bozzetti delle sue storie.