*Questo articolo fa parte dello speciale Verso #DylanDog30. Fonti e citazioni del DyD delle “origini”, che una volta al mese propone un’analisi delle fonti e delle citazioni dei primi 12 numeri di Dylan Dog, in attesa del trentesimo anniversario della serie che si festeggerà a settembre 2016.
Il titolo di questo terzo albo di Dylan Dog rimanda, come da disegno in copertina, a una delle grande icone dell’immaginario orrorifico: il licantropo. Pur non esistendo nessun film o romanzo horror con questo titolo – il film a tema cronologicamente più vicino è Unico indizio la luna piena del 1985, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King – una pellicola del 1984 del regista francese Éric Rohmer del 1984 porta lo stesso nome. Nella rubrica Il Club dell’orrore della ristampa del 1990, viene chiarito che le due opere non hanno nessun legame. Come abbiamo detto in precedenza sono due i film che hanno rilanciato il personaggio del licantropo nell’immaginario globale: Un lupo mannaro americano a Londra e L’ululato. Al primo di questi film sembra ispirata la trasformazione da lupo in uomo, che la sequenza disegnata cerca di rendere in tempo reale come avevano fatto, per la prima volta, i film di Dante e Landis. Da L’ululato Sclavi potrebbe aver ripreso l’idea del clan degli uomini lupo. I riferimenti a questi due film, come al classico L’uomo Lupo del 1941, che si avvalse della magistrale interpretazione di Lon Chaney Jr., sono disseminati per tutta la storia. L’uomo Lupo e Lon Chaney sono infatti esplicitamente citati a pagina 41.
Inoltre, alcune inquadrature del lupo sembrano essere ispirate a quelle di Gmorg, il lupo nero che insegue Atreyu nel film del 1984 La storia infinita. Il personaggio del licantropo era stato ripreso anche da Stephen King nel 1984 nel romanzo Unico indizio la luna piena.
La sequenza di battute dal carattere profetico pronunciate da Groucho dopo l’uccisione del lupo da parte di Dylan, rimandano naturalmente al famoso scambio di battute fra Gene Wilder (1933) e Marty Feldman (1934-1982) in Frankenstein Junior, durante la scena della profanazione della tomba: «Che lavoro schifoso», «Potrebbe esser peggio», «E come?», «Potrebbe piovere». Groucho così si ricollega alle sue primigenie origini. Infatti, come spalla di Dylan Dog, in un primo momento era stato pensato appunto… Marty Feldman.
A proposito di assistenti. Otto, il ragazzo con problemi di ritardo mentale che lavora nel collegio potrebbe riportare ai tanti assistenti deformi dei mad doctor o dei mostri dei film horror classici. L’attore di riferimento, specializzatosi in ruoli di individui mentalmente disturbati è lo statunitense Dwight Frye (1899-1943). È stato, ad esempio, l’assistente del Conte Dracula nel film di Tod Browning del 1931 e quello del Barone nel Frankenstein di James Whale (1889-1957) dello stesso anno.
Otto, inoltre, può essere considerato il prototipo di Gnaghi, spalla di Francesco Dellamorte sia nel romanzo di Sclavi Dellamorte Dellamore del 1991, sia nell’omonimo film di Michele Soavi del 1994. Ma Le notti della luna piena contiene un riferimento più esplicito al film di Mel Brooks. La direttrice del collegio femminile – che rimanda anche alla scuola di danza del Suspiria di Dario Argento (1940) citato anche nella sequenza d’apertura dell’albo e che serve a Sclavi come ispirazione di massima per la trama – si chiama Helga Blucher, come la Frau Blücher assistente del Barone Frankenstein. Frankenstein Junior, e più in generale la comicità di Mel Brooks e il Woody Allen di film come Amore e guerra sembrano aver fornito anche l’ispirazione per i caricaturali personaggi di contorno, come Rudy, il proprietario della locanda di Wolfburg. Il commissario Durrenmatt, a cui fa riferimento Dylan a pagina 26, richiama invece lo scrittore svizzero Friedrich Dürrenmatt (1921-1990), rinnovatore del genere poliziesco, di cui è il caso di ricordare qui i romanzi Il giudice e il suo boia, La promessa e Il sospetto e il racconto La Panne. Una storia ancora possibile.
Il nome della ragazza scomparsa, Mary Ann Price potrebbe essere invece un omaggio all’attore statunitense Vincent Price, iconico protagonista di molte pellicole orrorifiche e che i più ricorderanno per la sua ultima interpretazione, quella del creatore di Edward in Edward mani di forbice di Tim Burton (1958). Come per la Undead del primo volume, anche la cittadina al centro delle vicende qui narrate ha un nome altrettanto rivelatorio: Wolfburg. Come dire ‘Il paese del lupo’. Alexandra, a pagina 46, cita Barbablù, omonimo protagonista della fiaba scritta da Charles Perrault e apparsa per la prima volta nella raccolta I racconti di mamma oca nel 1697.
La sequenza conclusiva, che mostra un bambino allevato dai lupi, rimanda, in prima istanza a Mowgli, protagonista delle due raccolte di racconti – Il libro della giungla e Il secondo libro della giungla – dello scrittore britannico Rudyard Kipling, ma anche ai molti casi – alcuni solo presunti – che riportano storie di bambini allevati da animali. La più famosa è forse quella delle due bambine indiane Amala e Kamala, ma quella cronologicamente più vicina alla storia di Sclavi è quella dello spagnolo Marcos Rodríguez Pantoja, che da bambino visse, a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta, in completo isolamento sulle montagne della Sierra Morena, stringendo una relazione particolarmente intensa con un branco di lupi.