Fear the Walking Dead, lo spin-off e prequel della serie tv The Walking Dead, ha da poco debuttato sugli schermi statunitensi con un record di share. Per l’occasione, Fast Company – uno dei più importanti magazine specializzati in business, tecnologia e design– ha pubblicato un profilo in cui il creatore Robert Kirkman ha raccontato la propria storia e i propri piani per il futuro.
Nativo del Kentucky, si diploma (maluccio) e capisce che l’ambiente accademico non fa per lui. Tutto quello che gli interessa è scrivere fumetti. Inizia a lavorare come agente di commercio per una ditta di impianti per l’illuminazione e, nel 2000, fonda l’etichetta Funk-O-Tron, con cui pubblica il suo primo lavoro, Battle Pope. Due anni dopo comincia a lavorare per Image Comics, dove pubblica Invicible, un rimasticamento del suo eroe preferito, l’Uomo Ragno (di cui è fan a tal punto da chiamare il figlio Peter Parker Kirkman), e The Walking Dead.
Disegnato da Tony Moore (e, dopo i primi sei numeri, da Charlie Adlard), The Walking Dead trova nel tempo un pubblico più amplio degli abituali lettori di fumetti, attirando consumatori casuali e diventando uno dei più grandi successi degli ultimi anni. Nel 2004, la Marvel lo ingaggia per lavorare sui suoi supereroi. Sembrerebbe il sogno di una vita, ma Kirkman rimane deluso dall’esperienza: «Decidevano loro su quale fumetto farmi lavorare, con quale artista farmi collaborare, che storie farmi scrivere. Venivo convocato nei loro uffici e mi dicevano “Le robe che scrivi per la Image sono migliori di quelle che scrivi per noi e non capiamo il perché. Perché non ci dai le cose belle?” E io rispondevo “Perché vi ho proposto le cose belle e voi mi avete detto che non potevo farle o che dovevo aspettare”». L’avventura in Marvel finisce quattro anni dopo. I suoi contributi più importanti alla Casa delle Idee sono stati la miniserie Marvel Zombi, L’incorreggibile Ant-Man, una lunga gestione su Ultimate X-Men e l’antologico Spider-Man Team-Up.
Tornato alla Image, fonda la propria compagnia, la Skybound Entertainment, gestita insieme al socio David Alpert. Propongono le loro proprietà intellettuali a mezza Hollywood, ma niente si concretizza davvero. Invicible viene acquistato dalla Paramount per farne un film, ma il progetto affonda poco dopo, Battle Pope viene adattato in una serie animata per Spike TV ma chiude dopo otto episodi. Poi, nel 2009 i due siglano un accordo con la AMC per produrre uno show televisivo da The Walking Dead, che debutta nel 2010.
Dopo un inizio turbolento (le prime stagioni vengono gestite da tre show-runner diversi), la serie sfonda e apre la strada per altri due progetti televisivi Skybound, Outcast e Fear the Walking Dead. Seguendo il modello Image, Kirkman vuole costruire una realtà che abbia al centro i fumetti e i fumettisti ma che sfrutti questo nucleo creativo per espandersi negli altri settori dell’intrattenimento (film, serie tv, videogiochi, merchandising). Per ora, sono i progetti di Kirkman a guidare l’azienda: The Walking Dead e Outcast sono i titoli più forti in termini di vendite, ma «Skybound è pensata per i Robert Kirkman degli esordi, degli indipendenti con talento che necessitano di supporto editoriale e agganci con Hollywood. Non importa il mezzo, l’importante è l’idea. Magari un progetto finirà per diventare un fumetto o un videogioco, o magari un film.»
Kirkman è come un novello Stan Lee e Skybound è la sua nuova Marvel. Anzi, l’anti-Marvel. «Non ci mettiamo a pensare ai prossimi cinque anni, non diciamo “Per il 2020 avremo 17 show in tv”» ha dichiarato l’autore, riferendosi al modello di business degli studi Marvel. «Il nostro obbiettivo è continuare a crescere e non lasciarci prendere la mano. Non ci poniamo dei traguardi arbitrari per poi prendere scorciatoie nel tentativo di raggiungerli. Non è nel nostro stile. Personalmente, voglio sono distruggere l’intero sistema e poi costruirne uno di migliore.»