HomeRecensioniClassic"Pillole blu" racconta la quotidianità di una coppia che combatte con l’HIV

“Pillole blu” racconta la quotidianità di una coppia che combatte con l’HIV

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Per molti il ginevrino Frederick Peeters è l’autore di Pillole Blu. Pubblicato da Atrabile nel 2001 e tradotto in Italia da Kappa Edizioni nel 2004, a 14 anni di distanza, rimane l’opera più famosa e celebrata di Peeters, tanto da spingere la Bao Publishing – alle prese con la pubblicazione di Aâma (di cui abbiamo parlato qui) – ad approntare una nuova edizione, arricchita da contenuti inediti.

La fama di Pilules Bleues, che bisogna sottolineare rappresenta un unicum nella produzione di Peeters, è dovuta alla sensibilità con cui è raccontata la quotidianità di una coppia costretta a combattere con l’incombente minaccia dell’HIV. Senza trionfalismi e al di là di ogni vuota retorica, l’autore illumina con devota minuziosità quegli insignificanti aspetti, che contraddistinguono le giornate di milioni di persone e che, per un siero-positivo, diventano una specie di campo minato.

pillole blu freederick peeters

Eppure, Peeters ha sottolineato, in alcune occasioni, che il libro è al di là di tutto solo una semplice storia d’amore. In un’intervista concessa a Eric Bukler per le pagine del Comics Journal, il fumettista, più volte condotto sull’argomento, mostrandosi infastidito, cercava di evidenziare la normalità e la banalità degli eventi narrati.

Questo ci costringe a chiederci come vada letto Pillole Blu a 14 anni di distanza dalla sua prima pubblicazione. A proposito degli eventi raccontanti nel graphic novel, Peeters sembra ridimensionarne la portata:

Il problema è che, quando leggi il libro, ogni cosa è organizzata, compressa ed amplificata. Il mio scopo è sempre offrire un’esperienza di lettura, qualcosa fatta perché tu riesca a pensare e provare emozioni complesse, non perché sia visto come un documentario realistico. Nella realtà, l’intero processo, l’incontro, i problemi, tutto prende tantissimo tempo. Dovrebbe essere come quando fai esperienza di una vera guerra, e in contrapposizione guardi un film come Apocalypse Now. La vera guerra deve essere lenta, talvolta noiosa, spesso quotidiana. Ma ora, con distacco, posso dire che questo incontro mi ha costretto a fare una serie di scelte e di decisioni, e talvolta a diventare adulto. Ma sai, milioni di persone fanno decisioni difficili quotidianamente, e nessuno lo nota.

Nel post-scriptum, Peeters si augurava che il libro fosse visto non come una storia sull’hiv, ma come un’anonima storia d’amore e che venisse letta, nella migliore delle ipotesi, in silenzio o che al peggio fosse durata quanto delle verruche.

E allora, perché Pillole Blu è riuscita a ritagliarsi un posto di relativa importanza e a non consumarsi attraverso le letture, tanto da costringere l’autore – ormai lontano artisticamente – a ritornarci su?

pillole blu freederick peeters
Nelle opere di Peeters c’è sempre un palpabile intreccio di sentimenti contrastanti: da un lato un malinconico disincanto, dall’altro un crescente ottimismo, che si insinua pagina dopo pagina. L’eccezionalità di convivere con una donna sieropositiva e con la minaccia del contagio che, con la leggerezza di un rinoceronte albino, si muove intorno ai nostri protagonisti, è polverizzata da Peeters attraverso l’accumulo di micronarrazioni, che servono tanto a spazzare via una serie di stereotipi avvicinando di fatto il lettore ad una realtà sconosciuta, quanto a proporre l’argomento in punta di piedi senza far leva sulla drammaticità e su una lacrimevole compassione.

Il discorso affrontato dall’autore ha come fine quello di dimostrare che una scommessa persa può avere, invece, risultati più che positivi. La lezione impartita dall’autore ginevrino, quindi, non rientra in un didascalica introduzione, e neanche in fredda dissertazione sull’Hiv, ma in un più ampio orizzonte, in cui romanzo di formazione e racconto di sé confluiscono acquistando un’universalità che parla a chiunque abbia scelto, ad un certo punto della propria vita, a favore di una storia persa in partenza.

La fortuna del racconto è dovuta ad un elemento molto spesso di non trascurabile importanza, e cioè la possibilità di trascendere la cronaca autobiografica verso la comprensibilità universale. La felicità e la leggerezza della scrittura  – che cozza con un segno ancora nervoso e gestuale, ben distante dal quello odierno – ha il dono di infondere curiosità e piacere nel lettore. Pillole Blu, quindi, è uno di quei rari esempi, in cui la narrazione autobiografica sembra parlare a tutti, così come ad esempio il David B de Il Grande Male o lo Spiegelman di Maus.

Non è un caso che 7 Miles a Second di Wojnarowicz, Romberger e Van Cook, un’opera forte e altrettanto innovativa che ha come oggetto l’Hiv,  non riesca a raggiungere gli stessi risultati. Il tono violento dei disegni di James Romberger, enfatizzati dagli acquerelli surreali di Marguerite Van Cook, non aiutano il lettore a confrontarsi con una storia dove l’Hiv è il coronamento di una vita di espedienti e vissuta lungo i bordi. La parte finale con un David Wojnarowicz ormai prossimo alla morte rimane impegnativa.

Certo anche in questo caso tra la vis polemica di Wojnarowic, morto di AIDS a trentasette anni, e l’espressionismo di Romberger, trapela una nota positiva, ma non basta forse a coinvolgere totalmente il lettore. Qua l’accumulo da un lato quasi asettico degli avvenimenti e il loro materializzarsi in complesse architetture visive stordisce e allontana.

7 MILES A SECOND
Da 7 Miles a Second

Peeters, invece, sceglie un profilo basso, una semplicità che non scivola mai nel banale, sebbene tenda a ritagliare vissuti e sentimenti alquanto comuni, non crea alcuna interferenza tra l’artista e il lettore; gioca con simboli visuali, silenzi ed espressioni, coinvolgendo in un processo di lettura che, precisa l’autore, «funziona come uno specchio in cui il lettore proietta le sue emozioni, diversamente dal cinema, che è una forma dittatoriale di arte. Tutti tendono a vedere lo stesso spettacolo al cinema, nel graphic novel, il lettore è parte della creazione, quindi è perfetto per storie intime incentrate su aspetti umani.».

Con la postilla finale, aggiunta al volume dopo ben 13 anni, Peeters sembra voler insieme conservare ma soprattutto superare Pillole Blu: traccia un resoconto, informa in maniera che può sembrare fredda e distante scegliendo un pattern ripetitivo – una gabbia a nove celle con inquadratura fissa in point of view – e rassicura il lettore che tutto è andato per il meglio e che le preoccupazione della famiglia Peeters nonostante tutto sono quelle che interessano la maggior parte di noi lettori.

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Pillole Blu resta una lettura che ogni amante del buon fumetto dovrebbe affrontare, ma va consigliato vivamente a coloro che amano un fumetto realista, ma non banale – visto la scomoda ipertrofia di autobiografie a volte stucchevoli e imbarazzanti – e a chi vuole conoscere Peeters al di là delle sue opere.

Pillole blu
di Frederick Peeters
Bao Publishing, 2015
206 pagine, 17€

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