Siamo tutti capaci di disegnare Batman. O almeno così afferma il sito Open Culture, che presenta i consigli della fumettista Lynda Barry (Ernie Pook’s Comeek, Star bene mi uccide), recentemente reinventatasi insegnante presso l’Università del Wisconsin-Madison. Barry ha portato avanti un discorso di studi sui processi neuronali che presiedono all’attività del disegno, in forte correlazione con il fenomeno dell’insight.
Il corso si chiama ‘Unthinkable Mind’ e, già dalla presentazione scritta da parte del docente, mostra la spiccata natura pratica degli studi.
Secondo Barry, siamo tutti in grado di disegnare Batman perché, essendo una figura dalle forme semplici, l’abbiamo interiorizzata come si fa con gli oggetti comuni (per quanto maldestramente, ognuno di noi saprebbe disegnare il profilo di una casa o di un auto, alla bisogna).
Come test, Barry consiglia ai propri studenti di provare a disegnare l’Uomo Pipistrello in 15 secondi, un lasso di tempo che non lascia spazio alle incertezze e fa emergere l’istinto. «Si inizia a fare una riga» scrive la fumettista «e poi la figura inizia a prendere forma e mentre prende forma sembra sia al di là del nostro controllo e questo ci procura un brivido.» La sfida successiva è disegnare un’intera sequenza di quattro vignette in cui Batman vomita. Un episodio di vita capitato a tutti e più facile da realizzare di una scazzottata con supercriminali. E una volta aver vomitato, Batman potrà permettersi di farsi il bucato, usare un computer, leggere e compiere tutte quelle attività familiari al novello disegnatore.
Qui sotto potete vedere i risultati di una delle classi di Barry. La bontà dei disegni può variare, ma le semplici regole di Barry impongono una certa coerenza di stile tra gli studenti: Batman, per esempio, è raffigurato con una grossa testa rotonda in molti degli esercizi, un tratto analizzato anche da Ivan Brunetti, autore di Cartooning: Philosophy and Practice, libro che Barry ha citato nelle sue lezioni: «Quando qualcuno impara a disegnare la prima cosa che scompare è ‘vivitudine’, il senso di vita della linea e alcuni artisti passano una carriera intera a cercare di ritrovarla.»