Pieterjan, artista e insegnante in crisi, geloso, senza ammetterlo, del successo della moglie gallerista, accetta di partecipare alla biennale d’arte di Beerpoele, una piccola cittadina di provincia sulle sponde di un lago. La sua voglia di riscatto e di celebrità si scontrerà però con le insicurezze e il dilettantismo degli altri partecipanti alla manifestazione, tutti abitanti di Beerpoele. Lontano dai fasti e dagli agi del mondo cui è abituato, Pieterjan potrebbe però cogliere l’occasione per riflettere sia su se stesso che sulla propria idea di arte.
Il segno del fiammingo Brecht Evens stupisce anche in ragione della sua giovane età. Nato nel 1986, Brecht si forma presso l’Accademia di Gent (Belgio) ed esordisce diciannovenne con il fumetto A Delivery from Outer Space (tit. orig. Een Boodschap uit de Ruimte), per poi collaborare con le principali riviste di fumetto e d’illustrazione. L’essere arrivato così presto ad una sintesi pittorica e cromatica, pur non priva di influenze importanti e riconoscibili, caratterizza lo stile dell’autore come uno dei più interessanti e promettenti della sua generazione, anche nella misura in cui questa promessa è stata già in larghissima parte mantenuta. Ne è testimonianza questo Gli amatori, pubblicato originariamente nel 2011 e ora riproposto da Bao Publishing. Del notevole lavoro di adattamento parleremo fra poco.
Lo stile pittorico/narrativo di Evens alterna pagine in cui prevale una ricerca su una sintesi che potrebbe essere definita calligrammatica, con figure quasi monocromatiche che agiscono su uno sfondo desolatamente bianco ad altre in cui dettagli, colori e forme affollano la tavola producendo un effetto che è persino chiassosamente sinestetico.
Le suggestioni del fiammingo sono, ad ogni modo, particolarmente evidenti. Se per il fumetto si può tracciare un parziale parallelismo in particolare con il lavoro dell’Oscar Zarate di Un piccolo omicidio e con non moltissimi altri autori, per quanto riguarda la pittura sono chiari i riferimenti ad artisti come David Hockney (nel complesso della sua opera, anche fotografica e scenografica), Oscar Grosz, Rousseau il doganiere, il tutto filtrato attraverso la tradizione dei pittori fauves e nabis. Naturalmente si avverte anche il clima di reciproca influenza con il mondo dell’illustrazione contemporanea, soprattutto di area nordeuropea come; solo per fare due nomi i connazionali Lotte Van De Walle e BlexBolex. L’opera di Saul Steinberg, inoltra, anche dal punto di vista tematico, potrebbe avere un’importanza rilevante.
Il debito, piuttosto leggero rispetto a molti altri autori contemporanei, che Evens paga alla tradizione del fumetto, lo distingue dal David Mazzucchelli di Asterios Polyp. Forse alcuni avranno notato, leggendo il volume o la sinossi in testa a questo articolo, delle risonanze tematiche fra le due opere. Ed in effetti i punti di contatto non sono pochi. Entrambe propongono come protagonisti dei maschi narcisistici ed egocentrici che, lontano dal loro mondo abituale, si riscoprono. Inoltre, sia Pieterjan che Asterios sono degli artisti insoddisfatti e che nutrono un certo iniziale disprezzo per un approccio ingenuo, bambinesco, primitivo persino all’arte. Mentre però nell’opera di Mazzucchelli (QUI un approfondimento) la narrazione si esplicita attraverso una riflessione sul mezzo fumetto e sull’oggetto libro (oltre che sul linguaggio in genere) che non evita le derive della programmaticità e dell’intellettualismo, rischiando di confondere le ambizioni del personaggio con quelle del suo autore, in Gli amatori il discorso è condotto, almeno ad un livello più superficiale, con maggiore energia e vitalismo, risultando, infine, maggiormente umano e personale, anche per via di alcuni passaggi che se non possono essere definiti come autobiografici, di sicuro risentono della formazione e della carriera di Evens, habituè del circuito delle gallerie d’arte.
Del resto le opere risentono rispettivamente del tipo, in parte stereotipizzato, dell’artista che decidono di rappresentare: da un lato Pieterjan che, grazie al suo tentativo di costruire un gigantesco nano da giardino in cartapesta può essere associato al prototipo del moderno artista kitsch incarnato da Jeff Koons; dall’altro Asterios Polyp riassume molti caratteri dei tanti “architetti di carta” che hanno segnato la storia della disciplina nella seconda metà del Novecento. Anche sotto il punto di vista coloristico, Gli amatori e Asterios presentano un tipo di approccio sostanzialmente diverso (qui una lettura sull’uso simbolico del colore nell’Asterios). In entrambe le opere il colore è usato per la sua componente emozionale, anche se, ancora una volta in Evens le associazioni dominante-personaggio hanno un minore retrogusto teorico, cosa che permette al disegnatore di proporre viraggi spesso violenti fra vignetta e vignetta, anche in direzione antinaturalistica. Ma in Gli amatori il colore svolge anche una non rinunciabile funzione topografica. Nelle tavole di Evens, infatti, così ricche di dettagli e in cui il colore dà forma alle cose, piuttosto che riempirle, sono le associazioni cromatiche che permettono di orientarci in quelle tavole che, coscientemente, diventano delle selve di pennellate indistinte e sovrapposte, e di ricostruire le azioni dei protagonisti, così come le loro reciproche relazioni. Non solo i personaggi sono identificati cromaticamente, ma anche il lettering relativo ad ognuno di loro è caratterizzato dallo stesso colore. Questo permette, specialmente nelle scene di conversazione a più voci, di rinunciare ai balloon senza generare confusione, consentendo una maggiore libertà nella composizione, senza che ciò pregiudichi la “leggibilità” generale.
In Gli amatori sono infatti i colori a dare forma alle cose. La scarsa opacità dell’ecoline annulla infatti la distanza fra personaggio e personaggio e fra personaggio e sfondo. Le figure sono spesso definite non dai contorni, quasi del tutto assenti, ma dai confini stessi della pennellata di colore, che in molti casi si somma a quelle retrostante e successive. Dove in Asterios il colore soggiace comunque alla forma, restando definito dai confini ben delineati dal tratto di china (tranne in alcune, ben precise tavole)
In Gli amatori è questo che si sobbarca quasi esclusivamente il compito di dare forma al mondo. Un mondo fluido, dai confini vaghi, parzialmente indistinto, in cui cose e persone si compenetrano o si diluiscono le une nelle altre. Eppure anche in un fumetto quasi tutto fatto di segno, in cui i personaggi sono tracciati con pochi, veloci tratti di pennello, in cui i volti si trasformano spesso in maschere grottesche e che non pochi debiti sembra avere con la pittura tradizionale giapponese, un certo fragore europeo e più in generale occidentale si impone nelle bellissime tavole a tutta pagina o spesso anche a doppia pagina che funzionano quasi come dei frontespizi dei diversi “capitoli”. In queste tavole la natura schiaccia i personaggi, che vanno quasi decifrati nella selva di colori e linee e in cui Evens sembra mettere in gioco tutta la propria conoscenza della storia dell’arte e tutta la propria competenza tecnica, creando dei pezzi di bravura che però non cozzano con il resto dell’opera ma anzi ne esaltano il respiro vario e il vitalismo dirompente e visivamente sensuale.
Tutti gli elementi qui descritti, che potrebbero generare confusione, sono però mitigati da una storia che, seppure ampiamente già vista (l’artista arrogante in cerca di se stesso, l’innamoramento per una giovane donna che solletica la sua vanità, il dualismo contrappositivo città/campagna, la sofisticatezza sintetica e insoddisfacente dell’artista contrapposta alla vitalità naif dell’incolto o del pazzo) coinvolge proprio per via di una linearità che lascia spazio all’attenzione per il dettaglio, alla bizzarria, alle pause e, in ultima analisi, a un universo visuale così entusiasmante e coinvolgente, intricato, nel senso boschivo del termine, da favorire un alto livello di immersione e di empatia. Oltre a ciò Evens dimostra anche un bell’orecchio per i dialoghi e per la caratterizzazione dei personaggi, anche dei più tipicizzati, il che aggiunge coesione ad un’opera altrimenti – e fortunatamente – visivamente labirintica e appassionante.
Gli amatori
Brecht Evens
Bao Publishing, 2015
216 pagine, 20 €