A pochi giorni dalla costituzione degli États généraux de la bande dessinée e dello sciopero delle ‘dédicaces’ messo in atto durante il recente festival Quai des Bulles di Saint-Malo, l’Association des Critiques et journalistes de Bande Dessinée (d’ora in avanti ACBD) ha rilasciato l’annuale bilancio del settore della BD, firmato dal segretario generale Gilles Ratier.
Nelle quasi quaranta pagine del rapporto – disponibili on line – l’ACBD restituisce un’immagine contraddittoria del mercato francese, in cui ad una forte ripresa della produzione non corrisponde un relativo aumento delle vendite, che si ripercuote negativamente sulla situazione economica della maggior parte dei singoli autori. Una situazione questa, aggravata dalla mancata di sussidi previdenziali e da un prossimo regime fiscale più oneroso che porterebbe la gran parte degli autori di BD a riconsiderare la loro posizione come professionisti del settore.
Se il 2013 si era chiuso sotto un segno negativo, quest’anno che volge al termine sarà ricordato finalmente per l’esponenziale crescita, forte dei 5410 titoli pubblicati (con un aumento del 4,64%). Tuttavia, queste cifre vedono una presenza importante delle ristampe, che coprono quasi un quinto dei titoli editi nel 2014. Va sottolineato, inoltre, che il 36,23% del mercato è in mano a soli tre gruppi editoriali (Delcourt, Media Participations e Glénat) a fronte di 349 editori.
Come detto, se a primo acchito la situazione sembra abbastanza florida, un’attenta analisi mostra diverse contraddizione che minano la positività del trend. Nella relazione si legge:
186 delle 3946 novità editoriali sono recuperi di materiale che ha più di vent’anni e che non era mai stato raccolto prima in volume (cioè il 4,71% delle novità) e altre 2275 uscite sono delle traduzioni (cioè il 57, 65%). Se si pensa che questi titoli sono meno costosi o ammortizzabili nella media durata, ci si accorge allora che non abbiamo che 1485 nuove uscite di fumetti in area francofona nel corso del 2014, ovvero il 27,45% della produzione globale: solo 49 uscite in più rispetto al 2013, in cui erano stati pubblicati 1436 fumetti (il 27,8%).
Uno scenario del genere evidenzia quindi un surplus di produzione che non ha conseguenze dirette sugli autori così come sulle librerie e bedeteque. Anzi, nonostante il trend sia apparentemente positivo, il 2014 è l’anno in cui la ‘precarizzazione’ dei travaillieurs de l’esprit è diventata un problema evidente ed ineludibile per gli addetti al settore, chiamati appunto ad analizzare e ripensare le strategie. Nel corso della seduta di costituzione degli États généraux de la bande dessinée, il presidente nonché fumettista Benoït Peeters al riguardo ha evidenziato: «Oggi, più fattori si assommano: l’album cartonato a colori è stato creato in un’epoca in cui le vendite si aggiravano sugli 8000 esemplari, quando invece ora si sono ridotte a poche centinaia. Il fumetto ha voluto essere più vicino alla letteratura, senza pensare alla precarietà a cui andava incontro», anche perché, il lavoro dei fumettisti è molto più complesso rispetto a quello dei 300 autori di letteratura, essendo caratterizzato «da un’imperativo di produzione regolare, a r t i g i a n a l e, soprattutto per quanto riguarda prodotti legati alla serialità, che costituiscono la gran parte della produzione.»
Inoltre, come in quasi tutti i settori culturali, sono pochi i titoli – solitamente serie storiche o opere indipendenti di autori affermati – che coprono la maggior parte delle vendite. Solo 98 titoli hanno superato le 50.000 copie (19 in meno rispetto allo scorso anno) e 75 di questi sono produzioni franco-belga. I titoli che dominano il settore sono: Blake et Mortimer, The Chat, Joe Bar Team, Largo Witch, Lucky Luke, Happy Parents de Zep, XIII e Les Légendaires. Il titolo più venduto in Francia è The Walking Dead, pubblicato da Delcourt, che supera le 100.000 copie, seguito dal fumetto dedicato a Bart Simpson (oltre le 50.000 per i tre tomi pubblicati). Il settore manga è, invece, quello più florido: titoli come Naruto e One Piece, superano le 150.000 copie, arrivando nel caso del primo a toccare le 180.000.
Altro settore fondamentale, che delinea una delle tendenze più importanti dell’ultimo decennio, è quello delle ristampe o delle riedizioni integrali e di lusso che propongono materiale ormai non più disponibile o di difficile reperibilità a causa della serializzazione su riviste antologiche. Più di mille ristampe, di cui 334 integrali, 177 edizioni di lusso e 34 antologie varie. Questi titoli hanno il vantaggio di riproporre materiale in una forma inedita che ne ammortizza i costi, grazie al duplice vantaggio di rivolgersi ad un pubblico trans-generazionale (dal neofita, al fumettofilo sino al reducista nostalgico) e di creare una linea editoriale che non conosce flessioni e che fa parte del patrimonio delle case editrici. La tendenza è ormai riconosciuta e si rivolge anche e soprattutto alla generazione over-trenta che ha abbastanza soldi da potersi permettere imponenti omnibus o integrali di fumetti che appartengono al passato più o meno remoto. Senza dubbio, il merito di queste edizioni – contraddistinte da un approccio accademico e filologico – è quello di riportare alla luce titoli e autori a volte dimenticati, insieme a titoli di intrattenimento. Nel contempo, anche questo tipo di volume propone un approccio “letterario” al fumetto: il libro diviene il formato par excellence di fruizione e divulgazione del fumetto.
A contraltare, vi è una buona diffusione di periodici venduti nel circuiti delle edicole che esulano dal classico formato franco-belga. Si tratta di materiale per i più piccoli, legato a fumetti pubblicati su licenza (Cheval Girl, Scooby-Doo, Tom & Jerry, Winx Club, Beyblade, Pokémon, Power Rangers, oltre ai soliti Disney) o al mondo dei fumetti americani, pubblicati da Panini Comics e Urban Comics, che detiene i diritti dei personaggi DC Comics. Ma, anche i titoli storici come Asterix, Tif et Tondu, Blueberry, Le Pieds Nickelés, Thorgal, Marsupilami sono in edicola grazie ad Hachette-Collections, nonché alla società Mediatoon, di proprietà della Média-Participations. Trovano spazio in questo circuito anche riviste specializzate che hanno dedicato pagine e numeri interi ad autori, personaggi e ai temi più importanti. Ancora, l’edicola vede crescere la quantità delle riviste di settore a discapito del circuito librario. Un’inversione di tendenza importantissima, a nostro avviso. Tra queste, 4 riviste hanno tirature che raggiungono anche le 20.000 copie (ci riferiamo a Kaboom di 2B2M). Tuttavia, il dominio principale in cui viaggia l’informazione di settore è la rete, con portali generalisti che superano il milione di visualizzazioni al mese, come nel caso di Bdgest.com.
La situazione è abbastanza contraddittoria anche sul versante digitale, nonostante la crescita esponenziale di segno positivo. Il fatturato di quest’ultimo è solo il 3-4% del settore ed è monopolizzato dalla piattaforma di distribuzione Izneo, che – da quanto si legge nel rapporto – «copre il 99% dell’offerta legale di fumetto digitale esistente con un catalogo che comprende oltre 10.000 titoli disponibili per l’acquisto o il noleggio. Le vendite annuali superano i 300.000 titoli (a fronte dei 10.000 del 2010)».
Il quadro delineato dall’ACBD, pertanto, mostra una situazione paradossale, dove ad un aumento dei titoli non corrisponde una reale ridistribuzione delle ricchezze, con editori che vendono poche centinaia di copie senza un reale ed un adeguato ricavo per gli autori. La proliferazione degli ultimi anni pertanto pur incrementando e diversificando l’offerta non ha creato grandi sconvolgimenti, ma una saturazione del mercato che ha prodotto un impoverimento progressivo dei giovani autori, compromettendo un adeguato ricambio generazionale.