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6 libri sul fumetto da leggere questo inverno

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Tra le letture fumettistiche cui abbandonarsi nelle lunghe vacanze invernali, torniamo a proporre una selezione di alcuni fra i testi più interessanti (e pimpanti) della produzione di saggistica dedicata al fumetto. Sei volumi fumettologici utili per approfondire ma anche affascinanti da sfogliare, scelti tra le proposte più intriganti – con un occhio di riguardo ai progetti curiosi, coraggiosi e ben documentati – uscite in giro per il mondo negli ultimi mesi.

François Schuiten. L’horloger du rêve Thierry Bellefroid (Casterman, 2014)

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Corposo tomo di 400 pagine (432 nella versione in cofanetto a tiratura limitata), L’horloger du rêve è la degna celebrazione della figura poliedrica di François Schuiten, insigne fumettista e illustratore belga noto principalmente come co-autore con Benoît Peeters del ciclo Les Cités Obscures ma anche pittore e scenografo, con importanti e solide incursioni nel campo del cinema, del teatro, della danza e dell’architettura. Il volume è strutturato in otto capitoli (e un interludio) che esplorano l’attività più che trentennale di Schuiten partendo dalla sua formazione presso la prestigiosa Accademia Saint Luc per arrivare agli allestimenti museografici e alle scenografie urbane, senza trascurare l’influenza determinante esercitata sul giovane François dall’ambiente familiare.

Ricco di illustrazioni in parte inedite, L’horloger du rêve esalta la maestria e l’eleganza dell’artista belga, la sua capacità di sperimentare tecniche, supporti e formati sempre nuovi (Schuiten è stato uno dei primi a introdurre la Realtà Aumentata in un fumetto) restando fedele agli strumenti tradizionali del disegnare. Un approccio che fornisce una precisa chiave di lettura dell’immaginario utopico-retrò di rara potenza visiva che informa la sua opera: non mero passatismo ma recupero critico e attualizzazione della visionarietà di un’epoca i cui sogni si sarebbero infranti con lo scoppio della Prima guerra mondiale. A fronte di un materiale pregno di riferimenti letterari, artistici e architettonici “alti”, sorprende il tono colloquiale dei testi di accompagnamento del giornalista Thierry Bellefroid (non mancano aneddoti curiosi, ammiccamenti e battute) soprattutto se si confronta L’horloger du rêve con Schuiten Filiation di Philippe Marion, una “monografia familiare” pubblicata nel 2009 da Versant Sud che disamina la storia degli Schuiten segnata da drammi importanti e dominata dalla figura forte e volitiva del padre di François, Robert. [Andrea Alberghini]

American Newspaper Comics. An Encyclopedic Reference Guide – Allan Holtz (University of Michigan Press, 2012)

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Non è un’analisi e non è nemmeno un racconto storico: è solo una raccolta di fredde schede tecnico-editoriali, che contengono informazioni come date di pubblicazione, autori, titoli, testate. E tuttavia, per ambizione e completezza, è un’opera tanto affascinante – e utile – quanto mastodontica. American Newspaper Comics presenta infatti informazioni sull’intera storia delle strisce americane catalogandole una per una, districandosi nel labirinto delle date originali sia di avvio che di conclusione, chiarendo i nomi dei vari team creativi che si sono succeduti, precisando i cambiamenti (spesso numerosi) nelle titolazioni delle serie, ricostruendo l’intricata rete delle testate su cui le strisce apparvero in origine. Il tutto corredato da un Dvd allegato che presenta una selezione di immagini fra le più rare e/o meno note, frutto dello spirito di riscoperta di un patrimonio documentale frammentario, e di una mirabile passione per la conservazione di una memoria culturale dispersa.

Il libro è frutto del lavoro di decenni, iniziato spulciando archivi e collezioni cartacee e finito con l’ausilio di un blog, che per anni è stato una delle fonti più consultate dagli storici del fumetto di tutto il mondo. Un volume che non potrà che diventare un testo di consultazione insuperabile nel suo campo. [Matteo Stefanelli]

Disney’s Grand Tour. Walt and Roy’s European Vacation, Summer 1935 – Didier Ghez (Theme Park Press, 2014)

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A metà degli anni Trenta, Disney è già un nome (e un marchio) riconosciuto ovunque nel mondo occidentale, negli Stati Uniti come in Europa. E per il 1935, i fratelli Roy e Walt decidono di passare le loro vacanze estive proprio nel vecchio continente, in un “Grand Tour” che mischia le visite turistiche alle pubbliche relazioni e ai concreti affari legati a distribuzione e merchandising dei personaggi animati.

Didier Ghez compie in questo agile e appassionante racconto un eccellente lavoro di ricostruzione. Merito anche degli archivi che la famiglia Disney gli ha aperto, inclusi i diari di Roy, e che consentono di gettare uno sguardo dietro le quinte di questo “viaggio di lavoro” dei due fratelli. Per quel che riguarda lo specifico italiano, permette di chiarire alcuni aspetti legati agli agenti che in quegli anni rappresentavano nel nostro paese la compagnia americana (i rapporti con i quali sono ad esempio appena accennati in Eccetto Topolino), oltre a presentare una credibile ricostruzione della – mancata – visita di Walt a Benito Mussolini. [Fabio Gadducci]

Comics and the senses. A Multisensory Approach to Comics and Graphic Novels – Ian Hague (Routledge, 2014)

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I fumetti, si sa, sono fatti per essere guardati. Ma è proprio vero che la vista è l’unico dei cinque sensi che la Nona arte sollecita? La curiosa analisi di Hague prova a spingersi oltre le consuete riflessioni sulla natura visiva del medium, concentrandosi su sensi apparentemente secondari come il gusto, il tatto, l’olfatto, l’udito. E non solo studiando la rappresentazione (o l’uso sinestetico) di questi sensi in tante opere – come fatto in passato da Will Eisner, Luis Gasca, Alberto Abruzzese, Daniele Barbieri o da Marco Pellitteri in Sense of Comics – bensì indagando sia il (legittimo) “oculocentrismo” degli studi sul fumetto sia esperienze, aspetti e dispositivi talvolta dimenticati.

Tra gli elementi che Hague passa in rassegna – in capitoli strutturati intorno a una tripartizione: la vista (o l’udito, il tatto, l’olfatto e il gusto) “del”, “nel”, e “con il” fumetto – alcuni sono piuttosto sorprendenti: il suono del packaging e della pratica di ‘sfoglio’; la presenza di profumi in alcune copertine (un unicum: il primo albo Marvel di Ren & Stimpy Show); il peso, la consistenza, la flessibilità della carta e la ‘temperatura’ di carta versus schermo, ma anche la natura e le pratiche feticiste intorno all’oggetto editoriale. Il risultato è un saggio che presenta diversi limiti: la prospettiva generale, certamente controintuitiva, è argomentata seguendo un impianto piuttosto scolastico (ogni capitolo parte da un excursus sulle teorie cognitive relative a ciascun senso), e talvolta la scarsità di casi concreti produce un effetto di mero esercizio intellettuale. Tuttavia, grazie soprattutto al capitolo dedicato alla dimensione tattile, il testo di Hague rimane uno dei rari esempi dedicati alla materialità del prodotto fumettistico. Una frontiera della riflessione fumettologica ancora largamente inesplorata, cui Comics and the senses offre un contributo utile e originale. [Matteo Stefanelli]

Les sculpteurs de BD. Dans l’atelier des créateurs de figurines – Bruno Cabanis (Editions Eyrolles, 2014)

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Le action figures mi fanno orrore. Riescono sempre a farmi sentire un ragazzino immaturo, o un nerd che non ha mai fatto pace con le proprie pulsioni feticiste. “Aveva ragione Jean-Cristophe Menu”, mi dico spesso. Non ne possiedo che due o tre, e forse anche per espiare questo senso di colpa ho voluto leggere – doppiamente sorpreso dall’uscita del libro: per la sua sola esistenza, ma anche perché francese (nella testa di molti le action figures sono un fenomeno tipicamente americano) –  questo grande tomo non solo riccamente illustrato, ma anche straripante di informazioni. Alla fine, ne sono uscito con altre due sorprese: la sensazione di avere fatto una lettura interessante, e di avere scoperto un settore creativo multidisciplinare, in cui alcuni artigiani (o artisti, fate voi) eccellono su altri per talento, gusto e “saper fare”.

Frutto del lavoro di un fotografo appassionato di fumetto e con il pallino del merchandising, Les sculpteurs de BD è una raccolta di profili d’artista, i cui protagonisti sono 11 persone o atelier scelti con cura dall’autore – in cinque lunghi anni di documentazione e indagine – ovvero i principali responsabili della storia recente delle ‘statuine’ ispirate al fumetto. Nel libro ciascuna carriera è raccontata in dettaglio sia sul piano storico-biografico che su quello delle creazioni più significative, delle scelte tecniche e stilistiche, dei clienti. E per ciascuno scultore, una sezione approfondisce in dettaglio tutto il processo di realizzazione di un prodotto, dalla raccolta di materiali/informazioni alla progettazione, dallo stampo alla modellazione alla decorazione.

Le action figures mi fanno orrore, quindi, tranne quando sono interessanti. E alcune di quelle create da questi “scultori del fumetto” lo sono. Gente come Michel Aroutcheff – il creatore del leggendario razzo gigante di Tintin – mi sembra perciò in grado farci capire come Jeff Koons stia al fumetto di oggi come Roy Liechtenstein stava a quello di ieri: un brillante, ma cinico, artista dell’appropriazione indebita. I veri scultori pop, forse, sono questi misconosciuti autori di “statuine fumettistiche”. [Rodolfo Totti]

Immaginario Sexy.  Guida ragionata ai tascabili erotici. Volume primo. Le Edizioni Sessantasei | Erregi – Luca Mencaroni (Mencaroni Editore, 2014)

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Un altro testo di consultazione, questa volta tutto italiano, dedicato al fenomeno fumettistico nazionalpopolare meno nobile di tutti: il porno. Il volume di Mencaroni, mercante di fumetto vintage e attento collezionista, si concentra sulle testate dei due marchi editoriali con cui Renzo Barbieri, nel 1966 e poi nel 1967 (Erregi, che vide l’ingresso in società di Giorgio Cavedon) costruì il mercato del pornofumetto italiano. Di questi editori ‘pionieri’ ciascun capitolo presenta una testata, offrendo quattro tipologie di materiali: brevi introduzioni storiche sulle origini e l’evoluzione delle 19 collane; i dati editoriali essenziali (uscite, periodicità, formato, autori, ristampe); riproduzioni di tutte le copertine; immagini “di repertorio” varie, dalle locandine promozionali a foto di gadget e altri materiali.

Se i meri dati editoriali sono informazioni buone più che altro per studiosi e/o collezionisti (il mio guilty pleasure: Peter Paper, strampalata commedia sexy con un simil-Pippo Franco superdotato, disegnata da Raul Buzzelli), quel che fa l’interesse del libro sono due aspetti. Il primo è iconografico: centinaia di copertine messe una in fila all’altra (alcune delle quali recuperate, dopo anni, all’oblìo dell’usa-e-getta) non fanno una semplice e fredda gallery, bensì una rassegna che è una specie di catalogo iconologico sugli stereotipi – sessisti, consumisti, violenti, ma anche grafici, plastici, cromatici – che hanno popolato una fase dell’immaginario nazionale. Il secondo è storico: l’introduzione generale al volume, e i tanti dettagli finiti nei capitoli e nei box ‘curiosità’ delle singole testate, aprono uno squarcio su un contesto il cui ricordo è stato indebolito tanto dalla generale rimozione che ha investito il porno ‘povero’ pre-video e pre-internet, quanto dai pur legittimi tentativi di intellettualizzazione (le antologie ‘stra-cult’ come quelle sugli ‘artisti del pornofumetto’). Forse lo abbiamo scordato, ma l’Italia che siamo diventati era in buona parte visibile qui, in questo magma di pulsioni – sessuali, ma non solo – e di tabù che hanno traghettato milioni (già: milioni) di uomini italiani dagli anni Settanta agli anni Ottanta. [Matteo Stefanelli]

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