In corso di serializzazione in queste settimane su Topolino – come vi abbiamo già avuto modo di raccontare – Star Top – Terza Generazione unisce l’universo disneyano a quello di Star Trek, nato nel 1966 e rilanciato in anni recenti da J.J. Abrams.
Ai testi della storia troviamo Bruno Enna, che dimostra sempre maggiore propensione per le parodie, dopo l’ottimo successo di Dracula di Bram Topker nel 2012 e di Lo strano caso del Dottor Ratkill e di Mr Hyde pubblicata poche settimane fa sempre sul settimanale della Disney.
Vista l’occasione, abbiamo chiesto allo sceneggiatore di raccontarci qualche retroscena di questa nuova saga.
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Sembra che tu abbia guardato un po’ a tutto l’universo di Star Trek, ma da quale parte hai attinto di più? Dalla serie classica? Dalla Next Generation? Dai recenti film di J.J. Abrams?
Da tutt’e tre, in effetti. Dalla serie classica, a lungo termine. Dalla Next per alcuni aspetti narrativi specifici e dai film di Abrams, almeno per l’impostazione iniziale. Questo perché tutti mi hanno colpito, seppure in modo diverso. Oltre all’universo di Star Trek, però, c’è anche molto dell’universo disneyano. L’incontro tra questi due universi dovrebbe aver generato qualcosa di nuovo.
Hai trovato facilmente le corrispondenze tra i personaggi Disney e quelli della saga?
Topolino (con le sue insicurezze, ma anche con il suo grande coraggio) per il ruolo di T.J.J. mi è sembrato perfetto, ma anche Pippo, per Pippok, e via dicendo. Il problema si è presentato con il dottor McCoy. Alla fine ho deciso di affidare il ruolo di “controparte morale” di Tirk a Minni. So che la cosa farà storcere il naso ai “puristi”, ma era necessario trasformare questo personaggio, per andare incontro ad esigenze narrative molto specifiche. All’elenco dei personaggi manca Sulu, ma posso garantire ai lettori di non averlo dimenticato. La saga è appena all’inizio, dopotutto.
Star Trek ha sempre fatto dell’approfondimento scientifico ˗ più o meno naif, a seconda delle epoche ˗ uno dei propri elementi di base. Sembra che in Star Top tu abbia voluto parodiare anche questo. Nella prima parte, per esempio, la “velocità di curvatura” è diventata “velocità di fiondatura” (con tanto di fionda che appare nello spazio). Quanto è importante questo elemento nella tua storia?
Non voglio “scimmiottare” Star Trek, ma sfruttarne le implicite potenzialità. L’approfondimento scientifico arriverà, in linea con lo spirito della serie (nonché sempre con un occhio rivolto ai fan, da una parte, e ai piccoli lettori di Topolino, dall’altra).
Hai pensato in qualche modo anche ai fan della saga, i cosiddetti trekker, che sono considerati molti intransigenti, nell’avvicinarti a questa parodia?
I trekker sono anche molto intelligenti e spiritosi, perciò non temo di offenderli in qualche modo. Quelli veri, poi, non si fermano all’aspetto superficiale. Chi ama davvero Star Trek ama un certo tipo di fantascienza, in cui l’uomo si trova sempre al centro di tutto. Spesso i protagonisti della serie affrontano le loro paure (“sdoppiando” la loro personalità, compiendo viaggi nel tempo, ritrovando figure mitologiche ecc.), in un viaggio verso l’ignoto che è metafora di un percorso interiore, nelle profondità dell’animo umano. Io, nel mio piccolo, vorrei provare a mantenere questo tipo di spirito.
Rispetto alle altre tue parodie di successo pubblicate in tempi recenti questa forse strizza maggiormente l’occhio al marketing, visto che a essa è associato anche un gadget, pur essendo in linea con la tradizione disneyana. Hai avuto un approccio diverso alla storia, rispetto alle precedenti?
Quando ho cominciato a scrivere non sapevo del gadget. Appena l’ho saputo, ovviamente, la cosa mi ha fatto piacere. In ogni caso, non ho pensato a marketing, ma solo a divertirmi. Perché, se non mi diverto io, non si divertono neppure i lettori.