«C’è un posto per storie di fantasmi nel 21° secolo?», si domanda Neil Gaiman, sceneggiatore di Sandman e di romanzi come American Gods e Coraline, nel suo breve saggio Ghosts in the Machines. E da questa domanda – nell’estratto che segue – cerca di capire il perché le storie dell’orrore affascinano l’uomo, oggi come allora.
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Perché raccontare storie di fantasmi? Perché leggerle o ascoltarle? Perché trarre piacere da storie che non hanno nessuno scopo tranne quello di spaventare?
Non lo so. Non del tutto. È una tradizione che risale a tanto tempo fa. Abbiamo storie di fantasmi dall’antico Egitto, dopo tutto, storie di fantasmi nella Bibbia, storie di fantasmi da Roma (insieme a lupi mannari, casi di possessione demoniaca e, naturalmente, più e più volte, di streghe). Abbiamo raccontato storie di alterità, della vita oltre la tomba, per un lungo periodo; storie che fanno formicolare la carne e rendono le ombre più oscure e, cosa più importante, che ci ricordano che viviamo e che vi è qualcosa di speciale, qualcosa di unico e straordinario nell’essere vivi.
La paura è una cosa meravigliosa, in piccole dosi. Viaggi nel buio sul treno fantasma, sapendo che alla fine le porte si apriranno e che, ancora una volta, tornerai alla luce del sole. È sempre rassicurante sapere che sei ancora qui, ancora al sicuro. Che non è successo nulla di strano, o quasi. È bello essere di nuovo un bambino, per un po’, e provare paura – non per governi, o regolamenti, né per l’infedeltà o per i contabili o per guerre lontane, ma per fantasmi e cose che non esistono, e che anche se esistessero, non potrebbero farci alcun male.
Le cose che ci perseguitano possono essere piccole cose: una pagina web; un messaggio in segreteria; un articolo su un giornale, magari di uno scrittore inglese, che ricorda Halloween di molto tempo fa e alberi scheletrici e stradine ventose e buie. Un articolo che contiene frammenti di storie di fantasmi, e che, per quanto possa sembrare assurdo, nessuno tranne te ricorda di aver mai letto, e che semplicemente non troverai più quando tornerai a cercare.
Perché le storie funzionino – che siano per ragazzi o per adulti – devono fare paura. E tu devi poter trionfare. Non ha senso trionfare sul male se il male non fa paura.