Mento importante, sguardo sicuro, sopracciglia “a fulmine”, giovane, atletico, affascinante nella sua uniforme della Flotta Spaziale Interplanetaria, Dan Dare ha davvero l’aspetto dell’eroe tutto d’un pezzo. Le sue avventure nel sistema solare a difendere la Terra dagli invasori alieni hanno affascinato per anni i lettori inglesi, fra i quali gente tipo Chris Claremont, i Pink Floyd, David Bowie, Elton John, ispirando moltissimi personaggi della cultura pop, come il capitano Jack Harkness della serie TV Doctor Who. E la città di Southport, nel Merseyside, gli ha persino dedicato un busto bronzeo.
Ma chi è il pilota del futuro, così importante in Inghilterra e ormai quasi dimenticato in Italia?
Il pilota spaziale più famoso del Regno Unito nasce nel 1950 dalla matita di un illustratore di Manchester, Frank Hampson. Vorace lettore di fumetti statunitensi, ammiratore soprattutto di Milton Caniff e Hal Foster, aveva ricevuto dal reverendo John Marcus Harston Morris l’incarico di progettare una nuova rivista per ragazzi. Il buon pastore voleva infatti proporre alle giovani menti inglesi un’alternativa agli sconvenienti fumetti horror e gialli della EC Comics che arrivavano da oltre l’Atlantico. La testata avrebbe serializzato diversi fumetti e la serie di punta sarebbe stata realizzata direttamente da Hampson. La protagonista sarebbe stata una detective donna, Dorothy Dare.
Ovviamente la cosa fu giudicata sconveniente dal reverendo Morris, che limitò i generi possibili ai due considerati meno pruriginosi, il western e la fantascienza. Anche se appassionato di selvaggio West, Hampson scelse la seconda possibilità e Dorothy Dare divenne uomo: Dan Dare, il pilota del futuro.
Su suggerimento della moglie di Hampson, la rivista venne battezzata The Eagle. Se in Gran Bretagna fu la rivista più influente degli anni Cinquanta e Sessanta, se le furono intitolati i premi più prestigiosi del fumetto inglese, fu merito soprattutto del suo personaggio di punta.
Il James Bond dello spazio
Nella prima vignetta in cui compare, Dan Dare è già in uniforme al fianco del suo superiore Sir Hubert. Uno scambio rapido di battute e danno il via libera al decollo di un razzo, mentre Dan resta a terra. Un magro inizio, per il pilota del futuro del titolo. Ma voltata pagina (o meglio, in fondo al giornale, visto che la serie occupava prima e ultima pagina di Eagle) scopriamo che non è decollato perché era una missione troppo rischiosa, e la Flotta Spaziale Interplanetaria non può permettersi di perdere il suo capo pilota. Il nostro soffre per la situazione, e si lamenta con il fido attendente Digby perché si trova costretto dietro a una scrivania. È un uomo d’azione Dan Dare, non un passacarte o una bambolina di porcellana. Vuole partecipare all’“impresa più importante che la flotta abbia mai compiuto”, nonostante i rischi.
Man mano che gli episodi si susseguono, il pilota diventa sempre più simpatico, nonostante l’uniforme e il piglio guerresco. È essenzialmente un eroe perfetto, come si diceva, dal pugno facile e dedito all’avventura. Difende i deboli. Salva le donzelle. Combatte i cattivi. È ligio al dovere e giusto e capace di grande compassione. Il personaggio di Hampson riesce a conquistare il lettore anche a 60 anni di distanza perché non scade mai nella retorica, ma affronta le situazioni con un sorriso molto british sul volto. Un James Bond spaziale, nato 3 anni prima della creazione di Ian Fleming.
Fantascienza possibile
Ma qual’è la missione così pericolosa in cui Dan Dare vuole gettarsi? Nella prima puntata si parla di Venere e di astronavi scomparse, ma di più al lettore non è dato sapere; ovviamente, sarà costretto a comprare Eagle anche la settimana successiva. Nella seconda puntata Dan e sir Hubert assistono in diretta radio all’esplosione in volo del razzo Kingfisher diretto verso Venere. È la terza astronave a fare quella fine. Perché il pianeta è così importante da sacrificare uomini e mezzi?
La missione di Dan Dare è semplice: salvare l’umanità!
Un poco alla volta, puntata dopo puntata, veniamo a scoprire che la Terra è a corto di scorte alimentari e l’unica speranza per sfamare la popolazione, cresciuta a dismisura con la scomparsa di guerre e carestie, è coltivare un nuovo pianeta. Marte è sterile, idem la Luna. Venere è circondata da una forza invisibile che fa esplodere i moderni motori “a onda d’impulso” delle navi spaziali. La soluzione che adotta il colonnello Dare è di utilizzare razzi con motori obsoleti, che riusciranno a depositarlo con i suoi compagni sulla superficie del pianeta.
La serie di Dan Dare si differenzia da molta fantascienza a fumetti per l’attenzione a questo genere di dettagli. Invece di utilizzare paroloni pseudoscientifici che non hanno una corrispondenza realistica – uno su tutti, l’Iperspazio di Guerre Stellari – preferisce concentrarsi su una tecnologia quasi realistica e sulla precisione nel descriverla. La serie è ambientata in un futuro allora prossimo (anni Novanta del XX secolo, ormai passato), dove le auto e le astronavi ricordano i mezzi di trasporto degli anni Cinquanta. In questo modo il mondo che si mostra al lettore è abbastanza vicino alla sua esperienza da non essere spiazzante, concreto e logico come un mondo vero.
Questo approccio è certamente merito di Hampson, che metteva una cura maniacale nel progettare il mondo di Dan Dare, disegnando spaccati di astronavi e dettagliatissime viste panoramiche degli spazioporti, ma anche del consulente scientifico della serie. Proprio per dare alla serie un maggior realismo, il reverendo Morris affiancò al disegnatore un giovane astronomo e scrittore in erba con il compito di aiutarlo a sviluppare gli elementi più fantascientifici della serie. Lo scrittore era Arthur C. Clarke, futuro autore di “2001: Odissea nello spazio”, di “Incontro con Rama” e di molti altri romanzi della cosiddetta hard Sci-Fi, la fantascienza dura, attenta alla precisione scientifica.
“Un mondo luminoso e divertente”
Non bisogna pensare però che l’approccio “scientifico” di Hampson conferisca alla serie il freddo rigore tipico di certa fantascienza. Anzi, potendo poggiare su solide basi realistiche, l’autore ha la possibilità di spalancare davanti ai suoi personaggi mondi fantastici e coloratissimi. Le foreste incontaminate di Venere, il fiume di fuoco che divide in due il pianeta, le città volanti dei Theron, i discendenti degli atlantidei, mostri e creature fantastiche, ogni settimana i lettori di Eagle scoprivano con stupore un nuovo angolo di questo mondo. Chris Claremont ha dichiarato a proposito: “Dan Dare rappresentava la via di fuga verso un mondo più luminoso e divertente di quello in cui mi trovavo.”
In questo universo bellissimo, però, è annidato il male. I nemici di Dan Dare e dell’umanità intera sono i Thenn, alieni verdi rettiliformi che abitano l’emisfero nord di Venere. Il loro signore, il terribile Mekon di Mekonta, nonostante la statura e la testa gigantesca è uno dei cattivi più carismatici del fumetto mondiale; la band punk inglese The Mekons prende nome proprio da lui.
Più che crudeli e sanguinari, i Thenn sono guidati dal desiderio di analizzare scientificamente l’universo. La scienza fine a se stessa è ciò in cui credono, e per inseguirla hanno abbandonato le emozioni. È questo a renderli così mostruosi e malvagi: in un mondo dominato dallo stupore, la pura razionalità riesce a essere solo una forza distruttiva.
Il lungo viaggio di Dan Dare
Negli anni Dan Dare è stato protagonista di radiodrammi, videogiochi e serie televisive ed è stato citato nei brani delle più importanti rock star britanniche. Nonostante questo, ormai il pilota del futuro è poco ricordato anche in terra patria. La sua carriera si è interrotta nel 1967, quando sulle pagine di Eagle lascia la flotta e si ritira a vita privata. La serie è stata ripresa più volte: nel 1977 sulla fondamentale rivista 2000 AD, in una effimera rinascita di Eagle negli anni Ottanta e, nel 2008, in una miniserie scritta da Garth Ennis, dai toni molto più cupi rispetto alle storie originali.
Più interessante, invece, si è rivelata la rivisitazione Dare di Grant Morrison e Rian Hughes, pubblicata su Revolver negli anni Novanta e in Italia da ProGlo, che vede protagonista un Dan cinico, invecchiato e zoppo, in un mondo che ha perso tutto il suo splendore ed è piombato in pieno thatcherismo spaziale.
In Italia il pilota spaziale compare per la prima volta sul dimenticatissimo Disco Volante, giornale durato 10 numeri nel 1954, che proponeva gli stessi personaggi e la stessa grafica di The Eagle. Molto più importante è stato invece Il Giorno dei Ragazzi, l’inserto settimanale del Giorno datato 1957, che ne ha pubblicato per anni le avventure in formato gigante e con colori magnifici.
Chiusa questa avventura, Dan Dare è sparito dai radar per lunghi anni fino a Lucca 2013, quando il marchio Nova Express ne ha annunciata la ristampa integrale, traduzione dell’edizione della Titan Book. Il primo volume, uscito per Lucca 2014, si chiude a metà della prima avventura con un cliffhanger: Dan si sta lanciando in una pericolosissima missione. E noi, come i bambini inglesi degli anni Cinquanta, dovremo aspettare impazienti la prossima puntata, a caccia di nuove meraviglie.
Dan Dare 1 – Viaggio su Venere parte 1
di Frank Hampson
Nova Express, 2014
88 pagine, 25 €