Italo Filone è un uomo prossimo ai quaranta, vive a Milano, ha una compagna e un figlio. Lavora nell’editoria (come dice lui stesso quando glielo chiedono i parenti), nello specifico disegna fumetti e ne traduce. Per chi abbia a disposizione qualche nozione biografica dell’autore di Italo, Vincenzo Filosa, o l’abbia mai visto, il profilo di Filone ricalca praticamente in tutto e per tutto quello di Filosa.
Filosa non si è sforzato troppo a celare la propria identità, anzi, questa non è stata affatto una sua intenzione. Come non dev’essere stata sua intenzione farci una bella figura dal racconto delle sue disavventure quotidiane. Nelle quasi duecento pagine di Italo, l’autore di Viaggio a Tokyo e Figlio unico, si mette completamente a nudo di fronte al lettore con una schiettezza mai toccata nei suoi già spudorati racconti precedenti, dove ansie e dolori tenevano insieme una narrazione composta di vicende di vera vita vissuta.
Rispetto ai due libri precedenti, in cui la realtà veniva filtrata attraverso il fantastico e l’onirico, in questo nuovo lavoro Filosa lascia meno spazio all’interpretazione e alla fantasia, con il suo approccio il più possibile fedele alla realtà, al limite del diaristico.
Nel suo “romanzo dell’io” – che prende ispirazione dallo watakushi manga, il “manga dell’io”, ovvero dell’indagine personale, come nei lavori di Yoshiharu Tsuge e di Shin’Ichi Abe – Filosa confessa ogni propria paura, disagio e inadeguatezza nei confronti della vita. Lavorare nel mondo dell’editoria è difficile, è un continuo stare a galla aggrappati ai pochi appigli concessi da editori che pagano in ritardo o fanno di tutto per non pagare. E poi le mani sono due soltanto, le ore sono ventiquattro e ogni tanto si deve pur dormire, mentre le tariffe per pagina (che si traduca o si disegni) sono bassissime.
Tutto questo si ripercuote inevitabilmente in ogni altro aspetto della vita, incrementando insicurezze e dissidi quotidiani con il prossimo, che sia la compagna, un membro della famiglia o un perfetto sconosciuto incontrato in vacanza. E se qualcuno si sente di dire «ma perché non ti cerchi un altro lavoro?», si astenga, per favore. Basta rispondere che qualcuno deve pur lavorarli quei fumetti che vi piacciono tanto. E, al di là di questo, c’è il fatto che magari esistono disagi peggiori di quelli causati da un lavoro duro ma che piace, come quelli di un lavoro più semplice e meglio pagato ma che non piace.
Italo fugge dai dolori quotidiani trovando rifugio nelle droghe e negli antidolorifici. Vive in una costante spirale di autolesionismo dalla quale è difficile uscire: il lavoro è la sua droga, che però allo stesso tempo, per essere tollerato, ha bisogno di altre droghe. E tutto questo rischia ogni giorno di togliere a Italo ciò che ha di caro.
Italo non è un “cry for help”, o almeno voglio credere che non lo sia. Italo/Vincenzo non sembra cercare compassione da chi gli sta vicino o dal lettore. Anzi, quest’ultimo può faticare a provare simpatia ed empatia per ciò che Italo fa o per come si comporta con la sua compagna. In questa capacità di mettersi spudoratamente a nudo, Filosa ricorda più autori come Joe Matt o Chester Brown, narratori senza vergogna di sé provenienti dal mondo del fumetto indie americano anni Novanta, anziché uno dei suoi modelli dichiarati come il maestro del gekiga Yoshiharu Tsuge, per il quale anche l’azione più ordinaria può essere raccontata con delicatezza e poesia.
In Italo c’è la totale volontà di rappresentare un individuo del tutto comune del quale non si sa mai se ridere o piangere, ed è l’autoironia a tenere insieme le vicende apparentemente tragiche – ma fondamentalmente ordinarie – narrate nel libro.
L’autore in fondo sa prendersi in giro, nonostante la drammaticità di ogni azione che rappresenta su carta. E se questo libro non è un grido d’aiuto, allora è una terapia probabilmente più efficace degli appuntamenti al Sert raccontati. Con Italo, Filosa ha realizzato pagine di straziante onestà, forse le più efficaci tra quelle da lui disegnate finora.
Italo
di Vincenzo Filosa
Rizzoli Lizard, dicembre 2019
brossurato, 192 pp., bianco e nero
20,00 €
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