La vicenda umana e fumettistica di Giuseppe Ferrandino è un mistero che non smette di affascinare. Come già abbiamo avuto modo di raccontare, l’opera dell’autore ischitano ha attraversato negli anni Ottanta e Novanta il mondo del fumetto come una stella cometa, lasciando dietro di sé una manciata di sceneggiature in gran parte molto apprezzate e un’aura di autore leggendario e fuori dagli schemi che non ha mai smesso di brillare.
Il suo prematuro addio al mondo del fumetto in favore di una carriera letteraria ha lasciato molti lettori con l’amaro in bocca e un pizzico di nostalgico rimpianto. Per fortuna – o per sfortuna, se pensiamo alla nostalgia – nell’ultimo biennio sono tornati in catalogo alcuni dei suoi fumetti più personali. Una buona notizia per tanti lettori: i più giovani per finalmente avvicinarsi all’opera di uno degli sceneggiatori italiani più importanti, e i meno giovani per riscoprirne l’attualità e la profondità del lavoro.
Dopo la riedizione del capolavoro Storia di cani per Editoriale Cosmo, è la volta di un libro per certi versi minore, Zampino, pubblicato da Allagalla Editore. Il volume racchiude tutti e quattro gli episodi pubblicati originariamente all’interno della rivista Orient Express di Isola Trovata (ovvero il brand con cui Bonelli si dedicò al fumetto d’autore, sotto la guida editoriale di Luigi Bernardi) al fianco di fumettisti come Vittorio Giardino, Magnus, Attilio Micheluzzi, Franco Saudelli, Daniele Panebarco.
In questo parterre d’eccezione comparvero tra l’83 e l’84 – senza alcun clamore – le vicende di Antonio Zampino, «mediatore proletario che si muove nel sottobosco criminale di Napoli restando invischiato in vicende più grandi di lui», come lo definì lo stesso Ferrandino. Ai disegni un ancora acerbo Ugolino Cossu, che negli anni seguenti sarebbe diventato una delle firme più caratteristiche di Dylan Dog e, più recentemente, di Tex.
I due autori, sotto la guida e l’ispirazione di Bernardi, realizzarono una piccola rivoluzione nell’ambito del fumetto nazionale dell’epoca: un personaggio radicalmente italiano, un po’ vigliacco, astuto quanto basta, che bada anzitutto ai propri interessi, o meglio ancora alla propria sopravvivenza, e non ha neanche il fascino anti-eroico dei cattivi protagonisti dei “romanzi criminali” e delle “gomorre” multimediali.
Altro personaggio-cane come sarebbero stati poi Mimì (protagonista di Storia di cani) o Pericle il Nero (nel primo romanzo di Ferrandino), Zampino si pose come perfetto rappresentante di una narrazione convintamente italiana, di cui Ferrandino si fece in quegli anni il più lucido portavoce, sia nei suoi fumetti che nei primi romanzi. I tempi del “rinascimento” del graphic novel italiano erano lontani, eppure Ferrandino offriva una rappresentazione ben lontana dagli stereotipi anglosassoni o dalle loro più o meno consapevoli derivazioni locali che ancora dominano in letteratura, al cinema e nelle piattaforme di streaming.
Antonio Zampino è un personaggio autenticamente onesto. Il suo carattere si impone sena lunghi preamboli: è tutto in quella sua faccia cadente, sfatta, rugosa, con il naso grosso, gli occhi sottili e i capelli tirati indietro. Una faccia che Cossu scolpisce sulla carta attraverso una gamma espressiva che ben si integra ai dialoghi secchi e realistici.
La brevità dello spazio (ogni racconto si chiude in dieci-dodici tavole) esalta l’esattezza delle sceneggiature e la laboriosità degli intrecci inseriti in uno scenario dai toni realistici e spietati, sullo sfondo di una Napoli ricca di sfumature la cui densità è resa perfettamente dal pennello di Cossu (i cui originali hanno consentito la pubblicazione del volume).
Alla fine della lettura di questi quattro fulminanti racconti non vi è dubbio che sarebbero potuti arrivarne altri, arricchendo una via italiana alla narrazione che avrebbe potuto dire ancora qualcosa di importante. Non a caso Zampino fa una comparsa anche in Storia di cani, senza dubbio il momento in cui il discorso di Ferrandino si fa più maturo e compiuto.
Un titolo che non ha perso nulla della sua carica innovativa (purtroppo, forse), a testimoniare la forza di una via italiana al noir che avrebbe ancora oggi qualcosa da raccontare a chi (autori e lettori) cerca nel fumetto, e non solo, una narrazione autentica, originale, e capace di sviluppare percorsi alternativi alle consuete fiction ‘drammatiche’ nostrane.
Zampino
di Giuseppe Ferrandino e Ugolino Cossu
Allagalla, aprile 2019
brossurato, 56 pp., bianco e nero
12,00 €
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