Esistono, nel fumetto italiano, delle opere mitiche, incomplete, perdute. Un caso celebre è il Sandokan di Mino Milani e Hugo Pratt per il Corriere dei Piccoli degli anni Sessanta, annunciato ma mai pubblicato sulla rivista, che è stato riscoperto una decina di anni fa e finalmente pubblicato anche se incompiuto. Un altro caso è il volume della collana Un uomo un’avventura firmato da Magnus, di cui esistono titolo e studi ma che l’autore non ha mai portato a termine.
Più antico, forse meno noto ai più ma altrettanto leggendario per gli appassionati di fumetto d’epoca, è il Gulliver di Porcheddu, disegnato per Topolino negli anni Quaranta. L’opera era ritenuta completamente perduta fino a pochi mesi fa, quando Urania Casa d’Aste ha annunciato che all’asta del prossimo 11 maggio 2019 verranno battute ben 25 tavole originali dell’opera.
Giuseppe Porcheddu è uno dei nomi più importanti dell’illustrazione italiana della prima metà del Novecento. Nato il 1° maggio 1898 a Torino, autodidatta, partecipa come sottotenente degli Alpini alla Prima Guerra Mondiale. Nell’immediato dopoguerra collabora con le redazioni di altre testate (Corriere dei Piccoli, Pasquino, Numero, La Lettura, Il Secolo XX, Marc’Aurelio) e illustra molti volumi per le case editrici più rinomate dell’epoca, come Lattes, De Agostini e Treves.
Il suo capolavoro è senza dubbio il Pinocchio commissionato da Paravia (1942), illustrato su carta grigio chiaro o beige e tutto giocato sulle tre tonalità differenti del rosso mattone, azzurro carta da zucchero e bianco biacca. I disegni originali si sono salvati miracolosamente alla distruzione della casa editrice durante un bombardamento solo per il fatto che in quei giorni si trovavano in tipografia.
In questi stessi anni entra in contatto con il mondo del fumetto con la casa editrice Anonima Periodici Italiani di Mondadori, a cui propone di realizzare una versione a fumetti di I viaggi di Gulliver per Topolino; all’epoca, infatti, la testata era in formato tabloid e oltre alle storie Disney ospitava fumetti d’avventura di grandi autori italiani: Pedrocchi, Scolari, Molino, Moroni Celsi, Albertarelli…
Le tavole che realizza attirano l’attenzione di altri colleghi, tanto che nel 1942 gli viene commissionato un fumetto per il Balilla, L’anello di Burma, su testi di Brunati. Al tempo stesso, però, la produzione del Gulliver rallenta, anche forse per il cambio di direttore a Topolino tra Federico Pedrocchi e Mario Gentilini, fino a bloccarsi completamente nel 1944.
La ripresa delle pubblicazioni dopo la guerra vede il progetto ormai abbandonato. Porcheddu si concentra su un’altra opera, Il castello di san Velario, che uscirà soltanto in albo nella collana Albo d’oro nel 1948.
Nel frattempo, però, l’autore è ormai scomparso in circostanze misteriose.
Durante un viaggio di lavoro a Roma, il 26 dicembre 1947, Porcheddu sparisce nel nulla senza lasciare traccia. A oggi non si conosce la sua fine, ma è forte il sospetto di un solitario suicidio. Qualche giorno prima di partire ha spedito una lettera alla sorella Ambrogia, in cui pare già congedarsi dal mondo: «Gli eventi nel loro corso spietato mi hanno oramai portato ben lontano dai cari riti di via Ormea e via Principe Tommaso. La vita è un continuo tradimento. I più bei sogni… restano sogno. Chissà quando ci rivedremo?».
Come la sua morte, così anche la sua opera principale a fumetti rimane avvolta nel mistero. Per molti anni non se ne hanno notizie, alcuni esperti dubiterebbero anche della sua esistenza se non fosse per l’esistenza delle matite di tutte le tavole. Porcheddu, infatti, disegnava rapidamente a matita ogni pagina e ogni illustrazione su carta da spolvero per poi riportarla in grande sul foglio da disegno, dove ripassava a china e colorava. Mentre i definitivi finivano in redazione, conservava lui stesso i bozzetti per archivio personale.
Grazie a questi disegni preservati dalla moglie sappiamo quindi che il Gulliver consisteva in 60 tavole doppie, 120 pagine in totale. Gli originali pronti per la stampa, però, sembravano irrimediabilmente perduti.
Nel 1988 le licenze Disney passano a Disney Italia dopo oltre 50 anni di gestione Mondadori. Fininvest, la nuova proprietà della storica casa editrice, decide quindi di sgomberare il vecchio magazzino situato a Lavanderie, frazione di Segrate, nell’hinterland milanese, che conserva l’archivio di Topolino: migliaia e migliaia di giornali, tavole originali, prove di stampa, documenti vengono smaltiti. Un danno enorme per la storie del fumetto e dell’editoria italiana.
Qualcosa però si salva, probabilmente “intercettato” sulla via del macero. Dagli anni Novanta iniziano a comparire sul mercato del collezionismo numerosi originali di fumetti di Topolino: capolavori di Scarpa, di Carpi, di De Vita, Cavazzano, Bottaro, illustrazioni, copertine, storie intere, ma anche pagine dei fumetti avventurosi degli anni Trenta e Quaranta, di Sandokan di Moroni Celsi, di Virus di Molino o, più raramente, di Saturno contro la Terra di Zavattini, Pedrocchi e Scolari.
Le gigantesche tavole originali dei Viaggi di Gulliver di Giuseppe Porceddu (62,5 x 42,5 cm) provengono certamente da questo lotto salvato dalla distruzione, ricomparse pochi anni fa nel negozio di un antiquario di Grosseto. Si può notare il loro passato travagliato osservando da vicino gli originali, percorsi da una piega nel centro e macchiati dall’umidità, per fortuna in un punto che non pregiudica il disegno.
Di 60 doppie tavole se ne sono salvate 25: sono perdute le prime due e dalla 28 in poi.
Per fortuna nella sequenza superstite ci sono le scene più celebri del romanzo di Swift, tra cui l’arrivo del protagonista sull’isola di Lilliput. Porcheddu, da sapiente illustratore, ci regala una versione sontuosa della scena, con vignette ricche di dettagli, maestose.
Nel catalogo dell’asta di Urania le tavole sono riprodotte a tutta pagina per permetterne la lettura per la prima volta in assoluto, per la gioia degli amanti del fumetto d’epoca.
Il rimpianto è che probabilmente non potremo mai leggere la storia intera, né vederla a colori e in grande formato come era destinata a essere, vista la probabile pubblicazione nel paginone centrale di Topolino.
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