Se hai una storia con un gruppetto di ragazzini che entrano in un bosco e lì si ritrovano ad affrontare piccole avventure segnanti, non si può far a meno di pensare a Stand by Me, il film ispirato al racconto omonimo di Stephen King, per quanto ovvio il paragone possa sembrare.
Leggendo Il tramonto del Sea Breeze di Vitt Moretta la sensazione è un po’ quella. Solo che i protagonisti sono un gruppo di ragazzi più cresciutelli rispetto a quelli della banda capitanata dal compianto River Phoenix e non si perdono tra i boschi alla ricerca di un cadavere, bensì di un locale hype e di una celebrità da incontrare.
Si tratta di ragazzi ingenui e goffi e dalle caratteristiche stereotipate, ideali per il pitch di una serie o un film di Netflix. I tratti cartoony con cui sono rappresentati e l’evidente empatia che il racconto vuol indurre nei loro confronti non può che far pensare a una scanzonata satira delle effimere passioni giovanili, di quanto possa essere divertente ma anche fragile entrare e uscire dall’adolescenza, umida e chiusa in sé come il bosco che nasconde il Sea Breeze.
Moretta non sembra raccontare i suoi ragazzini con l’intento di metterli di fronte a un momento di particolare svolta nella loro vita. Sin da quando riescono a raggiungere lo sperduto locale, si ha l’impressione di assistere più a un sogno che a una vicenda dal realismo plausibile. Ma poi la coralità del racconto e il fatto che i personaggi si dividano nel locale rendono la situazione più terrena e meno in soggettiva. Eppure locali nascosti in boschi umidi è difficile trovarne, e ogni personaggio si muove e si esprime con fattezze caricaturali.
Il realismo non è un obiettivo di Moretta e le gag dei suoi personaggi funzionerebbero bene anche come episodi di una serie (di quelle da Vice, come The Artist di Anna Haifisch, per esempio). Racchiusi nel contenitore del libro a fumetti gli eventi che ruotano attorno al Sea Breeze (è questo il nome del locale) lasciano un’impressione di leggerezza e di spontaneità che non del tutto si conciliano con la necessità di iniziare e concludere una storia in maniera compiuta e definitiva. Ma forse così non è o non sarà. Magari ci saranno altre vicende da narrare del gruppo di ragazzini. Lo lascia intendere anche Moretta, in una intervista. E sarebbe una buona idea.
Il tramonto del Sea Breeze sembra quindi un ottimo punto di partenza, una dimensione da esplorare e ampliare, nata dall’impeto giovanile ma anche da una grande consapevolezza. Moretta dimostra – soprattutto a livello visivo – di aver ben presente i fondamentali necessari per costruire un fumetto hipster contemporaneo. E fermi tutti, non sto intendendo hipster nel senso della barba, i baffi impomatati, tutta una serie di altri accessori e la musica con le chitarrine plin plin.
Una volta su un vecchio numero del Comics Journal vidi una pubblicità, mi sembra fosse di un tour di Daniel Clowes, che veniva definito fumettista hipster. Nel senso che era un tipo giusto, quello del momento, da seguire. Ci siamo capiti? Ecco, quella è la materia che sembra interessare a Moretta, il tipo di fumetto che ha osservato e metabolizzato e che sembra voler esplorare e praticare.
Nel lavoro di Moretta resta ancora qualcosa da esplorare, ed è un bene. Anche lei è – immagino, o almeno così dimostra il suo lavoro – come i ragazzi che ritrae: giovane irrequieta e alla ricerca di divertimento quanto di affermare la propria identità.
La linea fluida e stilizzata, che guarda a giovani maestri americani come Jordan Crane o Dash Shaw (ma anche al nostrano Ratigher), dà molto campo bianco, quasi materialmente a lasciar spazio a una colorazione, o ad agevolare una sensazione onirica e astratta, da striscia comica, che si ha entrando nel bosco dove si trova il Sea Breeze.
Il Tramonto del Sea Breeze
di Vitt Moretta
Coconino Press, ottobre 2018
brossurato, 168 pp., b/n
18,00 €