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Sunday Page: Anders Nilsen su Geneviève Castrée

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Ogni settimana su Sunday Page un autore o un critico ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le conversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».

Questa domenica ospitiamo Anders Nilsen, autore nativo di Portland, Oregon. Tra i suoi lavori più celebri Dogs and Water, Big Questions e Don’t Go Where I Can’t Follow, che gli hanno fruttato tre Ignatz Award. Un filone della sua produzione (Poetry is Useless, Monologues for the Coming Plague e Monologues for Calculating the Density of Black Holes) è costituto da un singolare mix di fumetto e sketchbook, in cui osserva il quotidiano. Il suo Big Questions, di cui Marco Apostoli ha scritto egregiamente su queste pagine, è tra i 1001 fumetti da leggere prima di morire.

Questa pagina è tratta dalla storia di Geneviève Castrée Blankets Are Always Sleeping, pubblicata nell’antologia per il 25esimo anniversario di Drawn and Quarterly. Ero un fan devoto di Castrée anni prima che diventassimo amici e questa storia è il distillato perfetto del suo lavoro. La esemplifica anche come persona.

La storia è una meditazione poetica sul sonno, la stanchezza e le ansie di mantenere i rapporti a distanza. Ognuna delle otto pagine del fumetto ha in comune la composizione, che mostra l’autrice e un’altra persona (o il gatto) dormire sotto coperte meticolosamente disegnate e provenienti dalla sua vera collezione. Disegna sé stessa nella parte alta della tavola e le altre figure della sua vita nella parte bassa, come fossero le regine delle carte di un mazzo.

Mi piacciono la linea sinuosa e i colori vivaci. Mi piace il fatto che abbia realizzato dei dipinti con soggetti normalissimi e oggetti quotidiani come cuscini e coperte. Mi piace che disegni la sua bava sul cuscino. Il piccolo e scomodo caos dei corpi, della vita e della politica erano temi ricorrenti dei suoi lavori. Le pagine dei fumetti possono essere viste anche come diagrammi.

La didascalia in queste pagine costruisce un’esplicita analogia: intreccia la sua poetica con i dettagli storici di ognuno degli oggetti. Le opere di Geneviève possono essere cariche di rabbia o ansia, a volte di sublime, ma anche di ironia inaspettata e gioia. E talvolta di memoria storica relativa ai fumetti. So che era una fan devota di Hergé, Maurice Sendak e Julie Doucet. Ma non avrei mai detto di Garfield. Quel gatto disegnato al contrario rende la pagina perfetta.

Oltre a essere un bellissimo fumetto, per me questo pezzo è importante a livello personale. Il testo in alto a sinistra parla di preparare il letto per gli amici è una cosa di cui posso testimoniare. Geneviève e suo marito mi hanno ospitato qualche volta, ricordo in particolare tre giorni nel 2013 durante un festival musicale che avevano organizzato. La coperta sotto cui si disegna l’ho vista insieme a tanti altri ninnoli nel suo studio, dove mi ha fatto dormire. Quindi posso confermare il calore e la comodità che riservava agli amici, esattamente come dice nel testo.

Come è nata la vostra amicizia?

Geneviève e suo marito, Phil Elverum, mi scrissero dopo aver letto uno dei miei fumetti, Don’t Go Where I Can’t Follow. Ero già un suo fan ma iniziammo a conoscerti via e-mail. Non sono sicuro al 100% dove la incontrai per la prima volta di persona, ma penso fosse durante il tour promozionale di Big Questions. Mi fermai nelle loro casa di Anacortes, Washington, nel 2011. Le nostre strade si incrociarono molte altre volte, durante festival o periodi di residenza e cose così. E ho cercato di farle visita il più possibile durante la sua malattia, prima che morisse nel 2016.

Per te, qual è la sua eredità? Ha influenzato i tuoi lavori?

La sua eredità è la nostra amicizia. Lavorammo ai nostri rispettivi memoir a fumetti tra il 2012 e il 2013 e le nostre conversazioni sulla difficoltà dei memoir rimarranno sempre con me.

Il suo impegno nel lavoro è una grande ispirazione per me. La gente reagisce con stupore alla vista dei suoi originali. Anche quella è un’ispirazione, ricordarsi che un dipinto o un disegno possono scuotere e far dire “uao”. Era un’artista talentuosa e intelligente. Penso che parte del motivo che mi porta a parlare del suo lavoro ora che non c’è più sia che ho paura che la sua eredità non rifletterà il suo enorme talento. Ha lavorato duramente come ogni artista che conosco ma il suo genio è finito nelle opere e non nella comunicazione dello stesso al mondo. Fortunatamente non sono l’unico a pensarlo.

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