di Claudia Durastanti*
Qualche tempo fa un quotidiano inglese ha chiesto ad alcune scrittrici quale fosse il libro che le aveva fatte diventare femministe. Una delle risposte più sorprendenti, in mezzo a testi classici come Il secondo sesso di Simone de Beauvoir e Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf, è stata quella di Margaret Atwood, che ha citato le fiabe dei fratelli Grimm.
Trattandosi di una visionaria come Margaret Atwood, forse la risposta non è così sorprendente.
Sottolineando come le folk tales dei fratelli Grimm siano piene di protagoniste temerarie in cui non sempre la ragazza è una principessa, però, Margaret Atwood fa qualcosa di importante: ci spinge a considerare tutti i modi diversi in cui possiamo diventare femministe. Che sia attraverso un saggio sulla diseguaglianza di genere, una serie di fiabe gotiche o persino dei fumetti, come è il caso di quest’antologia.
Se penso a quale libro ha avuto un impatto fondamentale sulla mia consapevolezza di genere, mi viene in mente una raccolta di poesie di Patti Smith, intitolata Seventh Heaven, che ho letto ancor prima di diventare adolescente. In una poesia diceva «maschio, il sesso che avrei scelto se avessi potuto», in altre dedicava versi appassionati alla pioniera dell’aviazione Amelia Earhart.
Era una contraddizione: Patti Smith diceva che se avesse potuto avrebbe scelto di essere altro, eppure tante sue canzoni manifestavano la gioia di essere una donna, spesso innamorata, in una scena punk caratterizzata dalla misoginia. Era androgina, ma allo stesso tempo era anche la persona più sexy e femminile e potente che avessi mai visto.
Patti Smith manca tra le pagine di Femmes Magnifiques, ma la sua ambiguità è sempre stata importante per me, perché con il tempo è stata proprio questa a farmi scegliere da che parte stare. E se lei manca, ci sono altre grandi musiciste che ne fanno le veci, da Kate Bush a Laurie Anderson, da Björk a Beth Ditto. Donne che hanno scelto «l’arte nella vita, e la vita dell’arte», e proprio in questo modo hanno liberato migliaia di adolescenti pronte a innescare una trasformazione e rivoluzione personale.
Shelly Bond, Brian Miller e Kristy Miller hanno curato un’antologia dedicata a cinquanta donne che hanno fatto la storia del femminismo e continuano a farla con il loro lavoro e le loro prese di posizione. È successo in un anno particolare, il 2017, in cui la presidenza di Donald Trump ha contribuito a svilire ulteriormente la percezione della donna nella società americana e in cui gli scandali sulle molestie sessuali a Hollywood hanno innescato un dibattito fondamentale su come riconfigurare i rapporti di potere tra i sessi.
Cosa può fare un’antologia a fumetti davanti a questi smottamenti politici e a questi cambiamenti epocali? Può formare le ragazze che un giorno rovesceranno definitivamente lo status quo, senza le quali tali cambiamenti non avverrebbero mai.
Ma Femmes Magnifiques non guarda solo al futuro, anzi. L’antologia recupera interi pezzi del movimento delle donne, anche quelli più nascosti, basando il suo ottimismo proprio su questi: c’è tanto da fare, ma tanto è stato fatto, per quanto spesso in silenzio.
Quante di noi guardando un film di Guillermo del Toro pensano ai disegni di Mary Blair, l’art director della Disney capace di creare un universo animato fatto da personaggi poetici e sinistri, come in Dumbo e Fantasia? E quante di noi sanno che l’utilizzo della rete wi-fi dipende dall’invenzione di una donna, il frequency hopping escogitato da Hedy Lamarr?
Femmes Magnifiques conferma la grandezza di alcune figure femminili quanto fa scoprire quella di altre. In questo senso, è una sorta di adventure book o manuale di esplorazione, perché spazia tra paesi, contesti culturali e dialetti molto diversi tra loro, e orienta alla consapevolezza di sé. Esistono tante definizioni di femminismo ma ce n’è una minima che si svela subito nella lettura di queste pagine: la libertà di una ragazza, e della donna che diventerà, di fare ciò che preferisce.
Per tornare al questionario del quotidiano inglese – «Quale libro ti ha reso una femminista?» – sarebbe bello se le lettrici che oggi si imbattono in Femmes Magnifiques la citassero un giorno, e dicessero che è stata anche questa raccolta a dare loro lo slancio per dirsi femministe, libere e fiere della propria appartenenza.
Qui dentro ci sono cinquanta storie di lotta e affermazione. Non tutte ci coinvolgeranno allo stesso modo, e non tutte comporteranno il medesimo grado di identificazione, ma questa varietà è importante, perché descrive un movimento molto più largo e complesso di quanto siamo portate a immaginare. Cos’hanno queste cinquanta donne in comune? Chi lavora per i diritti riproduttivi, chi per la liberazione delle altre donne, chi sull’espressività artistica e chi sul progresso tecnologico: si trovano tutte all’interno di uno spazio condiviso. Ci si posiziona in tanti modi, ognuna con la sua missione, ma Femmes Magnifiques dimostra che il femminismo è una mappa orientata a un futuro migliore.
Il fatto che avvenga attraverso il linguaggio del fumetto non è secondario: negli ultimi tempi si discute spesso sul rischio che il femminismo si trasformi in un fenomeno pop e basta, buono per vendere magliette e per qualche campagna pubblicitaria, come non fosse un’intuizione autenticamente popolare di suo: qualcosa che una ragazza sente affiorare da subito, mentre cresce e si allena per la vita adulta.
A volte i libri, anche a fumetti, non servono tanto a complicare il femminismo quanto a renderlo un fenomeno condiviso e profondo, che ci fa sentire parte di un’antologia quotidiana, in cui siamo circondate da altre storie: è questo senso di una solitudine che viene meno a fare di Femmes Magnifiques una lettura politica oltre che divertente, dato che la politica è anche lo sforzo di immaginare una vita diversa dalla
nostra, ma che pure ci riguarda.
Per questo motivo, Femmes Magnifiques contiene molto più di cinquanta fumetti: contiene anche i libri e le graphic novel del futuro, quelle che scriveremo dopo avere approfondito le vicende di una di queste donne che conoscevamo già o di cui non abbiamo mai sentito parlare. Contiene tutte le storie che continuano a trasformarci in femministe ogni giorno.
Leggi un’anteprima del volume.
Questo articolo è l’introduzione al volume Femmes Magnifiques, pubblicato da Mondadori Oscar Ink e qui riproposto per concessione dell’editore.
Claudia Durastanti (Brooklyn, 1984) è scrittrice e traduttrice. Con il suo primo romanzo, Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra (Marsilio, 2010), ha vinto il Premio Mondello Giovani e il Premio Castiglioncello Opera Prima. Nel 2013 pubblica A Chloe, per le ragioni sbagliate (Marsilio) e nel 2016 Cleopatra va in prigione (Minimum Fax). Collabora con Il mucchio selvaggio, Rolling Stone e Il Venerdì di Repubblica.