Adriano Carnevali, autore della commedia cult anni ’70 La Contea di Colbrino – che Fumettologica sta ripubblicando, a puntate – e creatore degli indimenticabili Ronfi, è uno dei maestri del fumetto umoristico italiano più amati dai fumettisti contemporanei. In particolare la stima e l’affetto per il suo lavoro sono emerse più volte da parte dei membri del gruppo di autori noti come Fratelli del Cielo – già Superamici – ovvero Maicol & Mirco, Tuono Pettinato, Dr. Pira e Ratigher.
Per questo motivo, a cinque mesi di distanza dall’inizio della pubblicazione del suo Colbrino sulle nostre pagine, abbiamo invitato i quattro autori a ritornare sul loro amore per Carnevali. Questa volta, però, attraverso un’intervista multipla. Una domanda a testa, quattro curiosità diverse, ma con un filo rosso comune: il tributo verso un maestro della pigrizia creativa.
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Maicol & Mirco: Quando ti è apparso in casa il primo Ronfo?
Adriano Carnevali: In casa mia, quanto ad animali, è passato e passa un po’ di tutto: cani, gatti, conigli da compagnia, cavie, tartarughe, pesci, uccelli di specie svariate (pappagallini, merli, passeri, storni, zigoli, cornacchie…), tutti rigorosamente “trovatelli” (o forse a essere trovati, da loro, siamo mia moglie ed io), e anche insetti e ragni non se la passano male, ben sapendo che alla peggio rischiano un’espulsione garbata, senza violenze. Ma finora in casa non è mai apparso nessun Ronfo: sono creature troppo presuntuose e sprezzanti nei miei confronti per darmi la soddisfazione di venire a domicilio. Tocca a me, dal 1981, andare a cercarli, per raccontare le loro avventure, ma credo che loro non siano per niente soddisfatti di come li rappresento: sto cominciando a capire solo adesso che forse ho scambiato per pigrizia e incapacità di adattamento alla realtà quella che è invece una precisa filosofia di vita.
Tuono Pettinato: Il vecchio West si presta molto a dei pigri perdigiorno. Come sarebbe un Texone dei Ronfi?
Adriano Carnevali: Credo che ai Ronfi non dispiacerebbe mettersi ad aspettare, come in Mezzogiorno di fuoco e C’era una volta il West, l’arrivo di un treno che metterà in moto la continuazione del racconto. Sperando, però, che il treno non arrivi mai.
Dr. Pira: Superficialmente si potrebbe dire che hai inventato da zero una popolazione dei boschi. Ma ci sono molti casi in cui gente che ha fatto cose simili si accorge all’improvviso di aver inconsciamente documentato un fenomeno realmente esistente. Contempli questa evenienza come possibilità? Ti è forse già capitato, o te lo auguri?
Adriano Carnevali: Non so se augurarmelo o temerlo (l’età gioca dei brutti scherzi…).
Ratigher: Maestro, da lei ho imparato la moralità del cincischiare. Lei, quando ozia, cosa fa?
Adriano Carnevali: Come maestro di esistenza cincischiante devo confessare di essere un disastro. I Ronfi (loro sì veri maestri di vita!) mi rimproverano di sfuggire l’ozio come fosse una malattia e sostengono (probabilmente a ragione) che la vera sindrome consiste nel continuo accanimento scrittorio-disegnatorio-immaginativo e nel costruire compulsivamente progetti che nella stragrande maggioranza non si sono realizzati e non si realizzeranno mai.