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Quando le matite feriscono (e sono censurate) anche al Parlamento Europeo

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di Elettra Stamboulis

Tutto è cominciato con una mostra in Grecia, voluta dall’associazione disegnatori satirici greci insieme all’Organizzazione dei cartoonist professionisti britannica. Intitolata Sweet Europe, aveva come tema l’Europa politica e finanziaria degli ultimi anni. Ospitata nello spazio espositivo della fermata della metropolitana Syntagma (ovvero “Costituzione”, la fermata del Parlamento, per intenderci) a maggio 2017, non solo aveva ottenuto un grande successo di pubblico ma si era svolta in una cornice profondamente istituzionale, essendo promossa anche direttamente dal Parlamento dello Stato Greco.

vignetta censurata
La risposta di Tassos Anastasiou alla censura preventiva.

Tuttavia, da subito si è percepito un odore di bruciato. Tanto che il Presidente della Repubblica greca, che doveva presenziare all’inaugurazione, all’ultimo momento si è fatto di fumo. Sarà che i disegnatori fanno sempre un po’ paura? Chissà.

Visto il successo di pubblico e l’attenzione mediatica, una selezione delle 150 vignette che componevano la corposa selezione dell’evento di Atene sono state però riproposte come contributo culturale – come spesso accade – per le attività espositive del Parlamento Europeo, in particolare in occasione del “compleanno” del Trattato di Roma.

vignetta censura
La risposta di Souloup alla censura

A sessant’anni dalla primo vagito dell’Europa economica, come ci vedono oggi i disegnatori satirici? Potrete immaginarlo: non è andata molto bene.

La mostra doveva essere inaugurata il 27 settembre 2017 al Parlamento Europeo, ed era stata promossa dagli eurodeputati Stelios Kouliouglou e Patrick Le Hyaric: l’idea era di ripetere l’esperimento greco, coinvolgendo questa volta i disegnatori francesi insieme alle matite elleniche. Il tema sottotraccia era sempre lo stesso, una critica all'”Europa dei poteri forti” e un richiamo all’idea di “Europa dei popoli”. La questore e membro del parlamento europeo Catherine Bearder ha però censurato, vietandone l’esposizione, 12 dei 28 disegni tra quelli selezionati di produzione greca. C’è un regolamento, in effetti, che prevede una supervisione prima dell’esposizione dei contenuti, in quanto non devono contenere elementi che presuppongano apologia del fascismo. Non c’è però un divieto di critica alle politiche dei paesi membri, perlomeno non esplicito. Anche se quanto successo in preparazione della mostra costituisce un precedente perlomeno discutibile.

vignetta censurata
La vignetta censurata di Yannis Ioannou che sottolinea l’Europa a più velocità…

A seguito della censura preventiva dei disegnatori greci, tutti i partecipanti, francesi e greci, hanno reagito alla provocazione: il 12 settembre l’eurodeputato Koulouglou, in una conferenza stampa straordinaria, ha stigmatizzato “l’inusitato atto di censura” della mostra. Così il giorno previsto per l’inaugurazione europea diversi disegnatori, tra cui Soloup, autore del graphic novel – molto amato in patria – Aivali (se non leggete il greco potete farvene un’idea dal booktrailer), si sono recati comunque al consesso europeo insieme a un nutrito gruppo di eurodeputati ellenici, indossando Tshirt realizzate appositamente con stampate le vignette censurate. Hanno insomma usato i loro corpi come strumento di difesa dal divieto di esposizione. “La mostra avrà luogo comunque”, aveva promesso l’onorevole di Syriza. Usare i corpi come espositori è stata una scelta originale.

Questa iniziativa dei cartoonist, nata per rispondere alla messa in discussione di una questione costitutiva dei “valori comuni” dell’UE come la libertà di espressione (qui il video della diretta), dovrebbe quindi interrogare tutti. Perlomeno tutti quelli che avevano dichiarato “Je suis Charlie”.

I disegnatori censurati peraltro sono tra i più noti del panorama ellenico, autori che hanno alle spalle decenni di pubblicazioni sui quotidiani nazionali e sulle riviste di massima diffusione, come Yannis Ioannou o Stathis. Il primo (classe 1944), di formazione architetto, è diventato disegnatore per la stampa influenzato da Reiser e Wolinski, pubblicando a partire dal 1974 per i maggiori quotidiani nazionali come To Vima o il periodico satirico Anti. Il secondo (più giovane di circa dieci anni) pubblica quotidianamente dal 1981, in particolare su Rizospastis e Eleftherotipia ed è di formazione economista e scenografo.

 La vignetta di Stathis censurata: “Durante la guerra l’Europa si prende sempre cura dei rifugiati che produce”
La vignetta di Stathis censurata: “Durante la guerra l’Europa si prende sempre cura dei rifugiati che produce”

La reazione dei colleghi inglesi e francesi non si è fatta attendere. Tuttavia sembra scemata l’attenzione e la sensibilità per quella colonna portante del sistema di valori, definiti appunto come “europei”, che richiamano la libertà di critica e di espressione. Come ci ha dichiarato Soloup:

«Il nostro era un tentativo consapevole di autocritica di un’idea della politica europea che ha mostrato, in particolare in Grecia, i suoi frutti: dimentica dei diritti dei popoli e molto attenta invece ai diritti delle Banche. La questore Bearder ha fatto intendere che le critiche dirette alle politiche della Merkel potevano interferire con le elezioni tedesche… Ma, a prescindere dall’influenza delle nostre vignette al Parlamento sulle urne tedesche, la mostra era comunque successiva al voto. La presenza delle svastiche in molte vignette non è certo interpretabile come apologia del nazismo, è un utilizzo sintetico di un simbolo riconoscibile per una critica sferzante e dura a politiche neoliberiste che hanno condotto al lastrico tante famiglie. Diciamo che ha un segno esattamente opposto… E forse i risultati delle elezioni tedesche hanno reso in parte profetiche le nostre immagini. Ci è sembrato quindi un atto non solo di censura, ma di pura ipocrisia.»

Anche nell’Europa di oggi, dunque, quando al disegno – satirico, fumettistico, vignettistico – si sovrappongono profondi e intensi dibattiti ideologici, il mestiere del disegnatore rischia di trovarsi svilito, se non a soccombere alle logiche di una rara forma di ‘benaltrismo’: ai giornalisti sì, ai politici certamente, ma ai disegnatori non è dato esprimersi secondo le consuete logiche della “libertà di pensiero e critica” europee.

Rimane quindi aperto il dibattito: chi è veramente Charlie e quando e chi può mettergli il bavaglio?

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