In parte diario, in parte quaderno di schizzi, in parte fumetto, ma soprattutto un’unica e personale forma di autoterapia. Il Journal della fumettista di origine francese Julie Delporte nasce a seguito della separazione di quest’ultima dal fidanzato e racconta otto mesi di vita in un periodo di accettazione della solitudine, di elaborazione della perdita, e di nuove scelte.
Al lettore non è dato sapere molto della storia della coppia, scopre pochi dettagli gradualmente, col passare delle malinconiche giornate dell’autrice. Ogni progresso della quotidiana lotta interiore raccontata tra queste pagine avviene lentamente; l’incredulo stato di stordimento emotivo che annebbia i sentimenti e gli eventi è evocato su carta dai tratti frenetici di pastello, dalle figure con contorni non sempre ben definiti, dalle correzioni lasciate intenzionalmente evidenti – sia al testo che all’intera pagina che mostra frammenti di carte attaccati con nastro adesivo a simboleggiare e rivelare insicurezze e fragilità.
Le tavole del diario sono composte da piccole illustrazioni e testo, quasi mai contenuto in vignette ma sempre scritto in corsivo, con pastelli colorati. La Delporte illustra oggetti o luoghi che vede in una giornata con l’approssimazione di uno schizzo e ne motiva la presenza con una semplice frase che racconta un evento o uno stato d’animo. Niente è rigoroso (non viene raccontata ogni giornata) e ogni entrata del giornale è estemporanea e spontanea. La Delporte esorcizza la solitudine e l’abbandono raccontandosi a un ipotetico lettore ignoto (se stessa, il diario stesso, la persona che l’ha lasciata, forse nessuno in particolare), mostrando di non avere inizialmente ben presente ella stessa cosa fare di tutte le pagine e del progetto intero. Di fatto, sin dall’inizio l’opera non dà l’idea di nascere come un progetto compiuto e già pensato, pare bensì svilupparsi e col catartico accumularsi delle emozioni che contiene.
Formalmente il libro ha una natura molto frammentata, eppure, il flusso emotivo che lega ogni pagina riesce a evocare una certa fluidità narrativa. Il filo conduttore non è quello di una evidente sequenzialità delle azioni, ma il meno tangibile cambiamento intorno e personale affrontato dalla protagonista e dal mondo che la circonda.
Il Journal della Delporte riesce quindi a distinguersi nell’ormai popolosa sezione del genere fumettistico autobiografico riuscendo con ingenua semplicità a trovare una formula unica, difficile da catalogare dal punto di vista meramente formale, che va oltre gli assunti programmatici di chi sceglie la sincerità dell’immediatezza grafica, ottenendo di fatto una spontaneità più vera nella totale indipendenza da ogni canone del medium.
Journal
di Julie Delporte
Koyama Press, 2013
184 pagine, $20.00 CND