Questa settimana, per la rubrica #tavolidadisegno, siamo entrati nello studio del fumettista genovese Ste Tirasso, il cui primo graphic novel, Ricomincia da qui, è stato recentemente pubblicato da Bao Publishing.
A che progetti stai lavorando attualmente?
In questo momento sto seguendo la promozione del mio libro Ricomincia da qui, uscito qualche mese fa per Bao Publishing, mentre macino idee per la prossima storia lunga da raccontare assieme a loro. Nel frattempo continuo il mio lavoro di illustratore per pubblicità e prodotti commerciali, da solo e assieme ad i miei compagni di Rebigo Studio. Ah, e sto lavorando a qualcosina di nuovo per Attaccapanni Press, ma shhh! È ancora top secret.
Quali sono gli strumenti che usi per disegnare?
Un sacco di carta, alla quale non riesco ancora a slegarmi per disegnare; una matita H per le bozze e diverse brush pen e pennelli per inchiostrare a china. Per il colore invece scelgo a seconda dei casi se farlo digitalmente tramite Photoshop o analogicamente, dove per lo più utilizzo ecoline ed acquerelli.
Hai qualche abitudine prima di metterti a disegnare?
Uno yogurt ed un po’ di coccole al mio gatto Chandler, poi leggo qualche pagina di un qualsiasi libro o fumetto per mettere in moto il cervello.
Quindi, avendo lo studio in casa, mi porto direttamente la tazza di tè fumante sulla scrivania ed inizio a lavorare.
Ci sono libri o fumetti che devono essere a portata di mano mentre disegni?
Vado molto a periodi: in questo momento ho sulla scrivania alcuni fumetti della Nobrow, degli artbook della Pixar ed un saggio sull’analisi delle opere di Haruki Murakami, uno dei miei scrittori totemici. In più quando ho un blocco narrativo sbircio sempre Blast di Manu Larcenet, per potermi riempire gli occhi di bellezza.
Nello studio tieni un oggetto a cui sei particolarmente affezionato?
Il disegno che mi fece Quentin Blake quando avevo diciassette anni. Essendo letteralmente cresciuto con i suoi disegni, quando venne a Genova per l’inaugurazione della mostra a lui dedicata non volli perdere l’occasione per incontrarlo. Nel corso dell’incontro con i lettori aveva detto più volte che non avrebbe fatto disegni, ma solo firme sui libri; ciononostante aspettai che tutti i presenti si fossero fatti dedicare i volumi e, una volta svanita anche l’ultima persona in coda, mi avvicinai a questo vivace ed attempato signore inglese spiegandogli di avere aspettato più di due ore solo per un suo disegno. Quentin strizzandomi l’occhio stilizzò un piccolo uccellino dei suoi, chiedendomi se disegnassi anch’io e se volessi fare quel mestiere in futuro. Una volta finito il disegno si raccomandò di non farlo sapere agli altri presenti in sala. Dopo più di otto anni penso che non ne abbia a male se racconto questo aneddoto!