Qualche settimana prima della giornata internazionale (e della manifestazione nazionale) contro la violenza sulle donne, in una tavola rotonda sul problema del sessismo nel fumetto, Zerocalcare (come già aveva fatto in alcune sue tavole dedicate a Game of Thrones) ha citato il lavoro di una giovane fumettista francese, Mirion Malle. Una firma inedita e certamente poco nota al pubblico italiano, ma non Oltralpe, dove soprattutto nell’ultimo anno si è fatta notare per un interessante lavoro online, poi raccolto anche su carta.
«Faccio fumetti, dunque, e sono parecchio femminista, spesso provo a mischiare le due cose (e mi piace molto)»: così si presenta l’autrice sul suo blog Commando Culotte. Sul blog, così come nel libro che ne riprende il titolo, la Malle usa il linguaggio del fumetto per parlare di una grande passione sua e dei suoi lettori (e di Zerocalcare, naturalmente): il cinema e le serie tv. Binge-watcher che spazia da Six Feet Under a Game of Thrones, fan sfegatata di Harry Potter che non disdegna i grandi classici degli anni Ottanta come Top Gun e Sexteen Candles, la Malle non si limita tuttavia a seguire le evoluzioni delle produzioni televisive. Con sguardo acuto, pungente e sempre divertito, la fumettista si dedica piuttosto ad analizzare trame e personaggi, e a vagliarne battute e meccanismi narrativi. Usando una buffa caricatura di sé stessa, che spesso piange di commozione o si lascia andare a conati di disgusto, si concentra sui pregiudizi e stereotipi sessisti presenti nelle serie tv più amate.
Scardinare il sessismo nei prodotti culturali è per la Malle una forma di femminismo militante. Essere femminista presuppone una presa di coscienza progressiva da cui non si torna indietro. È come quando, nel film Matrix, il protagonista opta per la pillola rossa. Una scelta di vita che condiziona tutto, dunque, e talvolta interferisce anche col piacere di andare al cinema:
Ho letto varie volte che il femminismo è un po’ come Matrix. Una volta che ci stai dentro, cominci a realizzare che il sessismo è dappertutto ed è impossibile non vederlo più. Ora che mi occupo di questa questione, ora che la sto approfondendo, mi sento obbligata a vedere tutto nella prospettiva femminista perché, semplicemente, mi rendo conto che il sessismo esiste. E non dipende dal fatto che io lo analizzo, semplicemente basta rendersene conto. Ed è vero che questo spesso guasta il piacere.
Ciò non significa che non riesco a riconoscere se un’opera è buona anche quando è piena di cliché, ma in quel caso uso l’espediente di aggiungere la frase “è comunque molto sessista”.
In linea con questa prospettiva, la Malle ha col tempo affiancato alle recensioni di serie tv e film anche fumetti che trattano altri temi caldi, dal concetto di friendzone alla cultura dello stupro, dall’omofobia al razzismo. Nel tentativo di non banalizzare la complessità delle problematiche affrontate, l’autrice (che ha aggiunto al suo curriculum un master in sociologia e studi di genere) si preoccupa di fornire in coda al post a fumetti una vera e propria bibliografia di approfondimento. Certo, talvolta Marion Malle è così precisa da suonare didascalica, e la sua ironia può cedere sotto il peso delle intenzioni pedagogiche.
La Malle conosce bene il Bechdel Test, un agile ‘strumento’ (ideato dalla fumettista Alison Bechdel) usato per valutare il sessismo nel cinema. Cita quindi il lavoro dell’attrice Geena Davis, fondatrice dell’Institute on Gender in Media. Insomma, si ricollega consapevolmente al lavoro che molti altri hanno svolto prima di lei. E ama fare rete e collaborare con autori e autrici che condividono il suo modo di vivere e disegnare. Non a caso la Malle è una delle fumettiste ad avere aderito al Collectif des créatrices de bande dessinée contre le sexisme, che nell’edizione 2016 del Festival di Angoulême ha sollevato un polverone costringendo autori e lettori a interrogarsi sullo spazio destinato alle donne nel mondo del fumetto.
La Malle è un’autrice ancora a inizio carriera, e perciò per certi versi acerba. Ma senza dubbio non manca di energia e determinazione nel combattere una lotta su due fronti. Da una parte la battaglia contro la parte peggiore della nostra società – non solo il sessismo, ma anche l’omofobia e il razzismo, perché «è fondamentale non limitarsi a ‘una lotta’ e ignorare tutte le altre, come se non fossero collegate tra loro». Dall’altra, la battaglia contro i pregiudizi di cui noi stessi diventiamo portatori sani quando assorbiamo i prodotti culturali senza alcun filtro critico.
Che piaccia o meno, la Malle ci costringe a essere meno pigri. Ci ricorda che la cultura non è mai ‘semplice’ intrattenimento: siamo (anche) quello che guardiamo in tv o sul web. E ciò che guardiamo può fare di noi qualcosa di peggio o, se non ci adagiamo sui pregiudizi, qualcosa di meglio.